L'Economia

Azioni e bond, quelli sostenibil­i resistono meglio

Nel primo trimestre i titoli delle Borse mondiali a forte connotazio­ne Esg hanno perso solo il 14%. Quelli poco impegnati il 31%

- Di Gabriele Petruccian­i

Negli ultimi anni si sono rincorsi diversi studi per corroborar­e la tesi che la sostenibil­ità fosse in grado di aggiungere valore al portafogli­o. E la crisi 2020 da coronaviru­s ne ha dato un’evidenza empirica, con le società dai rating Esg più alti che hanno mostrato maggiore capacità di resistere al crollo dei mercati rispetto alle società coi rating più bassi. A rilevarlo è un’analisi condotta da Axa Investment Managers (Axa Im) sul mercato azionario e obbligazio­nario nel primo trimestre 2020.

Il test

«La pandemia da coronaviru­s, che ha avuto origine a Wuhan in Cina alla fine del 2019, ha provocato un calo del mercato azionario rapido e profondo — spiega Yo Takatsuki, head of Esg research and active ownership di Axa Im —. Per alcuni dei principali indici azionari mondiali, come L’S&P 500 e l’ftse 100, è stato il trimestre peggiore dal 1987. Per capire come la sostenibil­ità ha risposto a questa crisi, abbiamo deciso di condurre un’analisi sulla performanc­e di società con rating Esg diversi sia nel mercato obbligazio­nario sia in quello azionario. Il risultato? Che in entrambe le asset class, le società con il più alto giudizio di sostenibil­ità, rientranti nella categoria Esg Leader, hanno riportato performanc­e più brillanti. Non solo hanno dimostrand­o una maggiore capacità di resistenza rispetto alle società con rating più basso, rientranti nella categoria Esg Laggard, ma sono anche riuscite a fare meglio rispetto al relativo indice di riferiment­o. In un’analisi distinta, poi – aggiunge – abbiamo esaminato gli effetti delle nostre politiche di scelta adottate a tutti i livelli della società, rilevando che un portafogli­o di azioni che applica criteri di esclusione è in grado di riportare performanc­e migliori rispetto al benchmark dello 0,47%».

Nel primo trimestre 2020, le azioni della categoria Esg Leader hanno superato del 16,8% quelle coi rating peggiori ovvero degli Esg Laggard. «Per mettere a confronto i titoli con la migliore e peggiore valutazion­e Esg abbiamo utilizzato come indice di base l’msci All Country World e abbiamo creato due sotto-gruppi – puntualizz­a Takatsuki –. Le azioni con i rating Esg più alti, ovvero con un punteggio di 8 o superiore in una scala da 0 a 10, sono state identifica­te come Esg Leader; quelle con i rating più bassi, cioè con un punteggio pari o inferiore a 2, sono state identifica­te come Esg Laggard. Abbiamo quindi creato due portafogli ponderati per la capitalizz­azione di mercati e i risultati finali hanno evidenziat­o una performanc­e nei primi tre mesi del 2020 del -14,5% per gli Esg Leader e del -31,3% per gli Esg Laggard». Nello stesso intervallo di tempo, invece, l’indice di riferiment­o (l’msci All Country World) ha perso il 19,6 per cento.

I settori

Per quanto riguarda i settori, le differenze più marcate in termini di rendimento sono state registrate tra i sanitari, i finanziari e i servizi di pubblica utilità. In termini di volatilità annualizza­ta, invece, non si registrano differenze marcate tra le società Esg Leader e quelle Esg Laggard.

Per quanto riguarda il mondo del reddito fisso, invece, sempre nei primi tre mesi del 2020 le obbligazio­ni delle società Esg Leader hanno superato quelle delle società Esg Laggard del 5,2 per cento. «In questo caso, l’analisi è stata condotta prendendo come indice di riferiment­o il Bloomberg Barclays Global Corporate Aggregate Bond Index – argomenta ancora Takatsuki –. Nello specifico, abbiamo creato due portafogli obbligazio­nari ponderati per le emissioni. E i risultati dell’analisi hanno evidenziat­o un rendimento degli Esg Leader del -1,8%, a fronte di un -7% per le emissioni delle società con il rating Esg più basso».

Anche in ambito obbligazio­nario le emissioni con la patente verde sono andate meglio

Il confronto

Nello stesso arco di tempo, invece, l’indice di riferiment­o ha ottenuto una performanc­e negativa del 3,2 per cento. «Su base settoriale – sottolinea Takatsuki –, abbiamo rilevato che la differenza nel rendimento complessiv­o può essere attribuita interament­e alle obbligazio­ni societarie di emittenti industrial­i; un comparto che rappresent­a oltre la metà del peso dell’indice».

Per quanto riguarda la volatilità annualizza­ta, invece, in questo caso le società Leader hanno evidenziat­o una rischiosit­à più bassa rispetto a quelle Laggard.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy