Azioni e bond, quelli sostenibili resistono meglio
Nel primo trimestre i titoli delle Borse mondiali a forte connotazione Esg hanno perso solo il 14%. Quelli poco impegnati il 31%
Negli ultimi anni si sono rincorsi diversi studi per corroborare la tesi che la sostenibilità fosse in grado di aggiungere valore al portafoglio. E la crisi 2020 da coronavirus ne ha dato un’evidenza empirica, con le società dai rating Esg più alti che hanno mostrato maggiore capacità di resistere al crollo dei mercati rispetto alle società coi rating più bassi. A rilevarlo è un’analisi condotta da Axa Investment Managers (Axa Im) sul mercato azionario e obbligazionario nel primo trimestre 2020.
Il test
«La pandemia da coronavirus, che ha avuto origine a Wuhan in Cina alla fine del 2019, ha provocato un calo del mercato azionario rapido e profondo — spiega Yo Takatsuki, head of Esg research and active ownership di Axa Im —. Per alcuni dei principali indici azionari mondiali, come L’S&P 500 e l’ftse 100, è stato il trimestre peggiore dal 1987. Per capire come la sostenibilità ha risposto a questa crisi, abbiamo deciso di condurre un’analisi sulla performance di società con rating Esg diversi sia nel mercato obbligazionario sia in quello azionario. Il risultato? Che in entrambe le asset class, le società con il più alto giudizio di sostenibilità, rientranti nella categoria Esg Leader, hanno riportato performance più brillanti. Non solo hanno dimostrando una maggiore capacità di resistenza rispetto alle società con rating più basso, rientranti nella categoria Esg Laggard, ma sono anche riuscite a fare meglio rispetto al relativo indice di riferimento. In un’analisi distinta, poi – aggiunge – abbiamo esaminato gli effetti delle nostre politiche di scelta adottate a tutti i livelli della società, rilevando che un portafoglio di azioni che applica criteri di esclusione è in grado di riportare performance migliori rispetto al benchmark dello 0,47%».
Nel primo trimestre 2020, le azioni della categoria Esg Leader hanno superato del 16,8% quelle coi rating peggiori ovvero degli Esg Laggard. «Per mettere a confronto i titoli con la migliore e peggiore valutazione Esg abbiamo utilizzato come indice di base l’msci All Country World e abbiamo creato due sotto-gruppi – puntualizza Takatsuki –. Le azioni con i rating Esg più alti, ovvero con un punteggio di 8 o superiore in una scala da 0 a 10, sono state identificate come Esg Leader; quelle con i rating più bassi, cioè con un punteggio pari o inferiore a 2, sono state identificate come Esg Laggard. Abbiamo quindi creato due portafogli ponderati per la capitalizzazione di mercati e i risultati finali hanno evidenziato una performance nei primi tre mesi del 2020 del -14,5% per gli Esg Leader e del -31,3% per gli Esg Laggard». Nello stesso intervallo di tempo, invece, l’indice di riferimento (l’msci All Country World) ha perso il 19,6 per cento.
I settori
Per quanto riguarda i settori, le differenze più marcate in termini di rendimento sono state registrate tra i sanitari, i finanziari e i servizi di pubblica utilità. In termini di volatilità annualizzata, invece, non si registrano differenze marcate tra le società Esg Leader e quelle Esg Laggard.
Per quanto riguarda il mondo del reddito fisso, invece, sempre nei primi tre mesi del 2020 le obbligazioni delle società Esg Leader hanno superato quelle delle società Esg Laggard del 5,2 per cento. «In questo caso, l’analisi è stata condotta prendendo come indice di riferimento il Bloomberg Barclays Global Corporate Aggregate Bond Index – argomenta ancora Takatsuki –. Nello specifico, abbiamo creato due portafogli obbligazionari ponderati per le emissioni. E i risultati dell’analisi hanno evidenziato un rendimento degli Esg Leader del -1,8%, a fronte di un -7% per le emissioni delle società con il rating Esg più basso».
Anche in ambito obbligazionario le emissioni con la patente verde sono andate meglio
Il confronto
Nello stesso arco di tempo, invece, l’indice di riferimento ha ottenuto una performance negativa del 3,2 per cento. «Su base settoriale – sottolinea Takatsuki –, abbiamo rilevato che la differenza nel rendimento complessivo può essere attribuita interamente alle obbligazioni societarie di emittenti industriali; un comparto che rappresenta oltre la metà del peso dell’indice».
Per quanto riguarda la volatilità annualizzata, invece, in questo caso le società Leader hanno evidenziato una rischiosità più bassa rispetto a quelle Laggard.