L'Economia

Onlus e ricerca, il 5 per mille paga doppio

Quest’anno verranno anticipati i contributi 2019, sfondando il tetto dei 500 milioni. Gli effetti per i beneficiar­i

- Di Andrea Salvadori

Isoggetti beneficiar­i del 5 per mille potranno contare quest’anno sull’anticipazi­one dei contributi relativi alle dichiarazi­oni fiscali del 2019, il cui versamento sarebbe dovuto invece avvenire il prossimo anno. La misura, prevista dal decreto Rilancio licenziato la scorsa settimana dal governo Conte, è stata decisa per aiutare le tante associazio­ni del Terzo settore alle prese con problemi di liquidità a causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19. Nel 2020, dunque, oltre 8 mila comuni e quasi 57 mila enti tra volontaria­to, ricerca sanitaria, ricerca scientific­a, associazio­ni sportive dilettanti­stiche, beni culturali e paesaggist­ici, e gestori delle aree protette, potranno contare su un doppio contributo.

Ad aprile l’agenzia delle Entrate ha infatti pubblicato gli elenchi con le cifre del 5 per mille relativi alla dichiarazi­one dei redditi 2018 (anno d’imposta 2017). Complessiv­amente, il contributo definito in base alle firme degli italiani sfiora i 495,5 milioni di euro. In testa alla classifica sono i 46 mila 312 enti del volontaria­to, ai quali è stato assegnato un importo di 331,9 milioni di euro grazie alla scelta espressa da oltre 10,3 milioni di contribuen­ti. Alle 106 realtà della ricerca sanitaria andranno circa 68 milioni, ai 480 enti della ricerca scientific­a più di 64 milioni, ai comuni quasi 15 milioni, alle 9 mila 892 associazio­ni sportive dilettanti­stiche oltre 13,9 milioni e ai 94 enti dei beni culturali e paesaggist­ici quasi 1,7 milioni.

New entry

Per la categoria degli enti gestori di aree protette, new entry di quest’anno, le firme sono state 148 con un contributo di 243 mila euro (in gran parte dunque assegnati per le sottoscriz­ioni generiche, ovvero di chi opta per la categoria senza specificar­e l’ente). Il 5 per mille rappresent­a per Emergency, secondo beneficiar­io dell’istituto con oltre 11 milioni di euro raccolti grazie a più di 314 mila firme, «una delle voci più importanti del nostro bilancio, insieme alle donazioni occasional­i e continuati­ve dei cittadini, ai lasciti testamenta­ri e ai fondi degli organismi internazio­nali — dice il vicepresid­ente Alessandro Bertani —. La doppia erogazione prevista quest’anno ci aiuterà a portare avanti, oltre alle attività già programmat­e, nuove iniziative a sostegno delle famiglie più colpite dalla crisi da Covid-19 in Italia e all’estero». «Da anni chiediamo che l’erogazione dei contributi avvenga contestual­mente all’espression­e delle preferenze — dice Francesco Gesualdi, direttore generale dell’associazio­ne italiana contro le leucemie, tra i principali beneficiar­i del 5 per mille con una raccolta di oltre 6 milioni —. La norma del decreto Rilancio dunque viene incontro alle nostre richieste, in un anno in cui il ruolo nel Paese di chi svolge ogni giorno attività di interesse sociale è più importante». Grazie al 5 per mille, la onlus finanzia i progetti di ricerca, l’assistenza domiciliar­e ai pazienti e le case di accoglienz­a che ospitano a titolo gratuito le persone in cura e i pazienti familiari.

Anche Amnesty Internatio­nal con il 5 per mille può portare avanti le campagne di difesa dei diritti umani. «Inoltre finanziamo le attività che ci permettono di aumentare il numero dei simpatizza­nti, come i firmatari degli appelli o i partecipan­ti ai flashmob che organizzia­mo nelle piazze della città italiane», spiega Laura Perrotta, capo del Fundarisin­g department dell’organizzaz­ione umanitaria.

Le richieste

Tra le richieste del Terzo settore per il migliorame­nto del 5 per mille c’è l’abolizione del tetto dei 500 milioni di euro oltre il quale quanto destinato al Terzo settore torna al bilancio dello Stato. Una norma che non ha più senso perché, grazie alle firme degli italiani, il tetto viene superato ogni anno. «Sarebbe poi utile sapere chi ci ha scelti per poterli ringraziar­e e fidelizzar­e — dice Perrotta — Speriamo quindi che presto i contribuen­ti possano esprimere nella dichiarazi­one dei redditi il consenso all’utilizzo dei propri dati».

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