Onlus e ricerca, il 5 per mille paga doppio
Quest’anno verranno anticipati i contributi 2019, sfondando il tetto dei 500 milioni. Gli effetti per i beneficiari
Isoggetti beneficiari del 5 per mille potranno contare quest’anno sull’anticipazione dei contributi relativi alle dichiarazioni fiscali del 2019, il cui versamento sarebbe dovuto invece avvenire il prossimo anno. La misura, prevista dal decreto Rilancio licenziato la scorsa settimana dal governo Conte, è stata decisa per aiutare le tante associazioni del Terzo settore alle prese con problemi di liquidità a causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19. Nel 2020, dunque, oltre 8 mila comuni e quasi 57 mila enti tra volontariato, ricerca sanitaria, ricerca scientifica, associazioni sportive dilettantistiche, beni culturali e paesaggistici, e gestori delle aree protette, potranno contare su un doppio contributo.
Ad aprile l’agenzia delle Entrate ha infatti pubblicato gli elenchi con le cifre del 5 per mille relativi alla dichiarazione dei redditi 2018 (anno d’imposta 2017). Complessivamente, il contributo definito in base alle firme degli italiani sfiora i 495,5 milioni di euro. In testa alla classifica sono i 46 mila 312 enti del volontariato, ai quali è stato assegnato un importo di 331,9 milioni di euro grazie alla scelta espressa da oltre 10,3 milioni di contribuenti. Alle 106 realtà della ricerca sanitaria andranno circa 68 milioni, ai 480 enti della ricerca scientifica più di 64 milioni, ai comuni quasi 15 milioni, alle 9 mila 892 associazioni sportive dilettantistiche oltre 13,9 milioni e ai 94 enti dei beni culturali e paesaggistici quasi 1,7 milioni.
New entry
Per la categoria degli enti gestori di aree protette, new entry di quest’anno, le firme sono state 148 con un contributo di 243 mila euro (in gran parte dunque assegnati per le sottoscrizioni generiche, ovvero di chi opta per la categoria senza specificare l’ente). Il 5 per mille rappresenta per Emergency, secondo beneficiario dell’istituto con oltre 11 milioni di euro raccolti grazie a più di 314 mila firme, «una delle voci più importanti del nostro bilancio, insieme alle donazioni occasionali e continuative dei cittadini, ai lasciti testamentari e ai fondi degli organismi internazionali — dice il vicepresidente Alessandro Bertani —. La doppia erogazione prevista quest’anno ci aiuterà a portare avanti, oltre alle attività già programmate, nuove iniziative a sostegno delle famiglie più colpite dalla crisi da Covid-19 in Italia e all’estero». «Da anni chiediamo che l’erogazione dei contributi avvenga contestualmente all’espressione delle preferenze — dice Francesco Gesualdi, direttore generale dell’associazione italiana contro le leucemie, tra i principali beneficiari del 5 per mille con una raccolta di oltre 6 milioni —. La norma del decreto Rilancio dunque viene incontro alle nostre richieste, in un anno in cui il ruolo nel Paese di chi svolge ogni giorno attività di interesse sociale è più importante». Grazie al 5 per mille, la onlus finanzia i progetti di ricerca, l’assistenza domiciliare ai pazienti e le case di accoglienza che ospitano a titolo gratuito le persone in cura e i pazienti familiari.
Anche Amnesty International con il 5 per mille può portare avanti le campagne di difesa dei diritti umani. «Inoltre finanziamo le attività che ci permettono di aumentare il numero dei simpatizzanti, come i firmatari degli appelli o i partecipanti ai flashmob che organizziamo nelle piazze della città italiane», spiega Laura Perrotta, capo del Fundarising department dell’organizzazione umanitaria.
Le richieste
Tra le richieste del Terzo settore per il miglioramento del 5 per mille c’è l’abolizione del tetto dei 500 milioni di euro oltre il quale quanto destinato al Terzo settore torna al bilancio dello Stato. Una norma che non ha più senso perché, grazie alle firme degli italiani, il tetto viene superato ogni anno. «Sarebbe poi utile sapere chi ci ha scelti per poterli ringraziare e fidelizzare — dice Perrotta — Speriamo quindi che presto i contribuenti possano esprimere nella dichiarazione dei redditi il consenso all’utilizzo dei propri dati».