Dalla Cei ai valdesi, ai buddisti: un aiuto contro la pandemia
Ifondi dell’otto per mille a sostegno degli interventi sanitari e sociali per l’emergenza Coronavirus. È questa la decisione che hanno preso diverse confessioni religiose per cercare di mitigare gli effetti della pandemia sulla popolazione italiana e su quella di altri Paesi colpiti. La Conferenza episcopale italiana ha recuperato 200 milioni di euro provenienti dall’otto per mille dalla finalità a cui erano stati in origine destinati, ovvero l’edilizia di culto, per far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociali provocate dal Covid-19. Risorse in gran parte distribuite tra le diocesi di tutta Italia, in modo da permettere a ciascuna di esse di pianificare gli interventi sul territorio. I progetti definiti dall’assemblea dei vescovi italiani, sempre attraverso il ricorso ai fondi dell’otto per mille, riguardano anche gli stati africani e altri Paesi poveri, dove le conseguenze dell’emergenza sanitaria rischiano di essere molto più pesanti. La Chiesa Cattolica riceve ogni anno dall’otto per mille più di un miliardo di euro.
La Tavola Valdese, l’organo che governa l’unione delle chiese metodiste e valdesi, ha stanziato per l’emergenza Covid-19 otto milioni di euro, circa il 20% dei soldi ricevuti dai contribuenti. Queste risorse sono state utilizzate in primo luogo per gli interventi di tipo sanitario (come l’acquisito di dotazioni e attrezzature e il potenziamento del personale medico e infermieristico), mentre dopo il superamento della fase di emergenza serviranno per la ricostruzione economica e sociale. Interventi analoghi sono stati presi pressoché da tutte le confessioni che beneficiano dell’otto per mille, dall’unione delle Comunità ebraiche italiane all’unione cristiana evangelica Battista, dagli Avventisti del settimo giorno all’unione buddhista italiana. Quest’ultima ha destinato 1,5 milioni di euro alla Protezione civile e una cifra identica a un fondo speciale emergenziale per le organizzazioni del terzo settore impegnate sul campo.
Anche l’ultimo arrivato, l’istituto buddista italiano Soka Gakkai, che dopo l’intesa sottoscritta con il governo Renzi nel 2015, ha ricevuto quest’anno i primi finanziamenti (poiché la ripartizione avviene sempre tre anni dopo l’espressione delle preferenze), ha voluto devolverli interamente ai progetti per contrastare il coronavirus.