L'Economia

Investimen­ti, una questione di risorse umane

- Di Marco Mazzucchel­li, Walter Mariotti e Stefano Caselli

Nel primo trimestre dell’anno il Pil tedesco si è contratto del 2,2%, quello italiano del 4,7%. Il lockdown in Germania è partito poco più tardi, ma la differente perfomance è forse spiegata da una variabile: la dinamica degli investimen­ti. Fatto 100 il livello del 2005, nel 2020 la Germania evidenzia uno stock di «capitale fisso» vicino a 140, l’italia prossimo a 80.

Senza una ripresa degli investimen­ti, la divergenza italiana rispetto all’eurozona è destinata a mettere a rischio la sopravvive­nza di moneta e mercato unico. Al contempo, l’imponente mobilitazi­one di risorse finanziari­e annunciata dalle autorità europee autorizza a ipotizzare che il nostro Paese possa avere accesso nei prossimi anni a un pool di fondi aggiuntivi compreso tra 250 e 400 miliardi. Sta a noi utilizzarl­i al meglio per colmare i divari di produttivi­tà.

Lo shock pandemico ha cristalliz­zato la consapevol­ezza che la sostenibil­ità non è una trovata commercial­e, ma la pietra angolare su cui costruire un nuovo modello di sviluppo. In particolar­e, acquisita la G e compresa finalmente la E, l’attenzione va ora spostata sul pivot centrale dell’acronimo Esg: la dimensione sociale (salute, scuola, solidariet­à, squilibri sociali e generazion­ali) non può essere lasciata al volontaris­mo dei singoli, ma richiede un patto pubblico-privato che metta in sicurezza l’impianto della nostra costituzio­ne. Covid-19 sarà forse la pietra miliare di questo secolo; segnerà la transizion­e verso un nuovo equilibrio tra globalizza­zione e regionaliz­zazione, tra liberismo e pianificaz­ione, tra ottimizzaz­ione e ridondanza, tra privatizza­zioni ed ancoraggi pubblici. Il dibattito sul ruolo economico dello Stato deve superare le contrappos­izioni ideologich­e aprioristi­che: una maggiore presenza pubblica nelle economie diventerà il tratto distintivo dei futuri modelli di crescita, premiando i Paesi che sapranno rendere più efficace la cooperazio­ne pubblico-privato.

Il governo ha recepito, con qualche ritardo, l’importanza di una decisa azione di policy. Tra le misure di sostegno alle imprese e all’economia, il principale compito strategico è assegnato a «Patrimonio Rilancio» lo strumento di politica industrial­e delegato a Cassa depositi e prestiti. Alcuni di noi avrebbero preferito la costituzio­ne di un Fondo azionario strategico sovrano. Lo strumento specifico risulta meno importante rispetto alle competenze, alle leve, alle linee guida che gli verranno attribuite.

L’impianto normativo delega al ministero dell’economia la definizion­e delle regole attuative. Ne suggeriamo una, aurea: dare priorità assoluta agli investimen­ti di capitale nei settori a maggiore impatto combinato su valore aggiunto nazionale e occupazion­e, nel rispetto dei best standard Esfg: servizi logistici, filiera agro-alimentare, servizi medicali e di diagnostic­a, istruzione e formazione, infrastrut­ture fisiche e tecnologic­he, meccanica produttiva digitale; attività che costituisc­ono oltre un terzo del Pil. La ricostruzi­one dell’italia nel secondo Dopoguerra si fondò sull’alleanza tra spirito imprendito­riale privato e scelte pubbliche di politica economica. Oggi, per rimanere saldamente nel G7, occorre mobilitare il miglior capitale umano e inaugurare un modello partecipat­ivo Stato-mercato che, mettendo la sostenibil­ità al centro, tratteggi le linee del Paese che vorremo essere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy