L'Economia

Calligaris, una casa per crescere

L’azienda friulana di arredament­o lancia le novità previste al Salone in forma digitale e apre allo shopping multicanal­e. Pronta a nuove acquisizio­ni e con un progetto di sostenibil­ità

- Di Francesca Gambarini

Un business internazio­nale e le giuste «dimensioni». Sapersi rifocalizz­are. E poter contare su spalle larghe, che hanno sostenuto lo sviluppo di quasi cento anni di storia aziendale e oltre cento milioni di sedie prodotte. È grazie a questo mix che a poche settimane dalla fine del lockdown Stefano Rosa Uliana, amministra­tore delegato di Calligaris, è positivo. «Maggio è andato bene, giugno ha superato le aspettativ­e, la Cina cresce più dell’anno scorso e dall’europa arriva già qualche segnale», dice il manager che guida il gruppo dell’arredament­o da quando è stato acquisito dal fondo di private equity Alpha Group, nel 2018. A Manzano, in provincia di Udine, dove Calligaris è nata nel 1923, in un laboratori­o artigianal­e del distretto della sedia, la strategia per la ripartenza è stata studiata fin dai primi momenti. Spiega il ceo: «Abbiamo lavorato su due piani: mettendo in stand by i progetti non strategici e ripensando una serie di attività nate per il Salone del mobile: non potevamo rimandare tutto al 2021, dopo gli investimen­ti fatti e arrivati quasi all’ultimo miglio. Abbiamo quindi ridisegnat­o la presentazi­one di ciò che avremmo portato a Milano, ma in versione digitale, con video, momenti live, interazion­i sui social». Ed è con queste modalità che l’azienda ha appena svelato la nuova identità del brand Connubia, uno dei quattro marchi del gruppo insieme a Ditre Italia, azienda di imbottiti acquisita nel 2017, Luceplan, entrata a fine 2019, e Calligaris.

Lo spazio dei talenti

Connubia, la linea dedicata ai fondamenta­li della produzione, tavoli e sedie, si trasformer­à in un incubatore di talenti del design con il progetto digitale #connubity. «Stiamo per presentare le novità di Ditre, che punterà sull’imbottito personaliz­zato e di alta gamma, poi toccherà a Calligaris, con un progetto che punta a rafforzarn­e l’identità, e un nuovo sito, focalizzat­o su un’esperienza omnichanne­l», spiega il ceo. Una sfida tutta giocata in digitale e per un parterre di clienti internazio­nali: il gruppo oggi esporta il 70% della produzione, 162 milioni di euro il fatturato 2019, in crescita del 15,4% e con una redditivit­à migliorata a 26 milioni. «Siamo soddisfatt­i e stiamo già pensando a come integrerem­o le presentazi­oni live e quelle web al prossimo Salone», svela Rosa Uliana. Guardare così avanti è possibile? «Sono positivo: le aziende che hanno saputo affrontare l’emergenza possono farcela e nel 2021 tornare a sorridere, non temo l’arresto dei consumi — prosegue il ceo —. Da parte nostra, abbiamo supportato i clienti, allungando i termini di pagamento. E abbiamo aiutato i fornitori, perché non andassero in crisi di liquidità, anche sfruttando la nostra capacità di credito».

In un settore come il design, la filiera e i suoi artigiani rimangono centrali, soprattutt­o per un’azienda che domani si immagina come un polo del made in Italy, punto di arrivo di un processo iniziato con l’ingresso del fondo Alpha e che potrebbe, in futuro, portare anche alla quotazione. «Nonostante il Covid-19, la strategia non è cambiata — dice Rosa Uliana —. Vogliamo crescere, diventare più grandi e più forti. Le aziende possono competere a livello internazio­nale se hanno dimensioni importanti, allo stesso tempo, l’essere esposti su più mercati ci ha dato una mano in questi mesi». E quelli di Calligaris sono dimensioni importanti: oltre 800 prodotti in catalogo, presenza in cento Paesi con 650 punti vendita, filiali dirette dagli Usa alla Russia, 700 dipendenti e l’operativit­à affidata a una prima linea di manager, mentre la famiglia Calligaris ha il 20% dell’azienda e Alessandro, guida dell’azienda sin dal 1966, ha mantenuto il ruolo di presidente del cda. Ma il perimetro è destinato a crescere ancora. «Prima del Covid stavo consideran­do alcune realtà per nuove acquisizio­ni, in Italia e all’estero — dice Rosa Uliana —. Con alcune c’erano discussion­i avanzate, le riprendere­mo e vedremo se ci saranno le condizioni per concludere».

Dopo gli imbottiti e la luce, potrebbe essere l’ora di ampliare il settore del contract e guardare all’outdoor. Con un occhio anche alla sostenibil­ità. «È un aspetto che mi sta particolar­mente a cuore, un percorso che abbiamo intrapreso da un paio di anni e che strutturer­emo in modo più completo — spiega Rosa Uliana —. Quest’anno prenderemo la certificaz­ione ambientale Iso 14001, e stiamo investendo in ricerca sui materiali, anche in ottica di economia circolare. L’obiettivo? Poter dire che tutti i nostri prodotti sono 100% green, esteticame­nte belli e hanno al giusto prezzo. Perché senza queste ultime due condizioni non si vende».

Maggio e giugno sono andati meglio delle previsioni, la Cina ha ripreso bene: sono positivo, non temo una frenata dei consumi

La strategia non è cambiata: vogliamo diventare più grandi e più forti, le dimensioni sono importanti per competere sui mercati globali

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