Calligaris, una casa per crescere
L’azienda friulana di arredamento lancia le novità previste al Salone in forma digitale e apre allo shopping multicanale. Pronta a nuove acquisizioni e con un progetto di sostenibilità
Un business internazionale e le giuste «dimensioni». Sapersi rifocalizzare. E poter contare su spalle larghe, che hanno sostenuto lo sviluppo di quasi cento anni di storia aziendale e oltre cento milioni di sedie prodotte. È grazie a questo mix che a poche settimane dalla fine del lockdown Stefano Rosa Uliana, amministratore delegato di Calligaris, è positivo. «Maggio è andato bene, giugno ha superato le aspettative, la Cina cresce più dell’anno scorso e dall’europa arriva già qualche segnale», dice il manager che guida il gruppo dell’arredamento da quando è stato acquisito dal fondo di private equity Alpha Group, nel 2018. A Manzano, in provincia di Udine, dove Calligaris è nata nel 1923, in un laboratorio artigianale del distretto della sedia, la strategia per la ripartenza è stata studiata fin dai primi momenti. Spiega il ceo: «Abbiamo lavorato su due piani: mettendo in stand by i progetti non strategici e ripensando una serie di attività nate per il Salone del mobile: non potevamo rimandare tutto al 2021, dopo gli investimenti fatti e arrivati quasi all’ultimo miglio. Abbiamo quindi ridisegnato la presentazione di ciò che avremmo portato a Milano, ma in versione digitale, con video, momenti live, interazioni sui social». Ed è con queste modalità che l’azienda ha appena svelato la nuova identità del brand Connubia, uno dei quattro marchi del gruppo insieme a Ditre Italia, azienda di imbottiti acquisita nel 2017, Luceplan, entrata a fine 2019, e Calligaris.
Lo spazio dei talenti
Connubia, la linea dedicata ai fondamentali della produzione, tavoli e sedie, si trasformerà in un incubatore di talenti del design con il progetto digitale #connubity. «Stiamo per presentare le novità di Ditre, che punterà sull’imbottito personalizzato e di alta gamma, poi toccherà a Calligaris, con un progetto che punta a rafforzarne l’identità, e un nuovo sito, focalizzato su un’esperienza omnichannel», spiega il ceo. Una sfida tutta giocata in digitale e per un parterre di clienti internazionali: il gruppo oggi esporta il 70% della produzione, 162 milioni di euro il fatturato 2019, in crescita del 15,4% e con una redditività migliorata a 26 milioni. «Siamo soddisfatti e stiamo già pensando a come integreremo le presentazioni live e quelle web al prossimo Salone», svela Rosa Uliana. Guardare così avanti è possibile? «Sono positivo: le aziende che hanno saputo affrontare l’emergenza possono farcela e nel 2021 tornare a sorridere, non temo l’arresto dei consumi — prosegue il ceo —. Da parte nostra, abbiamo supportato i clienti, allungando i termini di pagamento. E abbiamo aiutato i fornitori, perché non andassero in crisi di liquidità, anche sfruttando la nostra capacità di credito».
In un settore come il design, la filiera e i suoi artigiani rimangono centrali, soprattutto per un’azienda che domani si immagina come un polo del made in Italy, punto di arrivo di un processo iniziato con l’ingresso del fondo Alpha e che potrebbe, in futuro, portare anche alla quotazione. «Nonostante il Covid-19, la strategia non è cambiata — dice Rosa Uliana —. Vogliamo crescere, diventare più grandi e più forti. Le aziende possono competere a livello internazionale se hanno dimensioni importanti, allo stesso tempo, l’essere esposti su più mercati ci ha dato una mano in questi mesi». E quelli di Calligaris sono dimensioni importanti: oltre 800 prodotti in catalogo, presenza in cento Paesi con 650 punti vendita, filiali dirette dagli Usa alla Russia, 700 dipendenti e l’operatività affidata a una prima linea di manager, mentre la famiglia Calligaris ha il 20% dell’azienda e Alessandro, guida dell’azienda sin dal 1966, ha mantenuto il ruolo di presidente del cda. Ma il perimetro è destinato a crescere ancora. «Prima del Covid stavo considerando alcune realtà per nuove acquisizioni, in Italia e all’estero — dice Rosa Uliana —. Con alcune c’erano discussioni avanzate, le riprenderemo e vedremo se ci saranno le condizioni per concludere».
Dopo gli imbottiti e la luce, potrebbe essere l’ora di ampliare il settore del contract e guardare all’outdoor. Con un occhio anche alla sostenibilità. «È un aspetto che mi sta particolarmente a cuore, un percorso che abbiamo intrapreso da un paio di anni e che struttureremo in modo più completo — spiega Rosa Uliana —. Quest’anno prenderemo la certificazione ambientale Iso 14001, e stiamo investendo in ricerca sui materiali, anche in ottica di economia circolare. L’obiettivo? Poter dire che tutti i nostri prodotti sono 100% green, esteticamente belli e hanno al giusto prezzo. Perché senza queste ultime due condizioni non si vende».
Maggio e giugno sono andati meglio delle previsioni, la Cina ha ripreso bene: sono positivo, non temo una frenata dei consumi
La strategia non è cambiata: vogliamo diventare più grandi e più forti, le dimensioni sono importanti per competere sui mercati globali