Effetto sfiducia, su del 70% i soldi fermi in banca
Il prossimo segretario Pierpaolo Bombardieri
PLa radice dell’uscita del segretario va rintracciata, infatti, in un conflitto tra la dirigenza Cisl — non la sola Annamaria Furlan — e il leader metalmeccanico dotato sicuramente di carattere sanguigno, di capacità di bucare il video e autore di una produzione libraria e giornalistica da fare invidia al più prolifico dei professionisti del settore.
I più ferrati in storia delle organizzazioni del lavoro — penso a Giuliano Cazzola che ha scritto nel 2017 un ebook di ritratti di sindacalisti — potranno comparare Bentivogli con altri leader scomodi, come possono essere stati Claudio Sabattini e Piergiorgio Tiboni. Metalmeccanici come Bentivogli, carismatici e molto amati anche al di fuori delle organizzazioni, Sabattini e Tiboni hanno avuto percorsi con esiti opposti.
Il primo in qualche maniera ha «figliato» l’attuale numero uno della Cgil, Maurizio Landini, mentre Tiboni alla fine scelse i Cobas. Ma a differenza del riformista Bentivogli i due criticavano il sindacato «da sinistra», per quanto queste etichette possano valere.
Commenta Walter Galbusera, ex segretario confederale della Uil e ora animatore della Fondazione Kuliscioff: «Le vere differenze vanno rintracciate nella struttura del sindacato. Una volta, pure in presenza di scontri durissimi dentro la dirigenza, non si concepiva l’annientamento dell’avversario. Le vittorie degli uni avvenivano sempre con il riconoscimento del valore degli altri. Penso a come si sono affermati nelle loro organizzazioni Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti o Franco Marini. Ad rima del virus, avevamo cercato di risparmiare il più possibile. Tra il 2017 e il 2019, ognuno di noi era riuscito a mettere da parte più di 650 euro in media ogni anno, investendoli in attività finanziarie. Può sembrare poco, ma, in realtà, era molto di più del periodo precedente. La nostra ricchezza finanziaria aveva, quindi, superato i 4.300 miliardi.
Inoltre, avevamo cercato di rendere il nostro patrimonio più sicuro, anche perdendo qualcosa sul rendimento. Nel 2018 e nel 2019, avevamo tutti insieme accantonato 90 miliardi nei depositi e nel circolante, portando il saldo complessivo sopra i 1.450 miliardi. Alta era rimasta l’attenzione per i prodotti assicurativi, destinatari di più di un quarto della ricchezza, mentre avevamo un po’ perso di vista i fondi comuni, investendovi, comunque, 480 miliardi. Una composizione del portafoglio prudente, che destinava una parte consistente della ricchezza a strumenti poco rischiosi e facilmente liquidabili. La prudenza, però, portava anche gli imprenditori a investire meno di quanto i bilanci delle loro aziende suggerissero, preferendo accrescere le riserve di liquidità. Agli investimenti delle imprese mancavano quasi 20 miliardi di spesa annuale rispetto al passato, mentre il saldo complessivo dei depositi delle aziende italiane superava i 380 miliardi.
Con la diffusione del virus, la prudenza si è trasformata in sfiducia nel futuro. Una situazione ben rappresentata dagli indici di fiducia dell’istat, con quello delle imprese sceso molto al di sotto del minimo toccato durante la crisi del 2008-09. Una preoccupazione diffusa che ha portato a un ulteriore aumento delle riserve di liquidità: tra febbraio e aprile, oltre 54 miliardi di euro sono stati accantonati da famiglie e imprese nei depositi bancari, il 70% in più di quanto registrato nello stesso periodo del 2019.
Un problema di fiducia avvolge, dunque, l’economia italiana, conseguenza di quanto stiamo vivendo, ma anche di quanto vissuto in passato. Un problema che viene da lontano e, quindi, non può essere sottovalutato. La fiducia influenza i consumi, il risparmio, gli investimenti. Muove l’economia, ma può anche fermarla. Risolvere il problema sanitario è necessario, ma non sufficiente.
Per tornare a crescere in modo duraturo, l’economia ha bisogno di investimenti che aumentino la produttività. Ma gli investimenti hanno bisogno di fiducia. Una fiducia che rafforzi lo spirito imprenditoriale, ma favorisca anche la canalizzazione delle risorse disponibili verso una vera rinascita, grazie a strumenti di investimento realmente capaci di collegare il risparmio privato al sistema produttivo. Ne trarrà giovamento l’intera economia, ma anche i risparmiatori, grazie ad un nuovo equilibrio tra rischio e rendimento.
*Servizio studi Bnl, gruppo Bnp Paribas