ORA LA SCUOLA (PASSA TUTTO DI LÌ)
polazione, che impedisce la realizzazione di qualunque intervento di soluzione dei «grandi problemi» del Paese, bloccandolo in una condizione di immobilità. Negli ultimi decenni sono state presentate e condivise proposte serie e risolutive dei mali che ci affliggono: misure per propria natura complesse e difficili da spiegare e che, a volte, richiedono sacrifici nel breve per ottenere benefici di lungo.
Le priorità
Occorre una profonda revisione del sistema scolastico e del sistema universitario secondo un modello «Università 5.0». Si deve inoltre investire sul «capitale culturale», formando i cittadini perché possano comprendere la rilevanza dei temi (diagnosi) e le possibili soluzioni (terapia): l’italia è tra i Paesi Ocse con la più alta incidenza di adulti senza istruzione secondaria superiore (28% nella fascia 25-34 anni e 72% nella fascia 55-65 anni).
Il ridisegno del sistema educativo deve poggiare su una maggiore penetrazione delle tecnologie digitali.
Infine, il terzo punto-chiave riguarda la semplificazione della complessa governance del Paese e una sburocratizzazione diffusa. La Pubblica amministrazione soffre della sovrapposizione di norme e competenze che generano lentezza e incongruenze nell’adozione delle decisioni, come emerso anche durante la recente gestione dell’emergenza. Due esempi: i decreti attuativi della Riforma Madia sono stati 26 e nel sistema universitario sono in vigore oltre 70 mila leggi (rispetto alle 5.500 in Germania e 3 mila nel Regno Unito), di cui circa un centinaio risalenti a quasi un secolo fa!
Per la prima volta ci troviamo di fronte, grazie alla straordinaria reazione dell’ue e della Bce ad una vastità di risorse disponibili per progettare un futuro migliore. Cerchiamo di non sprecare questa occasione per utilizzare le risorse come volano di rinascita.
Sono tre i principi guida da seguire secondo Ambrosetti Club: 1) avere un orizzonte di medio-lungo termine (5-20 anni) per gestire i problemi strutturali; 2) definire una visione strategica, fino ad oggi assente, per l’italia; 3) scegliere delle priorità, coerenti con tale visione, per concentrare le energie su pochi programmi di azione ben definiti e ben governati.
L’italia è ammirata e richiesta nel mondo per un insieme unico di valori, tradizioni, cultura, scienza, competenze ed eccellenze produttive. A partire da questo vantaggio competitivo, «Essere il Paese di riferimento nello sviluppo delle eccellenze per far vivere meglio il mondo» può affermarsi come una visione strategica inclusiva, in linea con i valori che il mondo ci riconosce e capace di rendere sinergiche tutte le attività economiche, con benefici ampi e diffusi.
In tale quadro, le priorità d’intervento per lo sviluppo futuro dell’italia sono riconducibili a tre macro-ambiti chiave, con diversi
Semplificazione burocratica
a) Snellire i rapporti con imprese e cittadini, attraverso un censimento delle sovrapposizione delle norme vigenti (a partire da ambiente, avvio d’impresa, edilizia, fisco, giustizia, lavoro e sanità) e la loro sintesi in un Testo unico abrogativo; b) abrogare il reato d’abuso d’ufficio, ricomprendendo i comportamenti illeciti all’interno di altre fattispecie di reato; c) accelerare il processo di digitalizzazione del settore pubblico (piena diffusione di pagopa e interoperabilità delle banche dati); d) semplificare il sistema fiscale; e) sbloccare gli investimenti nelle infrastrutture strategiche (riduzione dei tempi di attraversamento tra fasi operative; meccanismi disincentivanti il ricorso al Tar; abolizione del criterio del massimo ribasso).
Sfruttare il nostro fattore competitivo: ci ammirano per un insieme unico di valori, tradizioni, eccellenze
Politica industriale
a) Identificare i settori strategici per l’italia (ad esempio: sanità e pharma per il benessere della collettività, agroalimentare e turismo per la qualità della vita; Istruzione per superare l’analfabetismo funzionale); b) identificare meccanismi di stimolo ai processi di fusione/aggregazione tra imprese e al rafforzamento patrimoniale di Pmi e micro-imprese per una maggiore massa critica, competitività e ricchezza generata, soprattutto nei settori più frammentati; c) incentivare gli investimenti in R&S; d) favorire scelte di reshoring delle attività ritenute strategiche (sgravi fiscali e procedure preferenziali per le autorizzazioni amministrative); e) incentivare investimenti orientati alla sostenibilità e all’economia circolare (lancio di un grande Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile dei centri metropolitani; ridisegno del sistema del Tpl; accelerazione degli interventi di efficienza energetica per stabilimenti produttivi, uffici ed edilizia privata).
In questa fase di rinascita, l’italia può avere l’occasione di farsi parte proattiva nella costruzione dello sviluppo futuro dell’europa proponendo grandi progetti comuni per il rilancio del sogno europeo, a beneficio di tutti gli stati membri. Nei prossimi mesi ci giocheremo le chance del Paese che vorremmo avere fra vent’anni: speriamo che le scelte sui fondamentali non siano prese sulla base della forza delle lobby di turno o di interventi a pioggia ecumenici e — per usare un gergo ripreso dalla Prima Repubblica — «democristiani», ma si basino su un genuino desiderio di risolvere i problemi strutturali dell’italia.
Ascoltate le parti sociali riunite agli Stati Generali dell’economia, prendiamo il coraggio di scegliere le vere priorità per il Paese su cui agire subito e con una forte attenzione all’esecuzione operativa dei progetti che verranno lanciati. * Managing Partner & Ceo, The European House — Ambrosetti