GLI SGRAVI FISCALI? PER SOSTENERE I CONSUMI
Miani (commercialisti): è questa la priorità. E per la riforma fiscale si parta dall’irpef. Il suo peso sulla classe media è insostenibile»
Mentre l’ipotesi di un taglio dell’iva sembra sfumare, resta ancora forte sul tavolo del governo il progetto di una riforma fiscale. Tutti temi su cui più volte si sono pronunciati i commercialisti avanzando proposte e suggerimenti oggi più che mai di attualità. «Partiamo col tema del possibile taglio dell’iva — inizia Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti —. Una riduzione di un paio di punti percentuali costerebbe alle casse dello Stato circa 10 o 12 miliardi senza che i consumatori abbiano davvero una percezione sensibile al punto da dare una spinta ai consumi. Quelle stesse cifre potrebbero essere impiegate per dare sostegno a settori specifici particolarmente in crisi. Automotive e turismo, per esempio, avrebbero bisogno di un rilancio dei consumi che potrebbe essere sostenuto con un detrazione dell’iva per chi acquista. In questo modo l’investimento di qualche miliardo sarebbe mirato a settori in difficoltà e utilizzato per rilanciare i consumi».
Va fatta però una distinzione netta tra le misure fiscali di carattere emergenziale e quelle che sono destinate a durare nel tempo diventando strutturali. «Tra queste ultime rientrano quelle che faranno parte della riforma fiscale annunciata dal governo — afferma il presidente dei commercialisti italiani —. Una riforma che richiederà un tavolo di confronto al quale speriamo davvero di poterci sedere con un certo anticipo e non, come successo in passato, dopo che eventuali errori sono già stati commessi».
L’agenda
I commercialisti hanno gia un’agenda delle priorità in campo fiscale da presentare all’esecutivo. «La prima priorità — spiega Miani — è la riforma dell’irpef. Basta analizzare i dati del gettito per capire quanto sia urgente una riforma. Su 40 milioni e 872 mila contribuenti sono circa 12 e mezzo (pari al 30,78% dei contribuenti totali) quelli che subiscono un prelievo Irpef pari a zero. Dei circa 28 milioni di contribuenti che subiscono un prelievo Irpef, 18 milioni lo fanno in misura inferiore al 15% sul reddito complessivo, sulla base dell’attuale sistema di aliquote e relativi scaglioni, deduzioni dall’imponibile, detrazioni di imposta. Solo circa 10 milioni di contribuenti sono coloro che subiscono il “peso” di un Irpef superiore al 15%». Una fascia di popolazione che sembra coincidere con la classe media. «Perfettamente — annuisce Miani —. Agire sull’irpef è una priorità autentica e indiscutibile se ci si mette nell’ottica di quei circa 10 milioni di contribuenti che subiscono un prelievo superiore a detta soglia e in particolar modo se ci si mette nell’ottica di quella stragrande maggioranza di essi che dichiara un reddito complessivo compreso nell’intervallo tra 28 mila e 55 mila euro.proprio quella classe media nei confronti della quale l’aliquota del 38% diventa quasi espropriativa».
E poi resta il tema delle semplificazione. «Lo ripetiamo da anni. Il sistema fiscale è di una complessità non più gestibile. E lo dice una categoria come la nostra che dovrebbe speculare sulla complessità. Invece chiediamo regole più semplici e automatismi che ormai grazie al digitale e alla fatturazione elettronica sono facilmente applicabili».