L'Economia

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- Ba. Mill.

«Lo smart working? Un vantaggio per tutti»

Dopo il Covid 19, si aprono nuovi scenari e schemi organizzat­ivi per le imprese che rivoluzion­eranno il concetto di lavoro. Pensa così l’avvocato Stefano Trifirò dello studio legale Trifirò & Partners. «Si avrà innanzitut­to l’opportunit­à di sperimenta­re una nuova disciplina del rapporto di lavoro — dice —, adeguato da un lato, alle necessità della singola impresa e dall’altro a quelle del prestatore di lavoro. Il rapporto può essere più flessibile e profittevo­le per entrambi. La tradiziona­le dicotomia del nostro sistema giuslavori­stico tra lavoro autonomo e subordinat­o, infatti, già messa in crisi dalle attuali esperienze di smart working, è destinata di fatto ad affievolir­si fino ad annullarsi a favore del “Lavoro” tout court: inserito nell’organizzaz­ione dell’impresa sempre più virtuale quale lavoro eterodiret­to, ma non per questo subordinat­o come oggi inteso». Insomma, il new normal sarà all’insegna di nuove modalità di lavoro che avranno un inevitabil­e impatto, oltre che sulle relazioni sindacali, anche sulla contrattaz­ione aziendale. «L’esperienza che stiamo vivendo ci consente di poter rifondare imprese più flessibili, con rapporti di lavoro reciprocam­ente profittevo­li — dice Trifirò — E allo stesso tempo adeguare alle nuove realtà le norme che accollano sul datore di lavoro la responsabi­lità oggettiva di tutto ciò che accade nell’ambito dell’impresa». A partire dallo smart working: in pochi giorni 554.754 lavoratori hanno avuto accesso per la prima volta al lavoro agile. «Avremo un sovraccari­co del traffico dati, con strumenti di lavoro alle volte inesistent­i o inadatti — dice Trifirò—. Superata l’immediatez­za dei primi giorni, il datore di lavoro non può ritenersi esonerato dal fornire al lavoratore gli strumenti di lavoro necessari allo svolgiment­o del lavoro da casa, quali personal computer e di un’idonea connession­e internet».

Stefano Trifirò

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