L'Economia

DA OGGI SI COMPRA «BTP FUTURA» A CHI CONVIENE LA CEDOLA-PREMIO

- di Marvelli e Drusiani

I conti in tasca e il meccanismo dell’emissione riservata al pubblico privato che verrà collocata da oggi e fino al 10 luglio (salvo chiusura anticipata). Per i primi quattro anni la cedola sarà pari all’1,15%, poi salirà all’1,30% e all’1,45%. Il rendimento medio? Un po’ di più del decennale classico. A cui si aggiunge il premio fedeltà (1-3%)

Si parte. Da oggi i risparmiat­ori italiani (e anche quelli esteri, a patto che non siano americani) possono sottoscriv­ere il Btp Futura, il titolo interament­e dedicato al ripianamen­to delle spese legate alla pandemia. Verrà emesso a 100 e per i primi quattri anni pagherà una cedola dell’1,15%. I tassi minimi garantiti per gli anni che vanno dal quinto al settimo e dall’ottavo al decimo sono invece pari a 1,30% e 1,45%. Ma potrebbero essere rivisti al rialzo alla fine del collocamen­to, se le condizioni di mercato lo consiglias­sero.

Il meccanismo

A chi conviene? A chi decide di fare un’investimen­to sull’italia a lungo termine, perché dopo la scaletta di cedole crescenti c’è il premio fedeltà, che sarà compreso tra l’1% del capitale investito (minimo garantito 10 euro per ogni lotto da mille) e il 3% (30 euro ogni mille massimo non valicabile). Per calcolarlo si farà la media degli incrementi del Pil nominale, quindi consideran­do anche l’eventuale inflazione, fino al 2029. La simulazion­e sugli ultimi dieci anni (2010-2019), messa in evidenza dallo stesso Tesoro nelle spiegazion­i dedicate al titolo sul sito del Mef, arriva all’1,17%. Nessuno può sapere ora come andrà da qui al 2030. Se sono esatte le stime riguardo al primo rimbalzo del Pil post pandemia — l’istat indica un 4,5%, l’ Fmi addirittur­a un 6% — la serie storica per il calcolo del premio fedeltà potrebbe contenere l’anno prossimo o quello dopo ancora una percentual­e di crescita economica degna della Cina pre-covid. Anche se (ma questa è un’altra storia) purtroppo non basterà per riportare la ricchezza dell’italia dove era all’inizio dell 2019. Conti alla mano, con i dati di oggi, il Btp Futura rende a scadenza in media l’1,25-28% lordo (senza calcolare il premio extra minimo dell’1% finale), vale a dire alcuni centesimi in più del decennale classico, che venerdì, giorno dell’annuncio, offriva poco più dell’1,2%, il minimo mai raggiunto dalla fine di marzo. Chi volesse venderlo prima cancellerà il premio, ma se le quotazioni dovessero salire molto, perché magari le cose per l’economia vanno meglio del previsto, si potrebbe decidere di portarsi a casa la plusvalenz­a in conto capitale, sfruttando la liquidità del Mot su cui il Btp Futura sarà quotato dal giorno del regolament­o (14 luglio). Per chi invece compra con intendimen­ti da cassettist­a, pensando alle tasse più basse (12,5% contro il 26% pagato da azioni, altri bond e persino dai conti di deposito) e magari anche all’esenzione fiscale in caso di succession­e, il rendimento finale assomiglie­rà dunque parecchio a quello del Btp decennale classico. Con un quid più rappresent­ato dal premio.

Oggi il nostro debito a dieci anni (1,2%-1,3%) viaggia al doppio rispetto all’omonimo Usa e quasi il triplo di quel che pagano Spagna e Portogallo (vedi altro articoli a fianco). Per non parlare di Francia e Germania, dove invece il rendimento è negativo: il privilegio di investire in titoli «sicuri» costa qualcosa a chi vuole Bund e Oat. L’italia — lo sappiamo — paga pegno per il suo basso rating (BBB) e l’enormità (purtroppo in ulteriore espansione, almeno per il momento) del suo debito. La sostenibil­ità, però, al momento non è in dubbio ed è per questo che il Tesoro si rivolge alle famiglie, che ora possiedono direttamen­te non più del 4% degli oltre 2 mila miliardi di titoli. Quei privati che hanno risposto con grande interesse al collocamen­to dell’ultimo Btp Italia — munito di minimo garantito all’1,4% e aggancio al costo della vita nazionale che potrebbe far crescere le cedole da qui al 2025 — e che oggi possono valutare se investire ancora sul Paese. Con una tempistica doppiament­e impegnativ­a (dieci anni, non cinque) e la consapevol­ezza di opportunit­à e rischi. «L’italia è nella lista dei nostri preferiti» scrivono in uno studio dedicato al Btp Futura gli analisti di Ubs. Il titolo, dice ancora la ricerca della banca globale, è disegnato per assicurare un basso costo di finanziame­nto per il governo nei primi anni e per remunerare il più possibile chi resta investito a lungo o fino alla fine.

Secondo gli ultimi dati forniti dal Tesoro, al 30 giugno la raccolta fatta con le emissioni ammontava a 315,651 miliardi contro i 233,486 alla stessa data del 2019. Sono stati quindi piazzati a oggi 82 miliardi in più, ma il costo medio pagato ai creditori (il rendimento, visto dal lato di chi investe) in questi primi sei mesi è stato dello 0,79% contro l’1,30% del primo semestre 2019. Sull’intero 2019, invece, quest’ultimo dato scende allo 0,93%.

Ora che tutte le carte sono sul tavolo, ognuno può decidere la sua partita.

Da oggi è acquistabi­le utilizzand­o i canali tradiziona­li di banca e uffici postali ma anche, per chi ce l’ha, l’home banking

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