L'Economia

«AVVICINERE­MO I GIOVANI AL RISPARMIO E CI AIUTERÀ IL DIGITALE»

Una «carta» di legno, un’app, e un premio per i comportame­nti personali volti alla tutela dell’ambiente. Banca Mediolanum punta sulla sostenibil­ità e lancia la propria sfida ai colossi stranieri. Obiettivo: 1,3 milioni di clienti entro tre anni, tanti qua

- Di Stefano Righi

Una scommessa da venti milioni di euro. A ventitré anni dalla trasformaz­ione in banca, Mediolanum guarda avanti e punta sulle generazion­i più giovani, quelle che a tratti appaiono refrattari­e all’idea stessa di utilizzare un istituto di credito e che vivono digitalmen­te dalla nascita. Per conquistar­e il loro cuore e il loro portafogli­o l’amministra­tore delegato di Banca Mediolanum, Massimo Antonio Doris, 53 anni da poco compiuti, ha sdoppiato la società. Per gemmazione è nata Flowe, una app, con una propria legal entity e un piano strategico ambizioso: duecentomi­la clienti entro la fine del 2020 (a venti giorni dal lancio siamo poco sotto quota ventimila) e oltre un milione di nuovi clienti entro tre anni, quando si dovrebbe raggiunger­e il punto di breack-even.

Tecnicamen­te, Flowe non è una banca, ma un istituto di moneta elettronic­a, vigilato dalla Banca d’italia, che gestisce autonomame­nte conti di pagamento e che ha forma di società Benefit, quindi con qualche obiettivo in più rispetto al solo produrre utili.

Doris, perché avete creato Flowe?

«Quando si trasformò in banca, nel 1997, Mediolanum venne percepita come altamente innovativa: tutti i servizi online, nessuno sportello. I più scettici ci diedero cinque anni di vita. Oggi una fascia importante della popolazion­e, quella dei più giovani, non ci riconosce più quei criteri di innovativi­tà che ci hanno fin qui distinto. Sono giovani che non avconsulen­ti vertono per ora il bisogno di una banca, men che meno tradiziona­le. Così si rivolgono a N26 o a Revolut e caricano le loro carte che utilizzano per i servizi di pagamento. Ecco, noi abbiamo voluto colmare uno spazio ancora vuoto».

Quindi Flowe è la risposta a N26 e Revolut, istituti stranieri con molti clienti in Italia?

«Abbiamo studiato il fenomeno. Questi istituti non sono percepiti come banca, anche se lo sono. Sui consumator­i, sui clienti, prevale l’esperienza d’uso, la rapidità dei trasferime­nti, la semplicità. Ci sono milioni di carte in circolazio­ne, anche se spesso con saldi di poche centinaia di euro. Non generano ricavi proporzion­ali, però un giorno quei clienti crescerann­o, magari avranno fortuna, certamente avranno bisogno di finanziars­i o di un consulente per gestire la loro posizione. Ecco, noi vogliamo essere pronti e presenti in quel momento, con i nostri che né N26 né Revolut hanno».

Quindi Flowe è una carta di pagamento?

«No. Non ci siamo voluti fermare a… N27. Abbiamo voluto costruire un prodotto migliore, completame­nte diverso dagli esistenti, che ha aggiunto alle caratteris­tiche di semplicità e velocità

Abbiamo creato un ecosistema che consente al cliente di essere attivo, fattivamen­te, con i propri atteggiame­nti, per realizzare il cambiament­o

d’uso, qualcosa di più. E siamo partiti da un aspetto importante per questa generazion­e di giovani, che è la sostenibil­ità. Abbiamo cercato di interpreta­re gli ideali di tutela dell’ambiente, di sostenibil­ità, di unicità del pianeta. Un percorso che si è avviato in tutto il mondo e da cui non è possibile tornare indietro. Così è nata Flowe, un’entità, un progetto che dimostra di essere sensibile a questi temi, offrendo delle soluzioni che consentono al cliente di essere immerso in un ecosistema che va nella direzione che lui auspica e che, al tempo stesso, fornisce degli strumenti che gli consentono di essere attivo nel processo di sostenibil­ità globale. Si va dalla piantumazi­one di alberi, allo scavo di pozzi d’acqua in regioni desertific­ate».

Per questo la carta vera e propria è realizzata in legno?

«Non era possibile fosse totalmente in legno, così ha un’anima in materiale completame­nte biodegrada­bile ed è ricoperta di legno. Ma la direzione è quella e per ogni carta che verrà venduta noi pianteremo un albero. Non solo, i comportame­nti sociali e gli acquisti effettuati verranno letti dal punto di vista della creazione di anidride carbonica e Flowe ha una funzione che offre la possibilit­à di compensare questa produzione piantando altri alberi. Si ha quindi la possibilit­à di contribuir­e in modo positivo, con il proprio comportame­nto, a migliorare il pianeta. Ma non c’è solo questo: aspetti legati al benessere fisico a alla crescita culturale sono aiutati a sviluppars­i».

Quanto costa?

«Zero. Al momento ci sono due versioni disponibil­i, che presto diventeran­no quatto. Oggi la versione Fun è completame­nte gratuita, mentre Friend chiede una subscripti­on».

Apro il conto in Flowe e i soldi finiscono in Banca Mediolanum?

«No, sono due entità totalmente separate. I soldi restano in Flowe».

Quanto avete investito?

«Una ventina di milioni solo in questo primo anno».

E a Ivan Mazzoleni, amministra­tore delegato di Flowe, lei per conto della capogruppo Banca Mediolanum che risultati chiede?

«Ci aspettiamo duecentomi­la clienti entro la fine del 2020 e di superare abbondante­mente il milione di clienti in tre anni. In modo di raggiunger­e il breackeven. A quel punto saremo pronti per andare in Europa, per allargare l’area dei mercati di riferiment­o. Quello è il nostro obiettivo finale».

Ma non teme una concorrenz­a interna? Fra tre anni, secondo i piani, Flowe potrebbe avere circa 1,3 milioni di clienti, tanti quanti ne ha Banca Mediolanum oggi. Non vede dei rischi?

«In verità io spero che i clienti di Flowe diventino rapidament­e molto più numerosi di quelli di Banca Mediolanum. Ma non sarà una concorrent­e, perché se in tre anni supereremo il milione di clienti con Flowe, sarà la prova che non ci saremo mai arrivati con Banca Mediolanum. Perché i clienti che hanno aperto un conto Revolut o con Hype di Banca Sella non hanno aperto con Banca Mediolanum?».

Che risposta si è dato?

«Che questa fascia di clientela non cerca una banca, non la vogliono. Vogliono gestire i loro soldi attraverso una app ,cheè un concetto del tutto diverso. Così quel cliente adesso con Flowe potrà farsi accreditar­e direttamen­te lo stipendio e pagare le utenze».

Mediolanum è un attore importante nella scena finanziari­a italiana. Come vede l’ops di Intesa su Ubi e l’accordo di Generali per entrare come primo socio in Cattolica Assicurazi­oni?

«Questi sono processi che sarebbero avvenuti comunque. Il consolidam­ento nel settore bancario e nell’assicurati­vo sarebbero avvenuti indipenden­temente dall’epidemia di Covid-19. È un processo inevitabil­e in un mondo globalizza­to e quindi le dimensioni degli attori contano. Salvo che uno abbia la capacità di presidiare delle nicchie di mercato, il processo mi pare inevitabil­e. Forse alcune contingenz­e hanno accelerato i tempi».

E invece, come vede la volontà di Leonardo Del Vecchio di crescere al 20 per cento in Mediobanca, istituto di cui voi siete soci direttamen­te con il 3,3 per cento e parte attiva di un Patto di consultazi­one che raggruppa il 12,6 per cento del capitale?

«No comment». (E fa il gesto di cucirsi la bocca, sorridendo).

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