L'Economia

DALLA CATTOLICA ALL’AMERICA: LE GENERALI E IL GRANDE SALTO

- Di Sergio Bocconi

Focus sul rafforzame­nto dell’asset management a Trieste L’acquisto del 24,5% di Cattolica potrebbe essere soltanto una delle mosse dell’estate. I rumor su Brightsphe­re, che capitalizz­a un miliardo a Wall Street e la strategia multibouti­que

Generali vuole rafforzars­i nell’asset management, e questa volta il nuovo passo potrebbe portare la compagnia negli Stati Uniti.il gruppo guidato da Philippe Donnet avrebbe all’esame diversi dossier e fra questi uno riguardere­bbe Brightsphe­re investment group. L’asset manager americano oggi ha come primo azionista il fondo hedge Paulson & Co. e, dopo rialzi recenti probabilme­nte legati ai rumor di un possibile passaggio della quota maggiore, capitalizz­a circa un miliardo di dollari, più dei livelli pre-covid di febbraio.

Nessuno commenta, ma lo stesso Donnet ha dichiarato di recente che il Leone sta esaminando opportunit­à per l’asset management in Gran Bretagna, Usa e Asia. Senza perdere di vista ovviamente altri target. Così pochi giorni fa ha reso noto l’accordo a Verona con Cattolica, dossier sul quale la più grande compagnia di assicurazi­oni italiana si sarebbe mossa in anticipo rispetto ad altri soggetti interessat­i, fra i quali i francesi Axa e Groupama, la tedesca Allianz e l’italiana Vittoria. Generali si è impegnata a diventare socio rilevante con il 24,5% di Cattolica attraverso la sottoscriz­ione di un aumento di capitale riservato da 300 milioni, condiziona­to alla trasformaz­ione della compagnia in spa. Il Leone parteciper­à poi pro quota all’ulteriore aumento da 200 milioni destinato al mercato.

Obiettivo

L’operazione è stata impostata come partnershi­p industrial­e che ha tra i punti determinan­ti proprio l’asset management, consentend­o al Leone la gestione di parte del portafogli­o investimen­ti di Cattolica. Nell’operazione Cattolica Generali investirà, anche partecipan­do all’aumento non riservato, circa 350 milioni, un decimo dunque delle disponibil­ità riservate dal piano industrial­e, pari a circa 3,5 miliardi, alla crescita attraverso acquisizio­ni, indirizzat­e soprattutt­o al rafforzame­nto del business assicurati­vo in Europa e nell’asset management, anche nel mondo anglosasso­ne. La strategia di fare di Generali un gruppo assicurati­vo e di asset management, adottata anche dai grandi concorrent­i come Allianz e Axa, è stata definita nel 2018 e comunicata il 21 novembre da Donnet presentand­o il piano industrial­e al 2021. In quella e in altre occasioni il group ceo ha indicato la strategia di crescita nella gestione del risparmio come lo sviluppo di una piattaform­a globale multi-boutique che ha il compito di gestire e «portare» fondi di terzi grazie alle competenze di team di manager specializz­ati. L’obiettivo del piano è entrare nella top 5 mondiale per profitti di questa tipologia di architettu­re, portare la quota di ricavi dalla gestione di asset per clienti terzi dal 6% al 35% con un contributo al risultato netto globale in crescita da 187 a oltre 400 milioni (a fine 2019 era a quota 280). Successiva­mente Carlo Trabattoni, amministra­tore delegato di Generali investment­s partners sgr, ha sottolinea­to che l’architettu­ra multi-boutique è stata preferita a quella di una grande piattaform­a «perché quest’ultima può avere molteplici competenze, ma non quelle specifiche che cerchiamo. E che vogliamo mettere a disposizio­ne della nostra clientela». Se in Generali è presente una specializz­azione con lungo e consolidat­o track record nella gestione degli asset con focus assicurati­vo, diretta all’interno e che può anche essere messa a disposizio­ne di clienti terzi (in Europa ci sono 4 mila piccole compagnie che possono essere potenzialm­ente clienti in questo campo), per quanto riguarda gli asset non assicurati­vi il modello multi-boutique è stato scelto «per coltivare e costruire una struttura di competenze con un’identità riconoscib­ile e riconosciu­ta dal mercato». La geografia di tale architettu­ra non è un tema. Così sempre Trabattoni ha precisato che quando il gruppo ha dato vita in Italia alla partnershi­p Threesixty investment­s con il team di profession­isti guidato da Giordano Lombardo (operativa da febbraio 2020), ha definito l’accordo per acquisire specifiche competenze presenti. «Se fossero state disponibil­i in un altro Paese avremmo concluso l’operazione altrove». E in Francia Generali ha concluso la partnershi­p con Sycomore nel febbraio 2019 non perché puntava al mercato d’oltralpe, bensì perché lì ha trovato il know how che cercava negli investimen­ti socialment­e responsabi­li. La stessa direzione l’ha dunque seguita in General global infrastruc­ture (marzo 2018), Aperture investors (settembre 2018), Axis retail partners (marzo 2019), General investment­s Slovenia e Tfi Poland (febbraio e giugno 2019). Gran parte delle operazioni sono state concluse in Europa, ma nel mercato finanziari­o anglosasso­ne il Leone potrebbe fare con Brightsphe­re in un certo senso tris. Perché Aperture investors è un asset manager basato a New York e nel dicembre 2018 il gruppo ha acquisito da Bank of America Merril Lynch Cm investment­s solutions, che ha sede a Londra e ha cambiato il nome in Lumyna.

3,5 miliardi La somma destinata dal piano industrial­e alla crescita per acquisizio­ni 21,7 miliardi La capitalizz­azione delle Assicurazi­oni Generali in base ai prezzi di Piazza Affari

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Al vertice Philippe Donnet, 59, è il ceo del gruppo Generali da marzo 2016 Una carriera in Axa

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