Tasse, piccoli passi e grandi promesse
Dalla fine di questo mese milioni di lavoratori vedranno la busta paga aumentare, in alcuni casi di 100 euro, per effetto del potenziamento del bonus Renzi. Certamente una buona notizia. Un altro passetto verso la riduzione del cuneo fiscale, troppo alto in Italia. Eppure, a ben vedere, il fatto che lo sconto sia scattato dopo la devastante crisi da coronavirus, manifesta un paradosso e dimostra quanto sia urgente procedere con una riforma complessiva del fisco, di cui si parla da troppi anni e che nessun governo ha trovato il coraggio di varare. Paradosso perché il bonus fino a 100 euro, necessario, come dicevamo, finisce per premiare i lavoratori dipendenti (fino a 40 mila euro di reddito), cioè la parte più garantita (almeno per ora) sia sulla retribuzione (anche se molti sono finiti in cassa integrazione) sia su mantenimento del posto (almeno finché dura il blocco dei licenziamenti) rispetto ai lavoratori autonomi; che è vero hanno beneficiato della flat tax del 15% sulle partite Iva fino a 65mila euro di ricavi, ma ora sono in forte difficoltà rispetto alle mille incombenze fiscali e contributive, per ora solo rinviate.
Questo per dire che anche le misure prese con la manovra di fine 2019 si confermano essere sporadiche risposte alla richiesta generalizzata di un taglio delle tasse, ma mancano di affrontare la questione centrale, che è quella di una riforma generale dell’irpef, l’imposta principale sul reddito, che rischia di trasformarsi in uno strumento di accelerazione delle diseguaglianze anziché di distribuzione equa del prelievo.
Oggi l’irpef tartassa il ceto medio- alto (l’1% dei contribuenti più ricchi versa il 20% dell’imposta) mentre dovrebbe trasformarsi in un motore di sviluppo a favore delle nuove generazioni: meno tasse per i giovani e forte sconto fiscale per le aziende che assumono gli under 35. Misure che darebbero un forte impulso ai consumi, decisivi per la ripartenza. Così come, dal lato delle imprese, andrebbero incentivati maggiormente gli investimenti a scapito della rendita. Da molti anni tutti i governi sanno che cosa bisognerebbe fare. Anche sulla digitalizzazione ci vuole più coraggio. Lo sconto del 20% per chi paga l’imu con la domiciliazione bancaria è un ottima idea, da estendere ad altri tributi. Ma ora si tratta di fare le scelte di fondo sull’irpef. Prima che si concretizzi il rischio della rivolta fiscale.