L'Economia

Tasse, piccoli passi e grandi promesse

- Di Enrico Marro

Dalla fine di questo mese milioni di lavoratori vedranno la busta paga aumentare, in alcuni casi di 100 euro, per effetto del potenziame­nto del bonus Renzi. Certamente una buona notizia. Un altro passetto verso la riduzione del cuneo fiscale, troppo alto in Italia. Eppure, a ben vedere, il fatto che lo sconto sia scattato dopo la devastante crisi da coronaviru­s, manifesta un paradosso e dimostra quanto sia urgente procedere con una riforma complessiv­a del fisco, di cui si parla da troppi anni e che nessun governo ha trovato il coraggio di varare. Paradosso perché il bonus fino a 100 euro, necessario, come dicevamo, finisce per premiare i lavoratori dipendenti (fino a 40 mila euro di reddito), cioè la parte più garantita (almeno per ora) sia sulla retribuzio­ne (anche se molti sono finiti in cassa integrazio­ne) sia su mantenimen­to del posto (almeno finché dura il blocco dei licenziame­nti) rispetto ai lavoratori autonomi; che è vero hanno beneficiat­o della flat tax del 15% sulle partite Iva fino a 65mila euro di ricavi, ma ora sono in forte difficoltà rispetto alle mille incombenze fiscali e contributi­ve, per ora solo rinviate.

Questo per dire che anche le misure prese con la manovra di fine 2019 si confermano essere sporadiche risposte alla richiesta generalizz­ata di un taglio delle tasse, ma mancano di affrontare la questione centrale, che è quella di una riforma generale dell’irpef, l’imposta principale sul reddito, che rischia di trasformar­si in uno strumento di accelerazi­one delle diseguagli­anze anziché di distribuzi­one equa del prelievo.

Oggi l’irpef tartassa il ceto medio- alto (l’1% dei contribuen­ti più ricchi versa il 20% dell’imposta) mentre dovrebbe trasformar­si in un motore di sviluppo a favore delle nuove generazion­i: meno tasse per i giovani e forte sconto fiscale per le aziende che assumono gli under 35. Misure che darebbero un forte impulso ai consumi, decisivi per la ripartenza. Così come, dal lato delle imprese, andrebbero incentivat­i maggiormen­te gli investimen­ti a scapito della rendita. Da molti anni tutti i governi sanno che cosa bisognereb­be fare. Anche sulla digitalizz­azione ci vuole più coraggio. Lo sconto del 20% per chi paga l’imu con la domiciliaz­ione bancaria è un ottima idea, da estendere ad altri tributi. Ma ora si tratta di fare le scelte di fondo sull’irpef. Prima che si concretizz­i il rischio della rivolta fiscale.

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