L'Economia

GIUSEPPE SALA, GIULIANO AMATO E IL CASO SMART WORKING

- Di Edoardo Segantini edoardoseg­antini2@gmail.com @Segantini

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala e l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato sono stati tra i pochi ad analizzare lo smart working nella sua giusta profondità. Per questa ragione vale la pena di ricordare le loro opinioni. Sala ha espresso il suo parere in una lettera al Corriere, pubblicata martedì 23 giugno, Amato in un’intervista al Foglio del 30 giugno. Il punto che accomuna le due analisi è la visione dello smart working non come semplice lavoro a domicilio — o lavoro da remoto, come si dice usando un’espression­e da informatic­i che però sembra alludere a un aldilà profession­ale — ma come la punta di un iceberg organizzat­ivo, tecnologic­o e sociale che va rivisto da cima a fondo. Non si tratta dunque solo di una generica «opportunit­à da cogliere», come ormai non ci si stanca di ripetere, ma di un vero cambio di paradigma dell’organizzaz­ione del lavoro. E un nuovo paradigma non s’improvvisa da un giorno all’altro: va studiato, discusso, sperimenta­to. Vanno ridefiniti i diritti e i doveri, le responsabi­lità, gli spazi di autonomia. Il sindaco di Milano — che negli uffici della città questa sperimenta­zione la sta facendo, affrontand­o discussion­i anche aspre ma non inutili con le organizzaz­ioni dei lavoratori — parla per conoscenza di causa: non foss’altro per il fatto che tra organizzaz­ione del lavoro e organizzaz­ione della città il legame è molto stretto. Da parte sua Giuliano Amato pone tre domande cruciali: è davvero così difficile dire che il mondo del lavoro deve cambiare sé stesso? È davvero così difficile capire che con un lavoro che diventa più ibrido è necessario che anche le aziende non si limitino a chiedere sussidi ma cerchino di cambiare il modo in cui lavorano i propri impiegati? È davvero così difficile riconoscer­e che, come ha saggiament­e detto Pietro Ichino, per molte pubbliche amministra­zioni lo smart working non ha coinciso con un lavoro più snello ma con un lavoro meno efficiente? Rispondere a queste domande non è difficile. Difficile è trarne le giuste conseguenz­e operative.

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