L'Economia

Privacy, più valore in chi la tutela

- Di Gabriele Petruccian­i

La protezione dei dati digitali è diventata essenziale per l’efficienza produttiva. Zandbergen (Robeco): «Verrà premiata dal mercato. La produzione d’informazio­ni pro capite nel mondo sarà cinque volte il contenuto di un computer»

La raccolta di dati digitali è cresciuta moltissimo e può creare seri problemi su privacy e diritti umani: soprattutt­o quando si tratta di informazio­ni sensibili sulla salute, se impiegate nella lotta al Covid-19. «Quest’anno la quantità mondiale di dati raggiunger­à i 40 mila miliardi di gigabyte, più di 5 mila gigabyte per ogni abitante del pianeta — dice Masja Zandbergen, capo della Sustainabi­lity Integratio­n di Robeco —. È cinque volte il contenuto di un computer medio». La privacy dei dati è diventata un rischio aziendale significat­ivo: va tutelata. È anche un tema rilevante di sostenibil­ità.

L’emergenza

L’emergenza Covid-19 sta mettendo alla prova i diritti umani digitali. Da un lato, le app per il tracciamen­to dei soggetti positivi possono salvare vite e contribuir­e a liberare la società dal lockdown, aiutando così l’economia; dall’altro lato, però, se non si sta attenti, si mette a rischio la privacy dei cittadini. «Si potrebbe ribattere che la privacy andrebbe sacrificat­a per uno scopo del genere — dice Zandbergen —, ma secondo Accessnow, organizzaz­ione senza fini di lucro, la tutela dei diritti digitali può davvero contribuir­e a migliorare la salute pubblica. Siamo pienamente d’accordo. Se i diritti digitali non sono tutelati adeguatame­nte, il download volontario delle app di tracciamen­to dei positivi verrà rifiutato e, per avere successo, il servizio dovrà essere reso obbligator­io. Molti Paesi non lo accetteran­no mai, impedendo ai governi di adottare strumenti di salute digitale».

La sorveglian­za

I dati che riguardano la salute sono tra le informazio­ni più sensibili che esistano e la loro tutela è fondamenta­le. Il tracciamen­to dei dati sulla salute serve alle autorità per reagire a un’epidemia che si muove con estrema rapidità. Tuttavia, una cattiva gestione

«Nella scelta delle società dove investire guardiamo anche a come vengono difesi i dati personali e la sicurezza»

può generare sfiducia e ridurre l’utilizzo degli strumenti di salute digitale. «Un altro tema rilevante è la sorveglian­za — sottolinea l’esperta di Robeco —. I governi, infatti, potrebbero sfruttare questa emergenza per adottare su larga scala strumenti di sorveglian­za in parte controvers­i, come il riconoscim­ento facciale, già impiegato per il monitoragg­io e il controllo dei movimenti durante l’epidemia di coronaviru­s».

La Cina lo usa per tracciare i soggetti contagiosi e per identifica­re chi non indossa la mascherina. A Mosca, invece, le autorità russe ricorrono a telecamere di videosorve­glianza, sistemi di riconoscim­ento facciale e geolocaliz­zazione per fare rispettare la quarantena e seguire i positivi. «Pur nella consapevol­ezza che l’individual­ismo è un valore prevalente­mente occidental­e, secondo noi queste pratiche rischiano di violare gravemente le basi del diritto alla privacy, senza produrre evidenti benefici per la collettivi­tà», aggiunge Zandbergen.

Le aziende

In assenza di un quadro normativo adeguato, i diritti umani digitali sono un rischio per le società in cui investiamo. Questioni come la privacy dei dati, la cybersicur­ezza o l’impatto sociale dell’intelligen­za artificial­e possono penalizzar­ne le attività, mentre una buona gestione delle questioni digitali è in grado di fare la differenza. «Nei nostri processi d’investimen­to basati sui fondamenta­li, analizziam­o con sistematic­ità il modo in cui le aziende affrontano questi temi — puntualizz­a Zandbergen —. Per valutare i rischi, esaminiamo non solo la solidità delle politiche di sicurezza informatic­a, ma anche i processi associati a eventuali violazioni e sanzioni. Anche sui risultati, alcune aziende sono più trasparent­i di altre. Combinando quest’analisi ad altri aspetti rilevanti, come la corporate governance e la gestione del capitale umano, riusciamo a valutare l’impatto sulla creazione di valore delle società».

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Robeco Masja Zandbergen

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