Medici senza frontiere: sostegno anche alle Rsa
La diffusione del Covid-19 ha rivoluzionato l’operatività di tante realtà del Terzo settore. Impegnate ogni giorno sul territorio, le associazioni di volontariato sociale e umanitario hanno infatti dirottato risorse umane e investimenti su progetti di sostegno alle vittime più fragili della pandemia. È il caso di Medici Senza Frontiere Italia, l’organizzazione internazionale che assiste le popolazioni colpite da guerre, disastri naturali, epidemie come il Coronavirus o escluse dall’assistenza sanitaria in oltre 70 Paesi. «Medici Senza Frontiere ha messo subito a disposizione delle autorità sanitarie italiane la sua decennale esperienza nella gestione delle crisi epidemiche», dice la direttrice raccolta fondi Annalaura Anselmi. «Quest’anno abbiamo incassato con il cinque per mille oltre nove milioni di euro, grazie alla scelta di 228 mila 159 contribuenti. Abbiamo deciso di utilizzarne una parte per finanziare i progetti legati al Covid-19 che abbiamo avviato negli ospedali, nelle case di cura, per i migranti, i senzatetto e nelle carceri. Senza dimenticare, naturalmente, gli interventi già avviati prima del Coronavirus in tutto il mondo, che dobbiamo sostenere e portare avanti». Come la costruzione di un centro di salute materno infantile a Castor, nella Repubblica Centrafricana; l’assistenza agli sfollati vittime di violenza nel campo rifugiati di Yei, nel Sud Sudan; o il sostegno medico e umanitario ai rifugiati Rohingya del Bangladesh. Lo scorso anno il cinque per mille ha rappresentato per Medici Senza Frontiere Italia circa il 17% del bilancio annuale dichiarato di 63,4 milioni di euro. «I nostri fondi provengono esclusivamente da privati, tra donazioni, lasciti testamentari o contributi di aziende e fondazioni — dice Anselmi —. Abbiamo 300 mila i donatori attivi, senza tenere conto di chi ci finanzia con il cinque per mille».