L'Economia

Il 5 per mille? Fa del bene (e fa crescere)

- Di Andrea Salvadori A. Sal.

Più di un terzo delle risorse raccolte attraverso il cinque per mille finiscono alle realtà del Terzo settore della Lombardia. Anche nel 2018 la regione settentrio­nale è risultata in testa per importi devoluti (36,6%) davanti a Lazio (18,7%), Emilia Romagna (6,6%), Piemonte (6,5%) e Veneto (5,7%). Il restante 25%, si legge nello studio di Banca Etica «Il 5 per mille per lo sviluppo del non profit», arriva in altre quindici regioni con otto di queste che non superano la soglia dell’1%.

Le regioni in cui il reddito è più alto sono dunque quelle che raccolgono il maggior numero di risorse, quelle che storicamen­te hanno ospitato lo sviluppo del non profit in Italia e sono sede

Dal 2006 agli enti del no profit, alla cultura, al volontaria­to, ai comuni sono arrivati 5,2 miliardi. Impiegati per attività di solidariet­à ma anche motore di sviluppo. Lombardia in testa per i fondi finiti al Terzo Settore

Idelle organizzaz­ioni più grandi. La regione con la più alta percentual­e di contribuen­ti che scelgono di destinare il cinque per mille è invece il Lazio (il 74,3%) davanti alla Lombardia (61,3%). In fondo alla classifica l’abruzzo (13,6%), poco sotto Calabria e Sardegna (circa il 14%).

Analizzand­o i beneficiar­i del cinque per mille, lo studio mette in luce come volontaria­to e associazio­nismo siano le categorie di organizzaz­ioni che raccolgono più risorse, il 53% del totale. Le fondazioni, pur rappresent­ando solo il 4,5% degli enti, si assicurano il 36% dei contributi, mentre le cooperativ­e sociali, nonostante siano quasi il 13% degli enti, solo il 3,1%. Alle associazio­ni sportive dilettanti­stiche, il 15,6% dei l contrasto dei discorsi d’odio sui social e la battaglia contro il fenomeno delle spose bambine. Sono due dei progetti che Amnesty Internatio­nal porta avanti potendo contare anche sul sostegno economico del cinque per mille. La prima iniziativa, il Barometro dell’odio, è stata avviata due anni fa con le elezioni politiche italiane per monitorare i profili Facebook e Twitter di tutti i candidati e mettere in luce il ricorso da parte dei politici a messaggi offensivi, razzisti e discrimina­tori. «Seicento attivisti volontari si sono occupati dell’analisi dei post finiti sotto la nostra lente — dice Laura Perrotta, a capo del dipartimen­to per la raccolta fondi dell’organizzaz­ione umanitaria —. Al lavoro degli attivisti si è aggiunto poi un sistema di algoritmi che consente di analizzare molti più dati. Il team continuerà a lavorare sulle beneficiar­i, va infine il 2,9%.

Dal 2006, primo anno in cui è stato introdotto, ad oggi gli italiani hanno devoluto attraverso il cinque per mille 5,2 miliardi di euro alle realtà del Terzo settore. Solo quest’anno le risorse distribuit­e, relative all’anno fiscale 2018, ammontano a 495,5 milioni di euro grazie alle scelte di oltre 14,2 milioni di donatori. Continua ad aumentare anche il numero di enti beneficiar­i, pari a 64.771 realtà, in crescita del 6,7% rispetto al 2017 e del 117,1% nei confronti del 2006. Il che vuol dire che gli importi medi per beneficiar­io risultano in costante diminuzion­e: si è così passati dagli 11.325 euro del 2006 ai 7.649 euro del 2018, con una riduzione del 32,5%.

Diagnosi veloci con l’intelligen­za artificial­e

Contrasto a post razzisti e matrimoni minorili

piattaform­e digitali sia monitorand­o sia contrastan­do attivament­e i discorsi d’odio, anche su temi specifici come l’odio di genere». La campagna «Mai più spose bambine» è invece condotta da Amnesty su scala internazio­nale. L’organizzaz­ione da un lato si relaziona con le potenziali vittime e le comunità dove risiedono in un’ottica educativa, dall’altro esercita una pressione concreta sulle istituzion­i governativ­e affinché vietino i matrimoni forzati e precoci.

Con il cinque per mille Amnesty raccoglie una percentual­e significat­iva delle sue entrate: nel 2019, dichiara, circa il 6% del bilancio di 12 milioni euro. «Il cinque per mille è uno strumento molto importante per noi anche perché è una delle campagne di raccolta fondi con il ritorno più alto sugli investimen­ti», sottolinea Perrotta. Il resto del bilancio si basa su donazioni di privati o lasciti testamenta­ri. «Vogliamo difendere la nostra indipenden­za e per questo non accettiamo fondi istituzion­ali o di grandi aziende».

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Amnesty Laura Perrotta

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