Il 5 per mille? Fa del bene (e fa crescere)
Più di un terzo delle risorse raccolte attraverso il cinque per mille finiscono alle realtà del Terzo settore della Lombardia. Anche nel 2018 la regione settentrionale è risultata in testa per importi devoluti (36,6%) davanti a Lazio (18,7%), Emilia Romagna (6,6%), Piemonte (6,5%) e Veneto (5,7%). Il restante 25%, si legge nello studio di Banca Etica «Il 5 per mille per lo sviluppo del non profit», arriva in altre quindici regioni con otto di queste che non superano la soglia dell’1%.
Le regioni in cui il reddito è più alto sono dunque quelle che raccolgono il maggior numero di risorse, quelle che storicamente hanno ospitato lo sviluppo del non profit in Italia e sono sede
Dal 2006 agli enti del no profit, alla cultura, al volontariato, ai comuni sono arrivati 5,2 miliardi. Impiegati per attività di solidarietà ma anche motore di sviluppo. Lombardia in testa per i fondi finiti al Terzo Settore
Idelle organizzazioni più grandi. La regione con la più alta percentuale di contribuenti che scelgono di destinare il cinque per mille è invece il Lazio (il 74,3%) davanti alla Lombardia (61,3%). In fondo alla classifica l’abruzzo (13,6%), poco sotto Calabria e Sardegna (circa il 14%).
Analizzando i beneficiari del cinque per mille, lo studio mette in luce come volontariato e associazionismo siano le categorie di organizzazioni che raccolgono più risorse, il 53% del totale. Le fondazioni, pur rappresentando solo il 4,5% degli enti, si assicurano il 36% dei contributi, mentre le cooperative sociali, nonostante siano quasi il 13% degli enti, solo il 3,1%. Alle associazioni sportive dilettantistiche, il 15,6% dei l contrasto dei discorsi d’odio sui social e la battaglia contro il fenomeno delle spose bambine. Sono due dei progetti che Amnesty International porta avanti potendo contare anche sul sostegno economico del cinque per mille. La prima iniziativa, il Barometro dell’odio, è stata avviata due anni fa con le elezioni politiche italiane per monitorare i profili Facebook e Twitter di tutti i candidati e mettere in luce il ricorso da parte dei politici a messaggi offensivi, razzisti e discriminatori. «Seicento attivisti volontari si sono occupati dell’analisi dei post finiti sotto la nostra lente — dice Laura Perrotta, a capo del dipartimento per la raccolta fondi dell’organizzazione umanitaria —. Al lavoro degli attivisti si è aggiunto poi un sistema di algoritmi che consente di analizzare molti più dati. Il team continuerà a lavorare sulle beneficiari, va infine il 2,9%.
Dal 2006, primo anno in cui è stato introdotto, ad oggi gli italiani hanno devoluto attraverso il cinque per mille 5,2 miliardi di euro alle realtà del Terzo settore. Solo quest’anno le risorse distribuite, relative all’anno fiscale 2018, ammontano a 495,5 milioni di euro grazie alle scelte di oltre 14,2 milioni di donatori. Continua ad aumentare anche il numero di enti beneficiari, pari a 64.771 realtà, in crescita del 6,7% rispetto al 2017 e del 117,1% nei confronti del 2006. Il che vuol dire che gli importi medi per beneficiario risultano in costante diminuzione: si è così passati dagli 11.325 euro del 2006 ai 7.649 euro del 2018, con una riduzione del 32,5%.
Diagnosi veloci con l’intelligenza artificiale
Contrasto a post razzisti e matrimoni minorili
piattaforme digitali sia monitorando sia contrastando attivamente i discorsi d’odio, anche su temi specifici come l’odio di genere». La campagna «Mai più spose bambine» è invece condotta da Amnesty su scala internazionale. L’organizzazione da un lato si relaziona con le potenziali vittime e le comunità dove risiedono in un’ottica educativa, dall’altro esercita una pressione concreta sulle istituzioni governative affinché vietino i matrimoni forzati e precoci.
Con il cinque per mille Amnesty raccoglie una percentuale significativa delle sue entrate: nel 2019, dichiara, circa il 6% del bilancio di 12 milioni euro. «Il cinque per mille è uno strumento molto importante per noi anche perché è una delle campagne di raccolta fondi con il ritorno più alto sugli investimenti», sottolinea Perrotta. Il resto del bilancio si basa su donazioni di privati o lasciti testamentari. «Vogliamo difendere la nostra indipendenza e per questo non accettiamo fondi istituzionali o di grandi aziende».