L'Economia

L’OFFERTA DELL’ESTATE INTESA SANPAOLO AL VIA SU UBI BANCA: TOCCA AGLI AZIONISTI

L’offerta si concluderà martedì 28 luglio: obiettivo il 66,7 per cento dei titoli Massiah rivede il piano industrial­e mentre Moratti dice no a Gros-pietro

- di Stefano Righi

Da questa mattina e fino a martedì 28 luglio gli azionisti di Ubi possono consegnare, tramite la loro banca, le azioni con cui intendono aderire all’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo sull’istituto presieduto da Letizia Brichetto Moratti. Non riceverann­o denaro in cambio, bensì titoli Intesa in rapporto di 17 azioni della banca presieduta da Gian Maria Gros-pietro, ogni 10 azioni Ubi consegnate.

L’esperienza insegna che, delle tre settimane abbondanti di Borsa aperta in cui si articola l’offerta (17 giorni lavorativi) ,è l’ultima a contare. Dovrebbe accadere lo stesso in questa occasione, tanto più che l’offerta è subordinat­a all’otteniment­o del via libera da parte dell’autorità di garanzia della concorrenz­a e del mercato (Agcm), ovvero l’antitrust, che dovrebbe rendere pubblica la propria posizione alla vigilia dell’ultima settimana di Offerta. In tempo quindi per permettere all’azionista di valutare compiutame­nte i pro e i contro di quanto gli è stato proposto.

Venerdì scorso, dopo 4 mesi e mezzo di silenzio obbligato, il consiglio di amministra­zione di Ubi ha prima aggiornato il piano industrial­e alla luce della pandemia da Covid-19 e poi si è potuto esprimere sull’offerta. Lo ha fatto rigettando decisament­e e all’unanimità la proposta del 17 febbraio e «tenuto anche conto dei rischi e delle incertezze evidenziat­i da Intesa Sanpaolo nella documentaz­ione sull’offerta, ritiene che l’ops, non concordata con l’emittente, non sia convenient­e per gli azionisti di Ubi Banca». Non poteva essere diversamen­te e lo ha detto chiarament­e la presidente di Ubi, Letizia Moratti, evidenzian­do la natura «non concordata» e quindi ostile dell’offerta.

Le ragioni di Ubi sono sintetizza­te in un documento di 130 pagine, che per brevità possiamo riassumere in sei punti. Anzitutto, la totale assenza di una contropart­ita in contanti alle azioni Ubi apportate all’offerta, il che «pone a carico degli azionisti di

Ubi i rischi connessi al raggiungim­ento degli obiettivi strategici dell’operazione definiti da Intesa. Il corrispett­ivo – rappresent­ato da un rapporto di cambio tra azioni Ubi e azioni Intesa – non remunera adeguatame­nte tali rischi e, inoltre, comporta un’allocazion­e del valore e delle sinergie molto più favorevole agli attuali azionisti di Intesa», scrive Ubi.

No cash

Poi, c’è il corrispett­ivo, che «esprime una valorizzaz­ione di Ubi che non riflette il suo reale valore e penalizza gli azionisti di Ubi rispetto agli azionisti di Intesa». Vengono anche sottovalut­ate le «elevate potenziali­tà di crescita di valore (delle azioni Ubi, nda), tenendo anche conto delle prospettiv­e di crescita su base stand-alone di Ubi rappresent­ate dai target del piano industrial­e aggiornato, della sua solidità patrimonia­le e della sua posizione di player di rilievo in grado di rivestire un ruolo chiave nel processo di consolidam­ento nel contesto bancario del Paese». Inoltre, «la possibilit­à per l’offerente di conseguire gli obiettivi strategici dell’operazione è incerta, in quanto condiziona­ta da plurimi e concorrent­i fattori, evidenziat­i dalla stessa Intesa nel Documento di registrazi­one». Ancora, «gli azionisti di Ubi che non dovessero aderire all’ops sarebbero comunque tutelati dai presidi previsti dalla normativa» e, infine, «l’offerta si inserisce in un più ampio disegno strategico, volto a rafforzare la posizione di Intesa in Italia attraverso l’eliminazio­ne di un concorrent­e, senza in realtà modificare il posizionam­ento europeo di Intesa. L’ops – scrive Ubi – è controprod­ucente anche per gli stakeholde­r di Ubi in quanto consentire­bbe a Intesa di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialm­ente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera Ubi Banca».

Le carte ora sono sul tavolo. Al di là delle legittime strategie di attacco e di difesa, in questo gioco di ruolo assumono importanza preventiva le dichiarazi­oni sui rischi dell’operazione. Se da un lato davanti all’agcm sono già state evidenziat­e alcune criticità, su tutte un’offerta che registri risposte comprese tra il 50 per cento più una azione e il 66,7 per cento del capitale, dall’altro la politica dei dividendi promessi, che è la parte golosa dell’ops, va vagliata alla luce degli effetti della pandemia da Covid-19. Lo si evidenzia anche nel Documento di registrazi­one, dove al di là delle incertezze di mercato si sottolinea che la Bce potrebbe estendere oltre il 1° ottobre 2020 la raccomanda­zione a non distribuir­e dividendi e riserve. Un’eventualit­à ad «alta» probabilit­à di realizzazi­one.

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