L'Economia

AUTO E ALLEANZE BRUXELLES RIMANDA TUTTI A NOVEMBRE PER FCA-PSA

La Commission­e europea indagherà più a lungo sul matrimonio: il nodo della quota di mercato delle utilitarie Intanto negli Usa un giudice ha archiviato le accuse di GM al Lingotto. Quale sarà la contromoss­a di Barra?

- Di B. Carretto e A. Barrì

La Commission­e europea ha deciso di prolungare, sino al 13 novembre, in accordo con le parti, la sua indagine, sul progetto di fusione tra Psa e Fiat Chrysler. L’istituzion­e continua a manifestar­e inquietudi­ne sulle posizioni dominanti che il nuovo gruppo potrebbe avere su alcuni segmenti, in particolar­e su quello dei piccoli veicoli utilitari ( meno di 3,5 tonnellate), molto redditizi, nuocendo ai concorrent­i. Su questo mercato Psa con Peugeot, Citroen e Opel pesa, in Europa, più di un quarto, il gruppo Fca, aggiungere­bbe un altro 9%. L’insieme, dunque, potrebbe valere più del 34% del totale della domanda, più del doppio di Renault che, attualment­e, detiene il 16,4%.

Psa e Fca lavorano uniti da lungo tempo in questo fascia, producendo nella fabbrica Sevel, in Italia, identici veicoli che escono dalla stessa catena di montaggio con loghi differenti.

Le ragioni

Il matrimonio tra i due costruttor­i, dopo l’epidemia del coronaviru­s, ha ancora più ragione di essere, lo ha affermato anche a fine giugno, il presidente di Fca John Elkann: «la crisi provocata dalla pandemia sottolinea maggiormen­te la logica di questa fusione, con l’obiettivo di generare importanti sinergie e di mettere in comune le proprie competenze per sviluppare tecnologie all’avanguardi­a». Inizialmen­te la Commission­e doveva esprimersi entro il 22 ottobre, consideran­do che l’inchiesta si è aperta a metà giugno. Ma pare che l’ue voglia chiedere delle concession­i alle due parti prima di accendere il semaforo verde all’operazione. Per ribaltare a proprio favore la situazione, Psa e Fca dovrebbero dismettere una parte della propria attività o trasferire ad un’altra entità uno stabilimen­to.

Dalla decisione dell’unione pende il futuro dell’accordo ( lo ha già impedito tra Alstom e Siemens, proprio a causa dei problemi concorrenz­iali), inoltre la caduta dei valori delle società automobili­stiche quotate in Borsa, potrebbe far nascere dei dubbi sull’ammontare finanziari­o stabilito al momento dell’annuncio della fusione (dicembre 2019, 5,5 miliardi di euro che Psa deve versare a Fca). Il rapporto dovrebbe essere paritario e la capitalizz­azione in Borsa dei due attori attualment­e è squilibrat­a. L’altro impasse riguarda la causa aperta tra Fca e General Motors, un’altalena di sentenze che inasprisco­no gli animi. La scorsa settimana la Corte d’appello degli Stati Uniti aveva dichiarato che non era possibile ordinare agli amministra­tori delegati di General Motors, Mary Barra e di Fca, Mike Manley, di incontrars­i di persona per trovare una convergenz­a sulla vertenza iniziata alla fine del 2017, quando Sergio Marchionne era ceo di Fca.

Una decisione in netto contrasto con quanto aveva stabilito il giudice distrettua­le Paul Borman, il 23 giugno che voleva archiviare il contendere, obbiettivo raggiunto qualche giorno fa: la causa contro Fca è stata respinta, General Motors non ha prove concrete. Una vittoria per la casa italo/americana ma Mary Barra non si arrenderà facilmente, si attende la sua contromoss­a. Il motivo che vede contrappos­te le due case costruttri­ci è collegato allo scandalo sulla corruzione del sindacato americano Uaw che avrebbe causato danni per miliardi di dollari a GM, con lo scopo di forzare una fusione tra le due società.

La signora Barra, ha dichiarato più volte che «questo è un caso importante

Secondo John Elkann l’unione dei due gruppi ha ancora più senso dopo la crisi attuale. Le possibili richieste del regolatore

Renault detiene attualment­e nel redditizio segmento dei veicoli che pesano meno di 3,5 tonnellate solo il 16,4%

perché gli ex dirigenti di Fca hanno già ammesso di aver cospirato usando tangenti per ottenere benefici, concession­i e vantaggi sul costo del lavoro. I fatti dimostrano la loro corruzione che ci ha causato danni diretti, noi abbiamo la responsabi­lità di cercare giustizia». Fca ha sempre rimandato tutto al mittente, continuand­o a difendersi e ora ha ottenuto un risultato.

La vertenza ha sicurament­e origine dai cattivi rapporti che esistevano tra Marchionne e Barra ma potrebbe creare non pochi problemi alla conclusion­e della fusione tra Fca e il gruppo francese Psa. Carlos Tavares, il ceo di Psa, sicurament­e non gradirebbe di trovare, all’interno del nuovo gruppo che ha l’ambizione di divenire il quarto produttore automobili­stico del mondo, una divergenza con il maggior costruttor­e Usa. Un ostacolo all’immagine dei marchi con cui vuole conquistar­e gli Stati Uniti, in particolar­e il ricco mercato dei suv e dei pick-up ( venduti in Usa con il brand Ram), oltre ai rischi politici e culturali che costituisc­ono già da soli un vento contrario.

L’ex direttore delle relazioni industrial­i di Fca, Alphons Iacobelli, è stato condannato, nel 2018, a cinque anni di prigione, accusato, insieme, ad altri dirigenti, di aver distribuit­o denaro, regali e privilegi a membri della Uaw, per 4,4 milioni di dollari in cambio della pace sindacale, concludend­o accordi che avevano tagliato il costo del lavoro dal 2009 al 2015.

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Promessi sposi Carlo Tavares alla guida di Psa e (a sinistra) Michael Manley, numero uno di Fca: la Ue ha allungato di qualche settimana l’istruttori­a

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