QUANTO CI COSTA IL DEBITO? UN PRESTITO DI CITTADINANZA PER TORNARE A INVESTIRE
Il Btp Futura ha raccolto oltre 6 miliardi. Ma solo i risparmiatori che possono investire beneficeranno di cedole e premio. Nuove frontiere: Europa e burocrazia
Il titolo riservato agli investitori privati ha raccolto oltre 6 miliardi. Si è molto discusso sulla generosità delle cedole e del premio «fedeltà», la questione, però, è anche un’altra: lo Stato non remunera in questo modo tutti i cittadini, ma solo quelli che hanno qualche disponibilità. L’alternativa? Prestiti lunghissimi o irredimibili, legati a piani di investimento molto specifici
Gli italiani sono ben disposti a prestare soldi allo Stato. Ed è questo un motivo di conforto e di speranza. Sono risparmiatori attenti che giustamente guardano al rendimento effettivo del loro investimento. Specie in un’epoca di tassi zero se non negativi. Fuori luogo però parlare di risparmio patriottico se i sottoscrittori dei titoli pubblici accettano di farlo — e ripetiamo sono i benvenuti — a condizioni superiori a quelle che il mercato, nel suo complesso, esige dal debitore sovrano. Anche l’eccessiva enfasi sui risultati delle emissioni, incentivate per la clientela cosiddetta retail, ha qualcosa di stridente. Si tratta sempre di debito che la collettività si assume nei confronti di una parte di essa. Una componente sociale che, dopo il lockdown, è ancora relativamente fortunata. Ha potuto accrescere i propri risparmi e ha il problema (fossero sempre questi i patemi d’animo) di come impiegarli.
«Nel primo trimestre del 2020 — si legge nell’ultimo rapporto di Prometeia — l’accumulo delle liquidità delle famiglie ha toccato un punto di massimo storico». La previsione è per una flessione, a fine anno, dell’1,8 per cento degli stock di attività finanziarie delle famiglie, a 4 mila 366 miliardi. Dato da confrontare con il crollo dei consumi, che Prometeia stima del 9 per cento, e con la perdita di reddito media dei nuclei familiari, attorno al 4 per cento, mitigata dagli interventi governativi. I redditi familiari dovrebbero poi risalire nel 2021 ma solo dell’1,4 per cento. Il collocamento dei Btp Futura si è concluso positivamente alla fine della scorsa settimana. Il Tesoro ha incassato 100 euro per ogni 100 di valore nominale del titolo. Si è a lungo discusso sul reale premio supplementare al rischio concesso ai sottoscrittori. In rapporto, per esempio, all’equivalente titolo benchmark decennale, caratterizzato da cedole più avare, o di un buono postale fruttifero.
I mercati quotano rendimenti che poi trasformano in prezzi. I rendimenti incorporano le aspettative economiche, la stabilità o l’instabilità percepita, il merito di credito, vale a dire l’affidabilità ultima del debitore. Da febbraio ad aprile, secondo il rapporto sul risparmio di Assogestioni-censis, la liquidità delle famiglie italiane è cresciuta di 34,4 miliardi. Una cifra che si avvicina all’ammontare del prestito che il Meccanismo europeo di stabilità potrebbe accordare al nostro Paese se e quando la maggioranza di governo supererà l’attuale impasse politico. E negli ultimi tre anni — riporta Elena Del Maso su Mf — gli italiani hanno messo sui conti correnti l’equivalente attualizzato (121 miliardi) del piano Marshall.
La lettura
Il rendimento complessivo del Btp Futura è di difficile lettura perché legato, per le cedole che scatteranno dopo il quinto anno, all’inflazione e, per l’entità del premio finale, alla crescita futura. Richiede un atto di fede nei confronti della capacità di ripresa del proprio Paese alla fine del periodo considerato. Tutti ci attendiamo che sia largamente positivo. Soprattutto se confrontato con l’annus horribilis che stiamo vivendo e soffrendo. Guai se non fosse così. Il suo prezzo teorico (stimato alla data dell’emissione sulla base del rendimento del Btp decennale benchmark pari all’1,2 per cento), senza ipotizzare ulteriori aumenti delle cedole e con premio finale all’1,5 per cento (la forchetta è tra l’1 e il 3 per cento) sarebbe di poco superiore a 102. Queste valutazioni ipotizzano l’esistenza di un valore nascosto e, dunque, una generosità intrinseca dell’offerente (che altri analisti negano esistere).
Anche per l’emissione, ugualmente considerata «patriottica» di maggio accadde qualcosa di analogo. Il Btp Italia, confrontato con il rendimento di un normale titolo quinquennale, presentava un hidden value di circa 2 euro che il mercato ha regolarmente catturato con il passaggio in quotazione del titolo. Nei prossimi giorni sapremo se l’attesa è corretta. Al di là dei rendimenti offerti, l’emissione di titoli del debito pubblico non realizza una semplice «partita di giro» fra cittadini e Stato come vorrebbe la retorica di coloro che respingono il Mes e sostengono che sia meglio indebitarsi con i propri cittadini indipendentemente dal costo. Matteo Salvini lo ha detto in più di una occasione.
Accettare i 37 miliardi del fondo Salva Stati vorrebbe dire, per il leader della Lega, ipotecare il futuro dei nostri figli, rischiando di sottostare alle ipotetiche imposizioni di un’europa che si giudica nemica e infida. L’agenzia Bloomberg, in occasione del lancio a maggio del Btp Italia quinquennale, che ha raccolto 22,3 miliardi ha calcolato nel periodo un servizio del debito pari a un miliardo e 561 milioni. Il Mes costerebbe molto meno:
un miliardo e 111 milioni. Non una differenza da poco.
Il circuito
Siamo di fronte a un circuito di necessità, non a un circolo del tutto virtuoso. Anche questa maledetta verità non riusciamo a confessarla allo specchio identitario della nazione. Perché se lo Stato riconosce ai sottoscrittori delle proprie emissioni tassi generosi — e li invoglia a conservare i titoli fino alla scadenza — non premia in questo modo tutti i cittadini, ma solo quelli che hanno risparmi e disponibilità. Non certo i contribuenti che saranno chiamati con le loro tasse a sostenere un bilancio pubblico gravato da ancora maggiori debiti. Anzi, questi ultimi, che magari non hanno alcuna disponibilità finanziaria, ne saranno in un certo senso vittime. Soprattutto i giovani che non hanno risparmi e spesso nemmeno un lavoro. C’è un effetto redistributivo del reddito e di «spiazzamento» degli investimenti privati che non va sottovalutato. Diverso, invece, se — come è stato proposto su queste colonne — si desse vita a un grande prestito finalizzato solo agli investimenti pubblici, con scadenze molto lunghe, lunghissime, se non irredimibile. Il risparmiatore sarebbe indotto a considerare il titolo come una sorta di «prestito di cittadinanza», trasmissibile a figli e nipoti, nell’ottica virtuosa di favorire la creazione futura di reddito e lavoro e non per alimentare la spesa corrente dello Stato nel suo complesso. E se l’economia andasse meglio e lo spread scendesse avrebbe fatto comunque un buon affare.