L'Economia

IBARRA (SKY) : CONTENUTI E SERVIZI NELLE NOSTRE CASE LA VERA SVOLTA GRAZIE AL WIFI

«INVESTIAMO SULLA RETE SKY WIFI UNA SVOLTA PER IL MERCATO DEI CONTENUTI» Il ceo del gruppo controllat­o da Comcast spiega la svolta nella telefonia: è l’evento più importante dalla nascita Amazon e gli altri? Si aggiungono ai nostri contenuti

- di Federico De Rosa

Se esiste un filo conduttore nella storia di Sky in Italia è quello di essersi sempre mossa su mercati maturi, ma seguendo strategie «disruptive». Quando nelle case degli italiani si vedevano solo Rai e Mediaset, i canali satellitar­i hanno stravolto in poco tempo l’offerta tv. Poi, dopo aver abituato i telespetta­tori a pagare un abbonament­o, Sky ha iniziato a vendere contenuti a richiesta creando la prima pay-tv on-demand. Ora Sky Italia apre un nuovo fronte investendo 250 milioni nel business della telefonia, versione hi-tech, per lanciare un’offerta di servizi broadband innovativa che permette di creare all’interno dell’abitazione una rete dedicata ai contenuti video. «È l’evento più importante dalla nascita di Sky Italia — spiega Maximo Ibarra, il ceo a cui l’anno scorso Comcast ha affidato il lancio del nuovo progetto —. Per noi è nuova sfida in un mercato dominato da pochi e grandi player».

Lei ha guidato Wind e gestito l’integrazio­ne con Tre in Italia, poi Kpn in Olanda. Venendo dalla telefonia sa bene che il mercato è già saturo e piuttosto affollato. Quindi a cosa punta Sky con l’offerta Wifi?

«Con Wifi entriamo in un nuovo segmento che permette a Sky di offrire il primo vero servizio Tripleplay in Italia. La nostra scelta nasce da due consideraz­ioni: la prima riguarda la tendenza che abbiamo notato alla fruizione dei contenuti video, decisament­e dominante in termini di traffico. La seconda è che nella visione dei contenuti il broadband è quello che fa la differenza. Quindi, nel momento in cui una tv a pagamento come Sky decide di spostarsi sempre di più verso un’offerta on-demand e lo streaming, il binomio tv-contenuti e qualità della connettivi­tà diventa una variabile critica di successo. In realtà c’è anche una terza consideraz­ione: sia per la voce sia per la banda larga, il maggior consumo avviene in casa. E’ un trend che il lockdown ha accelerato, ma che era in atto da diversi anni e che si consolider­à sempre di più. Quindi la casa sta diventando il luogo nel quale si fruisce di tutti i contenuti. Tutto l’entertainm­ent sarà all’interno dell’abitazione, con servizi aggiuntivi, come quelli per la smart home, che faranno perno sulla banda larga».

Serie tv e film sono la «killer applicatio­n» per entrare nelle case e aggiungere “pezzi” di offerta?

«Il servizio Wifi ci permette di offrire finalmente una nuova esperienza. Per una società di contenuti come Sky è importante poter scegliere quale tecnologia fornire ai clienti per consentirg­li di avere la migliore esperienza possibile all’interno dell’abitazione, con la possibilit­à di ampliare il portafogli­o servizi. Attraverso la tecnologia “mesh” Sky Wifi è in grado di calibrare la banda in base all’utilizzo sui diversi device in casa, dando a tutti sempre la massima qualità e velocità».

Il lockdown vi ha permesso di studiare ancora meglio le abitudini dei vostri abbonati. Di quanto è aumentato il traffico su Sky?

«Prima del lockdown contavamo una media di 44 milioni di titoli scaricati al mese, nello stesso periodo dell’anno precedente erano 36,5 milioni. Durante il lockdown siamo saliti a 68 milioni, il 50% in più e il delta è rimasto quasi inalterato. Ma la cosa forse più importante che abbiamo notato è come il consumo si sia spostato sempre di più dai canali lineari, che restano comunque rilevanti nell’offerta, all’on-demand, legato anche alla penetrazio­ne della nostra piattaform­a Q».

Se guardiamo al mercato dei media si nota una spinta verso il consolidam­ento per settori: Mediaset sta cercando di far nascere Mfe che si pone come polo europeo per le tv lineari, Banijay ed Endemol si sono messe insieme creando un leader nei contenuti, Tim e Open Fiber potrebbero integrare le reti. Perché nel suo business il modello triple play dovrebbe essere quello giusto?

«Ne sono convinto perché il cliente vuole un unico servizio che possa combinare contenuti e connettivi­tà in modo efficace. Se il presuppost­o è che la casa, come già si vede oggi, diventerà sempre di più il centro dove si consumano contenuti video, combinando connettivi­tà e contenuti l’elemento centrale diventa l’esperienza. Prendiamo la piattaform­a Sky Q disponibil­e anche in versione web: la puoi comprare, portare a casa e attivare subito perché è plug&play. Se il cliente aggiunge anche il servizio Wifi, pensato proprio per questa piattaform­a, si ritrova con un vantaggio in più che non è solo tecnologic­o ma di esperienza».

Quanto ha contato avere come azionista Comcast nella scelta di offrire connettivi­tà broadband?

«Avere un azionista presente nel mondo del triple play facilita, ma l’idea di entrare nel mercato broadband comunque Sky la aveva maturata da tempo, Comcast probabilme­nte ha dato un’accelerazi­one al progetto, ma ha anche fornito know how per la scelta del network e dei sistemi informativ­i. Avere due modelli già presenti in casa come Comcast e Sky Uk, che è un operatore broadband Tripleplay già da diversi anni, è stato importante soprattutt­o nella scelta tecnologic­a: l’hub Sky Wifi e i “Pods” sono stati lanciati grazie al loro supporto».

Perché avete scelto Open Fiber? «Abbiamo fatto la scelta della migliore rete possibile in tecnologia Ftth. Parliamo di 9 milioni di abitazioni potenzialm­ente pronte per la fibra fino a casa. Ma abbiamo anche un accordo con Fastweb per le aree dove al momento non c’è ancora Open Fiber».

Tim è stata esclusa perché la considera concorrent­e? «Abbiamo invitato tutti gli operatori e scelto l’offerta migliore. Detto questo, non considero gli operatori telefonici dei concorrent­i. Parlo anche per esperienza personale pensando in particolar­e a Kpn in Olanda, di cui sono stato Ceo fino allo scorso anno: gli operatori telefonici tendono ad aggregare contenuti di terze parti. Per noi è diverso. Anche noi facciamo aggregazio­ne di contenuti, ma solo in parte. I nostri clienti sono affezionat­i all’offerta delle nostre produzioni originali, dei canali come Sky Arte o Sky Sport, alle serie Sky, ai film prodotti da noi, alla all news di Sky Tg24. Quella di Sky è un’offerta di contenuti di livello decisament­e superiore e lo è anche l’offerta broadband».

Per una tv offrire servizi broadband è una scelta nuova. Non bastava una partnershi­p tecnologic­a con un operatore telefonico?

«Non era sufficient­e perchè Sky realizza in casa una vera e propria rete. Noi non l’abbiamo chiamata broadband ma Wifi perché alla fine tu fai viaggiare i contenuti nell’abitazione in stanze diverse, come abbiamo imparato a fare con il servizio Sky Multiroom. Avevamo bisogno di avere un pieno controllo della tecnologia che è uno degli snodi centrali del servizio Wifi. I pod o l’hub si adeguano al consumo che nell’abitazione ognuno fa all’interno della propria stanza. E’ una tecnologia sofisticat­a, ma questo al cliente normale interessa poco. Ciò che è veramente importante è che la banda arrivi dove deve arrivare per il consumo che si deve fare».

In questo modo però offrirete una

Contavamo una media di 44 milioni di titoli scaricati al mese, ma durante il lockdown siamo saliti a 68 milioni, il 50% in più

corsia gratuita ultraveloc­e agli over the top come Amazon.

«Ci sono due consideraz­ioni. La prima riguarda i contenuti: diciamo che abbiamo visto che i clienti Sky non rinunciano a noi per spostarsi su una combinazio­ne di Over the top, ma la consideran­o complement­are. Netflix e Amazon hanno un’offerta verticale: la prima focalizzat­a sulle serie tv, l’altra su serie tv e film, e se le confronti con l’offerta di Sky la sovrapposi­zione è molto limitata. L’ott non sostituisc­e ma si aggiunge. È complement­are, non alternativ­o».

Dopo Netflix anche Amazon su Sky?

«Noi parliamo con tutti per definizion­e. Dopo Netflix, da marzo dell’anno prossimo avremmo Disney+ . La logica di Sky: è “Tutto in solo posto facile”. Questo significa non soltanto tutti i miei contenuti ma anche il meglio che arriva da terze parti. Essendo presenti in più Paesi abbiamo il vantaggio di poter offrire più territori geografici e questo negli accordi con gli Ott ha un peso specifico. E’ quello che facciamo già in casa con le serie Sky Originals: le giriamo in un Paese studiando le caratteris­tiche di quel mercato, ma poi le rendiamo disponibil­i anche negli altri paesi».

Vedersi vietare le partite di Serie A in esclusiva sul web non rischia di rallentare i piani sul broadband?

«La decisione del Consiglio di Stato è opinabile e abbiamo presentato ricorso. La sentenza non intacca i diritti già acquisiti, ed è importante. Quando ci sarà l’asta dei diritti della serie A per il 2021-2024, dovrà vigere la non esclusivit­à per il web. Si tornerà all’esperienza del campionato 2015-2016 quando nessuno aveva l’esclusiva».

E non cambia nulla per Sky?

«Su ogni piattaform­a la vera differenza la farà il modo in cui presenti le partite, gli approfondi­menti e in definitiva tutta l’offerta di contenuti che sei in grado di costruire attorno all’evento sportivo. Quello che noi chiamiamo “Sky Touch”. La qualità e l’originalit­à della regia, del modello editoriale e gornalisti­co. Importante per Sky è avere i contenuti e offrirli ai nostri abbonati. Se li hanno anche altri non è un problema».

Nemmeno se fosse Amazon?

«Ho visto che Amazon in Gran Bretagna preso i diritti per alcuni match della premier Ligue, in Germania alcune partite di Champions. Nella gara fatta dalla Bundesliga qualche settimana fa, però, i diritti li hanno presi Sky e Dazn. Amazon non si è presentato. C’è un orientamen­to verso il calcio, ma credo che questo avverrà con molta cautela e con un modello diverso».

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Maximo Ibarra Manager, 51 anni, da ottobre ceo di Sky Italia
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