L'Economia

IMMOBILI E FIERE MILANO SI PRENOTA PER LA RIPARTENZA

- di Dario Di Vico e Luciano Ferraro

Gli indizi sono interessan­ti (e in parte sorprenden­ti) e prima di tentare di dar loro un senso compiuto e costruire una qualsiasi interpreta­zione vale la pena forse soppesarli. Il contesto è l’economia di Milano e della Lombardia azzoppata dalla crisi pandemica e de facto stoppata nella sua cavalcata europea della seconda metà degli anni Dieci. Ed è proprio la «fenomenolo­gia immobiliar­e lombarda» ad offrire spunti di riflession­e per economisti, urbanisti e uomini del business. Il primo indizio riguarda l’investimen­to portato a termine dagli australian­i di Aleatica acquisendo il controllo di quell’autostrada Brebemi che viaggia nel cuore della Lombardia e che ab initio ha rappresent­ato una scommessa sui flussi crescenti di persone e merci del nuovo Triangolo Industrial­e. Il secondo indizio ci porta a Milano e al progetto immobiliar­e Santa Giulia a ridosso della stazione AV di Rogoredo. Qui opera da tempo un’altra società australian­a stavolta di sviluppo immobiliar­e, la Lendlease, che da tre anni in abbinata con l’italiana Risanament­o, e una volta avute «le certezze urbanistic­he e ambientali», punta a sviluppare l’area con un mix tra residenze, uffici e la creazione di un’arena. Su Santa Giulia ha deciso di investire — notizia di pochi giorni fa — il fondo pensioni canadese Psp che ha puntato 125 milioni sul lotto Sud del progetto e ha firmato un accordo per partecipar­e fifty fifty allo sviluppo del lotto Nord (stimato a regime attorno a 2,5 miliardi). Lendlease è la stessa società che si è aggiudicat­a la gara per dare corpo al progetto Mind sulle aree ex-expo di Rho-pero ed è quindi direttamen­te impegnata a capire se la straordina­ria traiettori­a di sviluppo della Milano di Beppe Sala sia destinata a interrompe­rsi o meno. Parlandone con l’amministra­tore delegato Andrea Ruckstuhl due cose emergono chiarament­e: 1) il progetto Mind va avanti senza ritardi, anche per quanto riguarda i trasferime­nti a Rho dell’ospedale Galeazzi e delle facoltà scientific­he della Statale; 2) Lendlease conta entro la fine del 2020 di chiudere i contratti per le imprese grandi, Pmi e start up che stanno valutando di insediarsi nell’area ex Expo. Spiega lo stesso Ruckstuhl: «Gli investimen­ti di questa portata seguono un andamento asincrono rispetto ad emergenze pesanti come pure quella del

Appunti sulla «fenomenolo­gia» del mattone lombardo e sulla capacità di attrarre capitali e investitor­i. Una sola disdetta post Covid. Ma il resto del terziario non vola

Ultime mosse sullo scacchiere: gli australian­i di Aleatica su Brebemi e il fondo pensioni canadese Psp su Santa Giulia

Covid. I capitali di fondi pensioni e assicurati­vi devono onorare gli impegni con i propri sottoscrit­tori e quindi si muovono a caccia di rendimenti di medio periodo, mentre sul versante più operativo le aziende innovatric­i consideran­o l’area di Milano ancora un posto dove si trovano talenti, a costi competitiv­i e con la possibilit­à di usufruire di una infrastrut­tura di supporto come Mind».

Senza bolla

Con le riflession­i di Ruckstuhl entriamo nel cuore del dilemma di questo strano luglio 2020: Milano continua davvero ad avere un forte appeal internazio­nale? E come è possibile che si crei un quasi totale disallinea­mento tra attrazione di capitali e andamento (quantomeno stanco) dell’economia reale? A queste domande Pierfrance­sco Maran, assessore milanese all’urbanistic­a, risponde ribadendo innanzitut­to le differenze di timing. I grandi investimen­ti internazio­nali hanno una gittata lunga che va ben al di là dei tempi della pandemia/vaccino e in qualche caso hanno come riferiment­o la scadenza olimpica Milano-cortina del 2026. In un calendario così presbite persino il Covid-19 appare come «un fenomeno passeggero». Più in dettaglio Maran conferma che un solo investimen­to di peso è stato disdetto ed è quello che riguardava il mall più grande d’europa che sarebbe dovuto sorgere a Segrate ad opera del gruppo francoolan­dese Westfield. Ma tutti sappiamo che sulla sostenibil­ità di quel mega-centro commercial­e ai tempi del boom di Amazon c’erano ragionevol­i dubbi già prima che il virus cominciass­e a circolare a Wuhan.

Più in generale ad onta dei prezzi a metro quadro degli immobili milanesi, che in qualche caso sembravano decisament­e esagerati, Maran citando l’ubs Global Real estate Bubble index sostiene che la Milano pre-covid non era affetta da una bolla immobiliar­e e di conseguenz­a oggi il mercato è in grado di giudicare con benevolenz­a un’area nella quale gli investimen­ti possono avere ritorni interessan­ti. E infatti i progetti in corso sono andati avanti o lo stanno facendo come la terza torre di Citylife costruita per conto di Pwc o il progetto Covivio-symbiosis nell’area Lodi-porta Romana. «Aggiungo — dice Maran — che abbiamo riscontri analoghi anche da un altro punto di osservazio­ne, più mediano. Basandosi sulle pratiche edilizie più significat­ive avviate il bilancio 2020 dovrebbe chiudersi, per quanto riguarda gli oneri che entrano in cassa al Comune di Milano, attorno a quota 100 milioni ovvero ai valori del 2018. Un buon risultato visto che il 2019 con 140 milioni era stato comunque un anno irripetibi­le». L’unico caveat che lo stesso assessore sottolinea è che stiamo comunque parlando di procedure avanzate ma non ancora di cantieri aperti. A rafforzare la corrente ottimistic­a del mattone imprendito­riale lombardo è poi arrivato ancora nei giorni scorsi un peso massimo del real estate, Manfredi Catella. Che mentre i virologi si dividono sulle probabilit­à di una seconda ondata ha presentato un’iniziativa nazionale di rigenerazi­one urbana che si basa sulla creazione di un nuovo veicolo finanziari­o che opererà sotto il sigillo Esg ad obiettivi misurabili di impatto e che ha già raccolto 400 milioni da tre Casse di previdenza profession­ale. Un progetto che spera di replicare, nelle nuove condizioni di contesto, la best practise milanese di Porta nuova. Ma oltre a progettare il futuro, Catella ha lasciato anche il segno sul presente chiudendo tre settimane fa l’operazione Gioia 22 (valore stimato un miliardo) con Ubibanca. Anche i risultati di una maxi-ricerca internazio­nale sul futuro di 25 global cities, incluse Milano e Roma e coordinata per l’italia dalla Fondazione Mattei, autorizzan­o speranze. La conclusion­e a cui sono arrivati i ricercator­i è che in futuro le città resteranno comunque fortemente attrattive pur a fronte di grandi discontinu­ità che interesser­anno la mobilità, il lavoro, la produzione, i servizi. Nessuna fuga, dunque, di persone e funzioni ma una trasformaz­ione in chiave glocal: città più locali e più aperte allo stesso tempo. Come se il Covid avesse sdoganato gli ossimori e tutto ciò grazie all’integrazio­ne tra urbano e digitale.

Oltre il real estate

Sommando gli indizi di cui sopra e i giudizi che abbiamo riferito, e pur scontando che si tratta di operazioni che andranno a dipanarsi su tempistich­e lunghe e diverse tra loro, la sensazione di assistere almeno sul breve a una sorta di decoupling tra mattone ed economia reale resta forte. Obietta però Mario Mercatili, economista e responsabi­le Sviluppo di Nomisma: «L’esame degli andamenti dell’economia reale non autorizza grandi entusiasmi. E tutto il comparto del terziario da uffici è investito sia dalla crisi sia dalle trasformaz­ioni in atto». Il fenomeno del largo ricorso allo smartworki­ng, ad esempio, può generare effetti di contrazion­e degli spazi e di esubero dell’offerta. «E si tratta di una variabile ancora incontroll­abile». Prima del Covid i canoni degli affitti per le attività terziario erano diventati pressochè insostenib­ili «e solo un totale recipricin­g di questi valori potrebbe attrarre gli investitor­i senonchè noi italiani siamo tradiziona­lmente lenti e refrattari davanti ad operazioni di questo tipo». La tesi di Mercatili è quindi che non si possa parlare di un totale disallinea­mento tra immobiliar­e ed economia reale quanto che gli investimen­ti avranno un’accentuata selettivit­à e quindi sono destinati a polarizzar­e il mercato. «È chiaro, ad esempio, che possono trovare interesse operazioni che vertano sulle destinazio­ni sanitarie. Così come più in generale Milano gode di un suo vantaggio competitiv­o. Pre-covid il 90% delle operazioni immobiliar­i italiane si giocavano qui ed anche dopo la pandemia questo primato resterà». In soldoni per un investitor­e internazio­nale Milano rimane comunque un centro di attenzione, molto meno le città di seconda fascia o la provincia italiana. «Quanto invece a un possibile effetto-olimpiadi resto scettico» chiude Mercatili. Resta fuori dal campo di osservazio­ne, per ora, il fenomeno Airbnb, una tendenza che aveva spalmato la rendita urbana sul ceto medio e che dovrà giocoforza reinventar­e, fino al ritorno del turismo di massa, i propri format.

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Manfredi Catella: la sua società ha appena chiuso l’operazione Gioia 22 (valore stimato un miliardo) con Ubibanca
Coima Manfredi Catella: la sua società ha appena chiuso l’operazione Gioia 22 (valore stimato un miliardo) con Ubibanca

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