L'Economia

La nuova stagione di Mediaworld

- Di Francesca Gambarini

La filiale tricolore del gruppo tedesco inaugura mercoledì a Milano il suo primo Tech village europeo. L’ad Monferrini: «In un biennio investimen­ti per 60 milioni di euro». Per rinnovare la rete dei negozi e lanciare format inediti nei centri delle città. Così si ridisegna il commercio dopo il Covid

La vocazione, tutta italiana, a innovare e sperimenta­re, trova casa (ancora una volta) a Milano, nel primo «Tech village» che apre una nuova era del colosso della distribuzi­one di elettronic­a Mediaworld. Sarà inaugurato mercoledì e prenderà il posto della vecchia sede di Mediaworld (in origine era una Rinascente) tra viale Certosa e viale Renato Serra, poco distante dal Portello e dalla nuova Citylife. La filiale italiana del gruppo internazio­nale Mediamarkt­saturn (oltre mille negozi in Europa e Turchia, per un giro d’affari di 21,5 miliardi di euro) ha elaborato un progetto ambizioso che, se avrà fortuna sotto il Duomo, sarà poi replicato negli altri Paesi dove la catena è presente. L’area, seimila metri quadrati, è stata ridisegnat­a dall’architetto Fabio Novembre, che ha immaginato lo spazio commercial­e come una tipica piazza italiana, declinando­lo intorno a un ideale porticato di 24 showroom di brand iconici dell’hitech e non solo, da Apple ad Amazon, da Garmin a Nespresso, che arricchisc­ono l’offerta classica di Mediaworld, mentre al centro dell’edificio ci si ritroverà per eventi di formazione e intratteni­mento. «C’è molta fiducia nel management italiano e il risultato si vede in questo progetto — racconta Guido Monferrini, amministra­tore delegato di Mediaworld Italia —. Lo sviluppo dell’area non è concluso: nel piano interrato apriremo uno spazio dedicato al mondo dell’e-gaming, che è in crescita esponenzia­le, con un’arena e un’accademia per i giocatori, che potranno anche venire ad allenarsi. È un format che stiamo testando a Colonia».

Per realizzare il tech village è stato utilizzato il 15% dei 30 milioni di investimen­ti che il gruppo tedesco ha previsto per l’italia nel 2020. Circa 150 i dipendenti, di cui la metà sono nuovi assunti.

«Siamo il secondo mercato per il gruppo con 2,3 miliardi di fatturato nel 2019 e una crescita sia dei negozi fisici che dell’online — prosegue Monferrini —. Nonostante l’emergenza sanitaria, abbiamo confermato i nostri piani e questa inaugurazi­one è un passo importante verso una ripartenza solida, oltre che una testimonia­nza della nostra connession­e con il territorio e della volontà di continuare a portare valore e innovazion­e nel Paese». E infatti, nel 2021 è stata messa a piano la stessa cifra da investire: il gruppo sta lavorando al rinnovo della rete di negozi, cablata al 100% con la fibra ottica, a nuovi servizi per chi acquista online, e all’apertura di modelli di negozi ancora diversi. Come il primo Mediaworld Smart, che ha aperto i battenti a Varese poco più di un mese fa. «Mi piace chiamarla una “moderna drogheria” — prosegue il manager —. È nata dopo una serie di indagini di mercato che ci hanno mostrato come il cliente desideri semplicità, accessibil­ità nell’acquisto e uno “scaffale infinito”, dove si integrino l’esperienza online e quella fisica, ma anche l’assistenza tecnica e personaliz­zata. Dopo pochi giorni dall’apertura, abbiamo ricevuto oltre 150 richieste per nuovi negozi Smart. Una volta perfeziona­to il modello nei prossimi mesi, il concept sarà pronto per la duplicazio­ne».

Sfide

Di certo, «battezzare» nel post Covid un’innovativa sede e invitare i clienti a tornare nei negozi, o proporre store di prossimità che si affacciano nei centri delle città è una sfida.

Lanciata anche ai colossi dell’ecommerce. «Da tempo siamo usciti dalle logiche del dualismo tra acquisto fisico e online, adottando un approccio “one channel” che integra canali informativ­i e modalità di acquisto differenti e che si adeguano alle esigenze di ciascuno — dice Monferrini —. Ciò che conta è essere riconosciu­ti come un brand di fiducia. Questo format, così come il Tech Village, ci permette di continuare a sperimenta­re nuove proposte nel canale fisico, che è sempre di più il luogo privilegia­to per trovare una consulenza personaliz­zata: se il cliente viene con un problema, noi siamo pronti a proporre una soluzione individual­e». Di fatto, la crescita del canale digitale è andata oltre il 300% per numero di ordini durante il lockdown, quando sono stati chiusi i punti fisici. «A inizio anno avevamo un trend positivo, due mesi di stop non si possono recuperare ma non credo che con l’autunno ci sarà una crisi di prodotto. La crisi potrebbe verificars­i nel potere d’acquisto o nei modelli, piuttosto. Dall’altro lato, il canale online ha avuto un’esplosione oltre ogni possibile previsione. Siamo riusciti ad assorbirla bene poiché ci eravamo già strutturat­i — dice Monferrini, che ha lavorato in Prénatal ed è stato tra i fondatori in Italia della catena dello sport Decathlon —. Questo ha parzialmen­te compensato il mancato fatturato, però io resto positivo». Ma cosa hanno comprato (di più) gli italiani durante la serrata? «Non abbiamo mai venduto così tante stampanti e così tanti cavetti usb e hdmi — sorride il manager —. Più in generale, l’ufficio e la casa hanno prevalso sugli smartphone».

è cresciuto «L’ecommerce il 300% durante del ciò che lockdown. Ma riconosciu­ti conta è essere fiducia» come brand di

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