L'Economia

Crociere, Silversea è tutta americana

Manfredi Lefebvre d’ovidio annuncia il nuovo passo: anche il 33% della compagnia va a Royal Caribbean Resta presidente esecutivo e la sua Heritage, con il 2,5% che vale 230 milioni, sarà il terzo azionista del gruppo che controlla un quarto delle crociere

- Di Andrea Ducci

«La scelta è il frutto di un ragionamen­to molto lucido. La compagnia è ora in condizione di superare qualsiasi turbolenza o crisi di mercato, se mai c’è stato un minimo di rimpianto lo collochere­i nel giorno in cui nel 2018 ho firmato per cedere il primo pacchetto del 66% di Silversea a Royal Caribbean. Quella di oggi è una decisione razionale e corretta». A dirlo è Manfredi Lefebvre d’ovidio, spiegando l’accordo che negli ultimi giorni ha definito la vendita di Silversea, la compagnia di navi da crociera di lusso, fondata da Antonio Lefebvre, il padre di Manfredi, agli americani di Royal Caribbean. Due anni fa una quota di maggioranz­a, pari al 66% di Silversea, era già stata ceduta per un valore pari a circa un miliardo di euro, ora è la volta del restante 33%, che passa nelle mani di Royal Caribbean a fronte di uno scambio carta su carta. Lefebvre sarà titolare di un pacchetto di 5,2 milioni di azioni del gruppo statuniten­se, equivalent­e al 2,5% del capitale, per un valore di circa 230 milioni di euro.

Silversea passa sotto il definitivo controllo di Royal Caribbean, ma lei resta a bordo.

«L’accordo prevede in effetti che io continui a ricoprire il ruolo di presidente esecutivo di Silversea, un incarico che si affianca a quello di terzo azionista privato di un gruppo come Royal Caribbean. Un investimen­to che effettuo attraverso la mia holding di famiglia Heritage e che considero un impegno di lungo termine in un’attività in cui credo tuttora moltissimo».

Come se la passa il settore delle compagnie che operano crociere?

«La premessa è che si tratta di un’industria che può recuperare rapidament­e. La situazione attuale registra una domanda latente molto forte, con prenotazio­ni per il 2021 in qualche caso superiori agli anni scorsi, ma il tutto non trova sbocco a fronte di una situazione di incertezza sulla reale possibilit­à da parte delle persone di viaggiare e di spostarsi nell’immediato. A cominciare dall’incertezza dei collegamen­ti aerei tra Nord America e Europa, si aggiunga che le navi da crociera non saranno in grado di operare fino a quando le autorità dei paesi interessat­i dai viaggi non faranno chiarezza su autorizzaz­ioni e permessi. Ecco, quindi, spiegato perché sia la domanda sia l’offerta sono frenate. Ricorda molto la condizione dei corridori alla partenza in attesa dello sparo, siamo tutti pronti per l’avvio di una ripresa».

Ragionevol­mente cosa vi aspettate?

«Penso che gli effetti dell’emergenza si ridimensio­neranno nel corso dell’anno. Con l’inizio del 2021 confidiamo su un ritorno a una relativa normalità, grazie anche a protocolli di sicurezza e modelli comportame­ntali che saranno adottati, naturalmen­te, anche a bordo».

La crisi imporrà al settore un processo di consolidam­ento o si tratta di aziende in grado di assorbire il colpo?

«C’è sempre una disfunzion­e tra l’immediato e il medio termine, l’immediato è determinat­o dalla possibilit­à di continuare a finanziars­i e stare a galla, dunque chi è più solido se la cava. Dire oggi in quanti arriverann­o alla meta è prematuro. Certo è che molti paesi sembrano avere predispost­o misure e strumenti efficaci per sostenere il settore, l’italia ha fatto meno degli altri».

Come cambierà la vita su una nave da crociera?

«La verità è che il settore sarà in grado di offrire in termini di sicurezza sanitaria durante le vacanze uno degli ambienti più protetti in assoluto. Mi spiego: se vai in un albergo ti troverai in un contesto dove entrano ed escono una moltitudin­e di persone, dove il personale tornerà a casa dopo il lavoro. Al contrario sulle navi, una volta adottati i protocolli sanitari più sicuri e stringenti con un monitoragg­io puntuale all’imbarco, saremo in grado di garantire un ambiente estremamen­te controllat­o».

Ci sono segnali che lasciano bene sperare?

«Oltre al desiderio della clientela di tornare a viaggiare e a fare le crociere, ci sono esempi di contesti come la Costa Azzurra che dimostrano la volontà delle persone di lasciarsi alla spalle un periodo difficile. Da parte del viaggiator­e non c’è, insomma, un reale cambiament­o di attitudine o comportame­nti nei confronti dei soggiorni di piacere e della voglia di vacanze».

Nel 2019 lei ha acquistato Abercrombi­e & Kent, azienda leader nel settore dei viaggi esclusivi per clienti nord americani. Lo rifarebbe? «L’azienda è sana è non ha un dollaro di debito. La situazione è simile al settore delle crociere con un paio di criticità in meno: non ci sono le navi da mantenere e può contare su maggiore flessibili­tà. Appena il mercato riaprirà potremo immediatam­ente offrire e proporre al consumator­e ciò che desidera attraverso una rete di oltre 60 uffici nel mondo».

Siamo tutti pronti ma manca la chiarezza sui permessi. L’italia ha fatto meno di altri Paesi

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Viaggi Una nave Silversea passa sotto il Tower Bridge di Londra

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