HERR UWE VA A BRUXELLES IL GENERALE DI ANGELA MERKEL
Finora nell’ombra, Corsepius guida il semestre tedesco a capo della Ue Con una convinzione forte: l’interesse della Germania è l’interesse dell’europa
Uwe Corsepius ha certamente sospettato, da sempre, che il momento sarebbe arrivato. Che, prima o poi, Berlino avrebbe dovuto prendere apertamente, senza infingimenti e senza eccessiva riluttanza, la guida dell’unione europea. Non che prima della pandemia Berlino sedesse in una carrozza secondaria del treno europeo. Chiunque, a Bruxelles e nelle capitali del continente, abbia avuto a che fare con il consigliere di lungo corso di Angela Merkel sugli affari europei sa quanto lui e i funzionari tedeschi possano essere duri nelle trattative, preparati sui dossier, pignoli sui dettagli e anche arroganti con i partner quando li considerano in errore.
Ora, però, Corsepius dovrà uscire dal cono d’ombra nel quale si è sempre rifugiato per affrontare la sfida maggiore che l’europa abbia mai avuto di fronte. E per realizzare le strategie che ha discusso con la cancelliera e che disegneranno, se avranno successo, l’europa dei prossimi decenni.
L’alto e dinoccolato Corsepius, 59 anni, è un uomo dal quale comprereste un’auto usata. Ma ve ne venderebbe solamente una tedesca. Come tutti gli alti burocrati di Berlino, dei quali è il più influente quando si viene a trattare di Ue, è pienamente convinto di una frase che Merkel ripete da anni: «L’europa ha bisogno di noi, così come noi abbiamo bisogno dell’europa». Dal grande pubblico europeo, questa sentenza è in genere letta come il riconoscimento del destino europeo della Germania. Ed in effetti è così. Nell’interpretazione pragmatica che ne danno ogni giorno le donne e gli uomini che lavorano per la cancelliera, però, vi è insito il concetto secondo il quale l’interesse di Berlino deve essere difeso con i denti dal momento che è anche, almeno tendenzialmente, l’interesse dell’europa. E Corsepius, come la sua boss, sa che oggi è interesse della Germania uscire dalla timidezza politica che contrasta con la sua forza economica ma che la accompagna sin dal dopoguerra.
In concreto, ciò significa che, durante il Consiglio europeo di venerdì prossimo e durante il semestre di presidenza tedesca della Ue, Berlino non vorrà solo arrivare a un compromesso sul Recovery Fund e sul bilancio 2021-2027 dell’unione europea. Vorrà che siano qualificati. Da un lato, il risultato finale dovrà garantire che ci siano fondi da offrire ai Paesi più deboli affinché le economie che escono dalla crisi da virus siano meno divergenti di quanto lo sarebbero se ogni capitale dovesse agire solo con le risorse sue proprie (economiche ma anche strutturali). A tale scopo, Corsepius e poi Merkel dovranno convincere il primo ministro olandese Mark Rutte e gli altri premier dei cosiddetti Frugal Four (Austria, Danimarca, Svezia, oltre all’olanda) della necessità di mettere in campo anche denari a fondo perduto. Qui troverà l’appoggio, oltre che della Francia di Emmanuel Macron, dei Paesi mediterranei che di quei fondi saranno beneficiari.
Dall’altra parte, però, Berlino potrà dare garanzie ai Quattro Frugali — ai quali si è aggiunta la Finlandia — sui controlli legati alla distribuzione di denaro a fondo perduto (condizionalità implicite, si potranno chiamare). Anche perché è il governo tedesco stesso a volere la garanzia che il Recovery Fund sia usato da ogni singolo Paese anche a beneficio di tutta la Ue. Il che significa due cose. Primo, rendere efficienti le economie nazionali: cioè fare riforme strutturali soprattutto nei Paesi che ne hanno più bisogno e non le fanno mai. Secondo, prepararsi per riparare le finanze pubbliche nazionali danneggiate dagli indebitamenti di questi mesi e da scelte precedenti: il che significa affermare che la prima Resilienza anti-crisi è avere conti a posto. In questo, Berlino non avrà solo l’appoggio dei Paesi nordici ma ha anche un obbligo vero i propri elettori, i quali negli anni scorsi hanno appoggiato bilanci pubblici nazionali in surplus e debito pubblico basso, cioè hanno favorito la Resilienza che oggi la Germania dimostra di avere.
Il fatto di maneggiare, durante i sei mesi di guida della Ue, sia il Recovery Fund che il bilancio 2021-2027 offrirà al superburocrate di Berlino una flessibilità notevole per raggiungere compromessi, sia sul lato dei denari che ogni capitale metterà a disposizione sia sui denari che ogni Paese riceverà. Le possibilità che Merkel e Corsepius riescano a raggiungere un accordo sui due dossier sono buone, anche se ci sarà bisogno di settimane, forse mesi, per avere un accordo completo.
Il dubbio è che il Fondo per la Ripresa possa non essere sufficiente, sia per dimensione sia per i tempi di erogazione dei fondi, dal 2021 e forse non prima della seconda metà dell’anno. Con il risultato che l’uscita dalla crisi sarà comunque divergente, con le economie più robuste ancora più forti rispetto alle altre.
Sotto i riflettori, dunque, la vita non sarà semplice per Corsepius. Oltre alla grande questione economica, dovrà affrontare la conclusione dell’accordo post-brexit con il Regno Unito e la relazione con la Cina, sempre più difficile da trattare. Sarà però la capacità di raggiungere un buon accordo — e realizzabile — sulle questioni economiche che racconterà alla Storia se, in quel 2020 di pandemia, Berlino prese finalmente la leadership di una nuova Europa.