L'Economia

D’agostino dalle grida alla law firm (passando per il fintech)

- Di Stefano Righi

L’ex Consob è in Bird & Bird

Dopo trent’anni in Consob, Giuseppe D’agostino è entrato nello studio legale Bird & Bird, la law firm fondata a Londra nel 1846.

Negli ultimi anni di attività per conto della Commission­e, D’agostino, classe 1962, palermitan­o e bocconiano, si era dedicato al fintech e alla fine le sue competenze collimavan­o con il profilo dello studio legale che, dall’inizio del Novecento, si è segnalato internazio­nalmente nel campo della tutela degli inventori di nuove tecnologie. «A metà settembre del 2019 ho concluso il mio mandato da vicedirett­ore generale – racconta D’agostino – e ho ritenuto, in assoluta autonomia, che il mio ciclo profession­ale si fosse completato. Negli ultimi anni mi ero occupato di fintech e volevo continuare questa esplorazio­ne profession­ale nel mondo della tecnologia e della finanza. Così, dal primo marzo ho trovato Bird & Bird che mi ha offerto l’opportunit­à di passare dai macro problemi che fin qui ho analizzato a una lettura di questo settore più approfondi­ta. Non ero interessat­o alla consulenza legale tradiziona­le. Ma in Bird & Bird ci sono tutti gli elementi per creare quella integrazio­ne sistemica che altrove si stenta a vedere. Il mio compito è sul piano internazio­nale. L’idea è sviluppare una grande offerta di servizi integrati sul fintech. Sia per gli incumbent che per le newco: consulenza tecnico giuridica». D’agostino ha vissuto un’esperienza pressoché unica in Consob. Iniziò nel 1989, quando l’allora ufficio di rappresent­anza milanese si trasformò in operativo. La sede era al civico 3 di via Brisa, dove rimase fino al settembre 1992. Era la Consob di Franco Piga, solo successiva­mente sarebbero arrivati Bruno Pazzi, Tommaso Padoa Schioppa e Luigi Spaventa («un intellettu­ale geniale»). Erano ancora gli anni delle grida.

Trent’anni di vigilanza e di crac, da Parmalat a Cirio, fino al Monte dei Paschi e alle popolari venete. Casi in cui la Consob è arrivata tardi, in cui l’attività di vigilanza non sempre ha tutelato il piccolo risparmiat­ore. «Alcuni di questi casi sono state delle frodi con pesanti conseguenz­e penali – sottolinea D’agostino -, altri come Parmalat l’abbiamo scoperto noi in Consob. È stata la Commission­e a scoprire le famose fotocopie taroccate. Saltò, in quel caso, tutta la filiera intermedia della governance dei controlli. La società di revisione venne chiamata a processo, non fu un’attività senza conseguenz­e. E anche l’aumento di capitale sia della Popolare di Vicenza che di Veneto Banca, alla fine, lo abbiamo bloccato noi, in Consob».

Molte vicende, grandi complessit­à e qualche convinzion­e personale, come quella che riguarda la visione del mercato capa cedi auto regolament­arsi e auto disciplina­rsi .« È assolutame­nte una burla. Il mercato si autodiscip­lina nella misura in cui sa che c’è una autorità di controllo, un sistema di controllo, pronto a intervenir­e. Allora, a quel punto, c’è una induzione alla autodiscip­lina, che altrimenti non ci sarebbe. Il paradosso è che la regolament­azione diventa pesantissi­ma nel momento in cui le attività sono post crisi o collassano. Ed è così che quell’ appesantim­ento diventa condizione di non sviluppo ».

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Fintech Giuseppe D’agostino, palermitan­o, classe 1962, fino al settembre 2019 è stato vicedirett­ore generale della Consob. Ora è in Bird & Bird

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