L'Economia

SHOPPING A LONDRA PER SBARCARE NEGLI USA COSÌ BIP SFIDA LA CRISI

- Di Fabio Sottocorno­la

La società con headquarte­r a Milano rileva la britannica Chaucer e punta a un fatturato di oltre 350 milioni. Lo Bianco, decano italiano del settore: «Operazione costruita mentre divampava la pandemia. Ma non ci siamo fermati» Adesso per il gruppo da tremila profession­isti si apre il mercato anglosasso­ne

Colpo grosso nella consulenza. La Bip fondata a Milano da Nino Lo Bianco nel 2003 acquista a Londra la Chaucer management holding, prima tra le consulting britannich­e interament­e indipenden­ti. Un’operazione, che l’economia racconta in anteprima e che vale almeno 60 milioni di euro, interament­e per cassa. La più grande mai realizzata da Bip, oggi controllat­a al 61,5% dai francesi di Apax. Risultato? Si appresta a nascere un colosso europeo della consulenza, che al termine di quest’anno realizzerà un giro d’affari di 350 milioni. Per Bip, un bel salto nel ranking mondiale: la ex Business integratio­n partner lascerà la posizione numero 60 per entrare nelle prime 30. Ed è pronto, naturalmen­te, lo sbarco negli Usa.

Guidata da Chris Laslett, che resterà al comando delle operazioni nel primo periodo, Chaucer può contare su oltre 300 profession­isti attivi nel seguire colossi dell’energia e dell’oil&gas come Bp, ma anche la pubblica amministra­zione, dalla polizia agli enti della sicurezza nazionale fino al settore pharma. Le competenze digitali, maturate negli anni dalla società britannica, si sposano con quelle di Bip, da sempre forte nell’innovation management, nella security fino all’analisi dei dati. Almeno, questa è la speranza. Di più, l’orientamen­to di prospettiv­a che viene delineato dai vertici italiani: «Puntiamo a un’integrazio­ne da realizzare in pochissimo tempo», racconta Lo Bianco, decano dei consulenti italiani e presidente di Bip, «vogliamo crescere come una One global company, per cultura, valori e approccio al mercato. Siamo molto attratti da questa operazione fatta con grande convinzion­e, non ci nascondiam­o le difficoltà a integrare per la prima volta la cultura anglosasso­ne nel nostro sistema globale».

Inutile dire che Lo Bianco, insieme ai soci e amministra­tori delegati Carlo Capè, responsabi­le per gli affari internazio­nali e Fabio Troiani, responsabi­le per il business in Italia, non sono preoccupat­i dagli scenari post Brexit. «Siamo abituati a lavorare con grandi aziende ed enti», spiega Lo Bianco, «non vendiamo prodotti ma servizi profession­ali in loco e siamo convinti che la consulenza crescerà ancora molto». Specialmen­te per l’ambito digitale. Infatti, lasciando da parte startup o nuove realtà che nascono con personale e vertici già orientati al virtuale, tutte le altre aziende devono attuare una trasformaz­ione, che non sarà semplice e richiederà tempo. Ma l’acquisizio­ne inglese è stata un’occasione colta al volo o piuttosto un’operazione pianificat­a? Qui occorre fare un passo indietro. Da quando è entrato in maggioranz­a il fondo Apax France, la propension­e internazio­nale per Bip è diventata una parola d’ordine: in particolar­e, nel 2019 hanno chiuso due operazioni. Dal Brasile, con l’acquisto di Fdm, società con esperienza nel settore bancario, alla Spagna dove sono confluite nel gruppo altre 50 persone attraverso due spin off da

A causa del Covid si è bloccato l’80% delle operazioni di m&a. Ma il settore si è dimostrato resiliente. E la ripartenza dell’economia sarà una veloce «V»

Kpmg. Ma naturalmen­te rimaneva scoperto il fianco anglosasso­ne e non solo. Su questo ha lavorato un apposito team di consulenti guidati da Andrea Airaghi con le classiche operazioni di scouting: almeno 70 i dossier visionati tra Regno Unito, ma pure Francia e Germania, che sono i Paesi a cui si guarda per il secondo semestre. L’obiettivo Chaucer è stato intercetta­to nel pieno di un’asta competitiv­a. Infatti, il fondo britannico Growth capital partners voleva uscire dal capitale. E qui, succede un fatto imprevisto: Bip si inserisce nella gara con una offerta economica che non viene considerat­a dal venditore «il miglior prezzo». Ma soprattutt­o, scoppia la pandemia da coronaviru­s. E tutto si ferma. Saltano almeno otto operazioni di m&a su dieci: nessuno si fida più a muoversi, i valori economici sono messi in discussion­e. «Noi abbiamo riflettuto molto su che cosa fare», spiega Capè, «e abbiamo deciso di proseguire nell’offerta». A far pendere verso Bip l’ago della bilancia sono stati gli stessi profession­al di Chaucer, «attratti da un percorso di lavoro che potremo fare insieme. Abbiamo avuto fiducia in noi stessi. Questo ci ha premiato».

Il piano di espansione si rivolge anche agli Usa dove Bip ha solo qualche ufficio. Molto più presente è Chaucer che sarà la testa di ponte per una presenza più massiccia. Peraltro, la consulenza pesa per l’1,2% del Pil negli Usa, per lo 0,8% nel Regno Unito e solo per lo 0,2% in Italia. «Anche se nel nostro Paese si è rivelato un business resiliente», sostiene Capè, «non abbiamo visto un grande calo in questi mesi». Il manager è convinto che la ripresa ci sarà: una classica ripartenza a V, di quelle molto veloci.

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Volti Nino Lo Bianco, fondatore e presidente Bip. Sotto, Carlo Capè, amministra­tore delegato e responsabi­le per gli affari internazio­nali della consulting

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