L'Economia

TECNOLOGIE, CONTROLLOR­I E CAOS AUTOSTRADA­LE

- Di Edoardo Segantini edoardoseg­antini2@gmail.com @Segantini

Martedì scorso, sulla A26 tra Ovada e la Liguria di Ponente, c’erano 16 chilometri di coda. Un caos immobile. La dimostrazi­one che blateriamo di tecnologie avanzate ma non sappiamo o non vogliamo utilizzarl­e, perché gli apparati organizzat­ivi del Paese restano clamorosam­ente inadeguati. Nelle infrastrut­ture le contraddiz­ioni sono evidenti: tra poco, al posto del Morandi, avremo uno dei ponti più belli del mondo, realizzato a tempo di record per mezzo delle tecnologie più avanzate. Il viadotto sorge sulle rovine di una tragedia, costata la vita a 43 persone: principale imputata, la carenza di manutenzio­ne, la stessa di cui soffrono tante altre infrastrut­ture del Paese. Ma al momento il nodo di Genova, nei suoi grandi tre rami nord, est e ovest è pressoché bloccato, con danni enormi per l’intera economia italiana. Lo sblocco di questa situazione — dovuta ai tardivi lavori di manutenzio­ne — appare complicato da alcune domande senza risposta. In un’intervista, ad esempio, il capo di Autostrade per l’italia Roberto Tomasi dice: «A gennaio avevamo condiviso con il ministero delle infrastrut­ture nuovi standard di ispezione, elevandoli rispetto al passato. Avevamo avuto l’ok al modello francese Cetu, che già usiamo per interventi nella galleria del Monte Bianco. Questo modello è poi diventato un manuale operativo, inviato il 26 maggio a tutte le concession­arie come nuovo riferiment­o. Tre giorni dopo, è stata data l’indicazion­e, solo ad Autostrade per l’italia e solo in Liguria, di smontare entro il 30 giugno tutte le onduline, quando nelle previsioni originarie era chiaro si dovesse fare entro fine anno. Da lì i cantieri e i disagi». Ora, in questa vicenda le responsabi­lità della società concession­aria sono del tutto palesi. Non a caso, a dicembre, la Corte dei Conti aveva già messo in evidenza un altro crollo: quello degli investimen­ti dei gestori a partire dal 2009. Ma forse il ministero delle Infrastrut­ture non ha controllat­o e monitorato con la dovuta accuratezz­a che i lavori di manutenzio­ne venissero realizzati.

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