Oro e bund, le virtù della coppia rifugio
Il titolo di Stato tedesco e l’oncia d’oro hanno offerto guadagni in conto capitale tra il 3 e il 30% da gennaio Perché sono considerati porto sicuro quando le cose vanno male. Ecco come utilizzarli per diversificare
Anche con il segno meno dei titoli di Stato più virtuosi si può guadagnare. Non con le cedole, ma con gli apprezzamenti delle quotazioni. E, quindi in conto capitale. Sapendo muoversi, insomma, anche i rendimenti negativi consentono margini di azione, non semplici come l’attesa paziente del cassettista che aspetta e magari reinveste strada facendo i proventi delle cedole.
Ed è proprio il focus sui prezzi e non sulle cedole che fa da comun denominatore tra il titolo di Stato decennale tedesco e l’oro. L’altra circostanza che li avvicina e che tutti e due, a ragion veduta, si fregiano dell’investiture di «bene rifugio» quando le cose vanno male.
Le cifre
Vediamo allora i numeri della strana (forse non tanto) coppia. La scadenza febbraio 2030 del bund di Berlino non paga interessi. Ma richiama molto gli investitori, attratti non certo dal rendimento, che è negativo. In media negli ultimi mesi l’acquisto di un bund decennale è costato lo 0,45 per cento. Il motivo dell’interesse è la solidità del debito pubblico della Germania: pur provata dalla pandemia, come tutti, Berlino continua a rappresentare la quintessenza della virtù europea per il sistema finanziario.
Come l’oro gode della considerazione di essere, appunto, un bene rifugio, un investimento che potrebbe non produrre rendimento, ma assicurare la conservazione del capitale e zero patemi d’animo a chi lo ha in portafoglio. Non importa se fra dieci anni, dopo averlo acquistato a prezzi di mercato superiori al valore nominale, 100, si incasserà una cifra inferiore a quella investita. Chi lo sceglie mette in conto che la sicurezza di riavere i soldi abbia un prezzo. Oppure, se vuole approfittare dell’effetto in conto capitale, deve mettere in conto di seguire le quotazioni e magari di vendere il bund dopo aver raggiunto un certo risultato. Senza aspettare la scadenza che lo vanificherebbe con il ritorno a 100.
Le due linee
Il grafico del prezzo del bund, analogamente a quello dell’oro, evidenzia un andamento positivo nell’arco dell’anno. Enfatizzato al diffondersi improvviso della pandemia. In quei giorni, oltre alla sicurezza economica e finanziaria, Berlino
sembrava offrire anche una sicurezza sanitaria invidiabile. Con riflessi positivi ravvicinati per il valore delle proprie obbligazioni pubbliche. Lo stesso grafico mostra poi un ritorno rapido alla normalità del valore di scambio del titolo di Stato tedesco, sceso a quotazioni decisamente inferiori. Per poi riprendere, gradualmente, un salita abbastanza costante, a volte interrotta da momenti di ritracciamento.
Non c’è dubbio, se si confrontano le variazioni percentuali, che l’investimento in oro abbia prodotto un guadagno largamente superiore a quello del titolo tedesco da inizio anno. Nel momento di massimo splendore, il prezzo dell’oro è salito del 30 per cento circa. Dato che, successivamente, si è comunque attestato ad un più 22 per cento, un livello in grado di competere con molti rialzi messi a segno da titoli azionari statunitensi di azione tecnologiche.
Prima dei recenti aggiustamenti, invece, la variazione positiva massima dell’emissione pubblica tedesca ha toccato il 6 per cento, attestandosi poi al 3 per cento. Sempre da inizio anno. Non è un dato da sottovalutare: per avere analoghi riscontri sul fronte delle cedole nel comparto obbligazionario, occorre investire in emissioni subordinate e spesso senza data di rimborso prefissata o in emissioni perpetual, Insomma in bond con un grado significativo di rischio. Due strumenti, con un’origine molto diversa tra di loro, seguono un cammino abbastanza simile, confermando che la diversificazione in ogni caso, premia. Sia perché la rischiosità dei due prodotti finanziari è molto diversa, (con l’oro si rischia di più), sia perché la presenza del titolo di Stato tedesco, meno generoso, tende ad equilibrare l’assunzione complessiva del rischio.