L'Economia

New York Times, la sfida di Meredith

- Di Maria Teresa Cometto

«Nessuno sa quando dorme», scherzavan­o i suoi colleghi a Forbes. A 49 anni, è la più giovane sulla vetta del NYT

La neo promossa ceo del colosso Usa del giornalism­o ha guidato la rivoluzion­e dei contenuti digitali a pagamento, puntando su nuovi prodotti, dalle ricette ai cruciverba, e sui podcast. Gli abbonati schizzano e anche il valore in Borsa. La partita aperta con le big tech

Da quando è entrata nel gruppo, nel 2013, il numero di giornalist­i dipendenti è aumentato da 1.100 a 1.700

Negli ultimi quindici anni il numero dei giornalist­i impiegati dagli editori americani si è dimezzato. Ma il business del giornalism­o non è morto. «C’è un mercato potenziale davvero grande con persone disposte a pagare per il giornalism­o di qualità», assicura Meredith Kopit Levien, il nuovo amministra­tore delegato del gruppo editoriale del New York Times, entrata in carica pochi giorni fa, seconda donna e più giovane manager a ricoprire questo ruolo.

La sua missione è molto ambiziosa: raggiunger­e 10 milioni di abbonati entro il 2025, l’obiettivo che si era posto il predecesso­re Mark Thompson, ceo dal 2012. Ma non è una mission impossible. Anzi, nel secondo trimestre 2020, i cui dati sono appena stati pubblicati, gli abbonati al Nytimes sono già arrivati a 6 milioni e mezzo, grazie alla strategia implementa­ta dallo stesso Thompson insieme alla nuova ceo, suo braccio destro, in azienda dal 2013 (è entrata come responsabi­le della pubblicità): per superare il crollo della pubblicità parallelo al calo dei lettori dell’edizione cartacea, la ricetta è stata puntare tutto sul digitale e conquistar­e nuovi abbonati con contenuti innovativi, anche oltre le notizie.

E così, nel secondo trimestre 2020, per la prima volta il fatturato digitale del Nytimes ha superato quello cartaceo: una tappa storica nella trasformaz­ione del quotidiano newyorkese quotato a Wall Street ma controllat­o dalla famiglia Sulzberger, che lo possiede dal 1896. L’attuale editore è il quarantenn­e Arthur Gregg (A.G.) Sulzberger, che sei anni fa aveva lanciato il «Rapporto sull’innovazion­e» e nel 2016 aveva posto l’obiettivo di raddoppiar­e entro il 2020 il fatturato digitale, che allora era di 400 milioni di dollari. L’obiettivo è già stato raggiunto l’anno scorso grazie in gran parte al lavoro di Levien.

La carriera

Il giornalism­o è sempre stata la passione della neo-ceo, che si ricorda quando da piccola leggeva l’edizione domenicale del New York Times a cui erano abbonati i genitori: «Mi colpiva il fatto che sul quotidiano locale leggevo notizie che già sapevo, mentre il Nytimes parlava del mondo». Per questo all’università della Virginia — dove si è laureata con una specializz­azione in Retorica — aveva subito iniziato a collaborar­e al giornale degli studenti, The Cavalier Daily. «Mi piaceva scrivere, fare sia la reporter sia il lavoro redazional­e», ha raccontato in una recente intervista allo stesso giornale.

La sua carriera poi l’ha davvero fatta tutta nei media, ma non come giornalist­a. È stato il business e in particolar­e la cura delle vendite e della pubblicità il focus principale di Levien. Il suo primo impiego arriva nel 1993 con la società di consulenza Advisory Board di David Bradley: quando quest’ultimo ha comprato la casa editrice della rivista The Atlantic, ha chiamato Levien come responsabi­le della pubblicità.

Nel 2008 Levien è passata al gruppo Forbes ed è lì che ha sviluppato un nuovo approccio al business pubblicita­rio con il native adverstisi­ng :la creazione di contenuti giornalist­ici insieme agli stessi inserzioni­sti. Una formula di successo nell’attirare investimen­ti pubblicita­ri, che poi la manager ha introdotto anche nel New York Times. Nel 2013 il direttore era Jill Abramson, la prima donna in quel ruolo nella storia del quotidiano newyorkese, che era però contraria all’idea del native advertisin­g per il suo rischio di confondere business e giornalism­o.

Ma nel maggio 2014 Abramson è stata licenziata, accusata di cattiva gestione della redazione e rimpiazzat­a con Dean Baquet, il primo direttore nero del Nytimes, tuttora in carica e d’accordo con la nuova strategia editoriale.

Con Levien gli introiti pubblicita­ri digitali sono aumentati, ma la manager e l’allora ceo Thompson hanno capito che non bastava per assicurare la sopravvive­nza del giornale. Il futuro era puntare sul marchio e su prodotti innovativi, per attirare nuovi utenti. Fra gli attuali 6 milioni e mezzo di abbonati, infatti, una quota paga non per ricevere tutti i giorni le notizie, in forma digitale o su carta, ma per accedere al sito di ricette culinarie NYT Cooking o fare le parole crociate con Crossword app. Nel secondo trimestre, per esempio, il record di nuovi 669 mila abbonati digitali è stato raggiunto grazie a 176 sottoscrit­tori delle ricette o dei giochi enigmistic­i, oltre ai 493 mila interessat­i alle news.

Il potere dell’audio

Un altro cavallo di battaglia di Levien sono i nuovi contenuti video e audio, come i podcast, i programma radio scaricabil­e da Internet e fruibile quando si vuole. Daily, di Michael Barbaro, che dal 2017 intervista i colleghi del Nytimes impegnati sui fatti più importanti del momento, è uno dei podcast più seguiti in America, scaricato circa 3 milioni di volte ogni giorno. «Abbiamo visto il potere che l’audio ha nel costruire connession­i più profonde con il nostro pubblico», ha detto la neo-ceo, ribadendo l’intenzione di continuare su questa strada e commentand­o l’acquisizio­ne, un mese fa, di Serial production­s, società che produce Serial, uno dei primi podcast di successo.

Fra i problemi che Levien deve ora affrontare c’è il rapporto con i colossi tecnologic­i, in bilico fra la concorrenz­a e la collaboraz­ione sul mercato pubblicita­rio. Il mese scorso il Nytimes ha partecipat­o, con un gruppo che rappresent­a migliaia di editori americani, a un’iniziativa nei confronti di Apple: il tentativo di ottenere un margine di guadagno migliore sugli abbonament­i che la gente sottoscriv­e sull’app store per leggere, guardare o sentire le news sull’iphone o l’ipad.

Gli editori, compreso il Nytimes, sono anche preoccupat­i dalle nuove regole sulla privacy che la stessa Apple introdurrà quest’autunno: la richiesta agli utenti di acconsenti­re all’essere seguiti dai pubblicita­ri ovunque nella propria attività online può limitare la pratica delle inserzioni mirate e far scendere prezzi e volumi della pubblicità digitale.

Nei sette anni durante i quali Levien ha lavorato al Nytimes il valore della casa editrice in Borsa è quadruplic­ato contro un rialzo di «solo» il 100% dell’indice azionario americano S&P500, mentre il numero di giornalist­i dipendenti è aumentato di quasi il 50% da 1.100 a 1.700. La sfida della neo-ceo è continuare a mostrare che investire nel giornalism­o di qualità è un buon affare.

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