Inspired, istruzione modello Milano
Il gruppo globale dell’educazione privata in Italia è presente in sei città e ha investito 150 milioni in 4 anni. Il ceo Nsouli: «Da voi i migliori risultati d’europa. Le scuole internazionali fanno bene al Paese». Anche per ripartire dopo il Covid
Contare su un mercato globale è stato un vantaggio per molti business, nei mesi dell’emergenza sanitaria e del lockdown. Ha fatto tesoro della sua rete, estesa sui cinque continenti, anche il gruppo di scuole internazionali private Inspired, 64 istituti nei cinque continenti, presente in Italia in sei città e con varie sedi a Milano.
«Essere un grande gruppo si è rivelato un vantaggio strategico», spiega Nadim Nsouli, che nel 2013 ha fondato e oggi guida la multinazionale della formazione dove si studia seguendo il programma IB (International Baccalaureate, per bambini e ragazzi dall’asilo ai 18 anni), 600 milioni di ricavi e 49 mila studenti. A febbraio, il Vietnam è stato il primo Paese a chiudere le aule. Poi è arrivata la decisione del governo italiano, a cui si è accodata la Spagna. Così, quello che era stato fatto in Asia per trasformare la didattica in presenza in lezioni digitali, diventava prezioso anche nel Vecchio Continente. «Abbiamo sviluppato protocolli per la salute e la sicurezza, e programmi ibridi basati sulle best practice globali, che abbiamo implementato in tutte le nostre scuole, riuscendo così, allo stesso tempo, ad accogliere gli studenti in classe e permettendo a chi deve connettersi virtualmente di poterlo fare — prosegue il fondatore —. Stiamo lavorando per lanciare una scuola al 100% digitale, il King’s College Online, basato sul British curriculum, per gli studenti dai 7 ai 13 anni: data la crisi, ne abbiamo velocizzato la realizzazione, così raggiungeremo gli studenti nei Paesi dove oggi non siamo fisicamente presenti».
Campus e azionisti
Nsouli sa che la crisi non può essere considerata un capitolo chiuso definitivamente. «Ma adesso abbiamo tutti i protocolli per continuare i programmi e aiutare i nostri studenti a raggiungere il massimo dei risultati — riflette —. Quando mi chiedono quali sono i rischi di un settore come il mio, rispondo: davvero pochi. Il focus principale in ogni famiglia sono i figli e la loro educazione. La scuola è una branca resiliente e con una valenza sociale: nella maggior parte dei Paesi, dall’africa all’america Latina, se vuoi il meglio per i tuoi figli, devi mandarli in una scuola privata».
In Italia Inspired ha messo radici nel 2016, quando ha acquisito dal fondo Hig Capital la International School of Europe e, in seguito, la St. Louis School, a Milano. Il primo passo di una strategia che ha portato il gruppo a fare della penisola uno dei fiori all’occhiello del suo network, anche grazie a 150 milioni di euro di investimenti.
Tra questi, oltre le acquisizioni, ci sono progetti come il nuovo campus di Siena (su terreni ceduti dalla multinazionale farmaceutica Gsk), due convitti, a Milano, che a oggi ospitano 67 ragazzi dai 14 ai 18 anni, uno alla International School of Milan e uno alla St. Louis, una mensa e un’area teatrale a Modena, nuovi spazi per lo sport a Monza e il rinnovo del campus di Caviglia.
«Quando ho iniziato, cercavo investitori a lungo termine, perché è l’unico modo per approcciare il settore. Oggi abbiamo investitori ad alta capitalizzazione come Gic, il fondo sovrano di Singapore, i private equity statunitensi Warburg Pincus e Ta Associates, Graeme Crawford Trusts e family office come la famiglia Oppenheimer in Sudafrica e il gruppo Mansour». Il fondo Oakley capital (lo stesso che nel 2019 è entrato nell’azienda di design Alessi e ha quote anche nel portale Casa.it) è stato tra i primi investitori di Inspired e ha di recente venduto le sue quote a Gic. «Sono tutti azionisti di minoranza (Inspired è controllato dal trust di Nsouli, NMN Cap), questo mi permette di prendere decisioni veloci nel momento in cui ci espandiamo nel mondo». Prima di fondare Inspired, Nsouli è stato partner di Providence, lo stesso fondo di equity che aveva investito in Italia nel gruppo Galileo Global Education e che ora ha ceduto le quote a un nuovo consorzio di investitori istituzionali pubblici e privati (tra cui Canada Pension Plan Investments e Montagu). Altra conferma che l’istruzione richiede impegni a lungo termine. La scelta di Nsouli di fare di Milano l’hub dell’educazione in lingua inglese in Italia, così come un avamposto nel Vecchio Continente per il gruppo non sorprende, data la vocazione internazionale della città. E potrebbe rivelarsi una carta vincente anche nei piani di rilancio del post Covid. «Le scuole di Milano sono tra quelle con i migliori risultati in Europa», ricorda il ceo. E, adesso, sono diventate attrattive anche per molte famiglie italiane. «Si è capita l’importanza di essere pienamente bilingui e di una formazione internazionale, nella costruzione di una carriera all’estero», dice Nsouli.
Oggi il business dell’educazione premium è in crescita in tutto il mondo, non solo nei Paesi emergenti. «Oltre alla consapevolezza che una formazione internazionale è un volano per realizzarsi al meglio — spiega Nsouli —, non va dimenticato che tanti governi, in ogni parte del mondo, tagliano il budget per l’educazione pubblica, il che significa: strutture vecchie e classi sovraffollate. Gli stessi governi sanno anche che avere scuole di caratura internazionale fa bene al sistema Paese. Con Brexit, io stesso sto pensando di spostarmi da Londra. L’italia è sicuramente una meta che in molti stanno considerando, perché i dirigenti potranno iscrivere i loro figli in scuole premium e globali, che offrono un’educazione olistica».