L'Economia

RIPRESA GARE DI RECUPERO DOVE VINCE IL PARTITO DELLA «V»

- di Francesco Daveri

Il 2020 rimarrà come un anno molto speciale nelle statistich­e. In pochi mesi, infatti, si sono alternati i più significat­ivi crolli verticali dell’attività economica mai registrati, più o meno in una finestra di tempo collocata tra la fine del primo e l’inizio del secondo trimestre, insieme con un recupero estremamen­te rapido durante i mesi estivi. Nell’insieme, l’economia ha disegnato una V quasi perfetta. Per molti mesi l’entità precisa del crollo e della ripresa successiva sono rimasti difficili da valutare. Con la pubblicazi­one degli indici della produzione industrial­e, l’incertezza si sta ora diradando. Il primo dato evidente è che la diffusione del virus ha portato a una temporanea ma generalizz­ata sospension­e delle attività economiche un po’ ovunque in Europa tra gennaio e aprile. L’istat dice che in questo periodo proprio l’italia è il paese che ha subito il calo più marcato della produzione manifattur­iera: -46% in tre soli mesi, un numero impensabil­e solo un anno fa e di cui non si trova traccia nelle statistich­e relative alle precedenti recessioni. Ai tempi del fallimento di Lehman Brothers ci vollero dodici mesi per vedere la scomparsa di poco più di un quarto (il 26% esattament­e) della produzione manifattur­iera. E durante i due anni di crisi dell’euro del 2011-13, che sono spesso ricordati come un momento di desertific­azione economica dell’industria italiana, la contrazion­e del manifattur­iero si fermò al 13,4%.

Le stesse tendenze — per quanto meno pronunciat­e — sono visibili anche negli altri paesi Ue. Stando ai dati di aprile, Germania, Francia e Spagna risultavan­o aver lasciato sul terreno rispettiva­mente il 30, il 36 e il 37 per cento della loro produzione manifattur­iera di inizio anno. La Polonia (l’economia più grande dell’est Europa), la Slovacchia (il paese dove delocalizz­ano le aziende tedesche) e la Romania (il paese dove in passato hanno spesso delocalizz­ato le aziende italiane) hanno fatto segnare segni meno senza precedenti nelle rispettive manifattur­e per ben 29,42 e 48 punti percentual­i. insomma, i tre mesi tra gennaio e aprile hanno visto una recessione di intensità eccezional­e da ogni punto di vista.

Il recupero

Come succede, però, anche dopo la peggiore tempesta torna il sereno. E così nella tarda primavera e anche di più in estate l’economia è rimbalzata rapidament­e. Il recupero tra maggio e luglio ha visto una forte risalita dei livelli della produzione manifattur­iera. Fatti 100 i dati di gennaio, dopo sei mesi il volume della produzione manifattur­iera è ritornato a 93,4 in Italia (dopo essere sceso a 54 in aprile). Rimbalzi di simile entità sono visibili anche in Francia e Spagna ritornate a luglio a quota 93,2 e 94,8. Le stesse tendenze si vedono anche nelle economie dell’europa orientale. Unica eccezione per una volta in negativo è la Germania: il rimbalzo dell’economia porta il manifattur­iero a fermarsi ben al di sotto di quanto ottenuto dagli altri paesi europei, a un valore di 88,5. Al netto delle ampie oscillazio­ni indotte dal Covid-19, a luglio gli altri grandi paesi dell’europa hanno perso tra 5 e 7 punti di produzione industrial­e rispetto ai dati di inizio anno. La Germania circa il doppio degli altri paesi.

Guardando più in dettaglio, i dati rivelano anche grandi differenze tra settori sia durante la recessione che nel rimbalzo immediatam­ente successivo. Durante la recessione invernale le statistich­e registrano una vera e propria disfatta per la produzione di beni di consumo durevoli (automobili, computer, cellulari) i cui livelli di produzione crollano dell’86% in Italia, del 78% in Francia e del 67% in Spagna. Le cadute sono altrettant­o drammatich­e, ma un po’ meno verticali, per i paesi dell’est con Polonia, Slovacchia e Romania che presentano numeri negativi per «soli» 48, 44 e 56 punti percentual­i. Mentre la Germania fa storia a sé con un -29%: un dato molto negativo ma nettamente migliore rispetto a tutti gli paesi. Quando poi l’economia riparte, sono spesso i settori che hanno visto le contrazion­i più marcate quelli che risalgono con maggiore vigore. In luglio, indipenden­temente dall’entità dei crolli nei mesi invernali, la produzione è già tornata vicina o oltre il 95 per cento dei livelli pre-covid sia per i beni di consumo non durevoli che per quelli durevoli e al 90 per cento dei dati pre-crisi per i prodotti semilavora­ti. Il recupero c’è stato ed è stato diffuso.

Un esempio particolar­mente significat­ivo è quello della gioielleri­a italiana, concentrat­a soprattutt­o negli hub di Vicenza, Arezzo e Valenza, e che aveva visto scomparire il settore quasi per intero (-95 per cento di produzione tra gennaio e aprile). Da maggio in poi c’è stato invece il recupero: un rapido ritorno che ha portato la produzione di gioielli all’80 per cento dei livelli precovid già a luglio. Un dato in linea con l’evidenza provenient­e dalla Germania e nettamente migliore dei dati spagnoli.

Nell’insieme i dati finora disponibil­i disegnano una ripresa rapida che induce a ben sperare per i prossimi mesi.

Dopo la disfatta dei primi due trimestri, la produzione industrial­e ha recuperato velocement­e. Un buon segnale, ma i settori si muovono a velocità diversa. E, a sorpresa, la Germania è diventata lenta

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Germania Angela Merkel, la cancellier­a tedesca Anche la virtuosa Berlino ha sofferto per il Covid

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