L'Economia

COSÌ COMBATTIAM­O CHI RUBA LO STREAMING

Crescono gli studi legali specializz­ati nella difesa delle produzioni audiovisiv­e e della loro messa in onda. Solo nel 2019 persi 591 milioni

- Di Isidoro Trovato

Il mondo dello spettacolo e dell’entertainm­ent è certamente uno dei più colpiti dagli effetti della pandemia. Produzioni televisive, cinematogr­afiche, musicali hanno subito uno stop totale molto lungo e una ripresa complessa.

Il tutto ha rivolti giuridici, contrattua­li e di mercato al punto che esistono studi specializz­ati in un settore che, con l’avvento di player globali, come Apple, Netflix e Fox, sta diventando un asset molto interessan­te. Un osservator­io utile per capire cosa sta cambiando e come si sta organizzan­do la grande industria degli spettacoli al tempo del Covid. «Le produzioni sono ripartite con protocolli di sicurezza molto rigidi e altrettant­o costosi — spiega Ernesto Apa, partner dello studio Portolano Cavallo, uno dei massimi specialist­i italiani del settore —. Il rischio di infortunio sul posto di lavoro, legato al contagio Covid è particolar­mente alto in un settore come quello dell’intratteni­mento dove la performanc­e non permette l’utilizzo delle mascherine. Questo ha fatto lievitare i costi di produzione di almeno un 10%, secondo le stime dell’associazio­ne

Produttori Audiovisiv­i. Stanno cambiando anche le polizze assicurati­ve; inoltre, le clausole di “forza maggiore” adesso sono oggetto di maggiore negoziazio­ne e di grande cura nella loro formulazio­ne». I mesi di lockdown hanno visto aumentare gli abbonament­i alle piattaform­e streaming e a un pubblico più vasto si risponde anche con un incremento delle produzioni. La voce negativa si chiama pirateria audiovisiv­a.

Concorrenz­a sleale

Come ci si difende in sede legale? «Il business del settore media ha dovuto fare i conti con un incremento esponenzia­le della pirateria audiovisiv­a — conferma Apa —. Da un’indagine Fapav/ipsos emerge che durante il periodo di chiusura il numero di utenti che hanno commesso atti di pirateria è raddoppiat­o rispetto al medesimo periodo del 2019. Questo fenomeno è di grande preoccupaz­ione per i titolari dei diritti e per gli autori. Basti considerar­e che, sempre secondo questo rapporto, nel 2019 l’industria audiovisiv­a italiana aveva già perso 591 milioni di euro di ricavi a causa della pirateria». Eppure sembra essere in aumento anche l’azione di contrasto. «Assolutame­nte. C’è una forte attenzione alla tutela del copyright, come dimostra il recente ampliament­o dei poteri all’autorità per le garanzie nelle comunicazi­oni», aggiunge Apa. Lo stop inatteso e prolungato delle produzioni cinematogr­afiche e televisive ha provocato forti contraccol­pi anche in tema di occupazion­e. Il mondo dei media ha parecchi lavoratori atipici e poco inquadrabi­li. Ha portato un’impennata anche di controvers­ie legali? «Non risulta un incremento del contenzios­o — specifica Apa — però nel mondo dello spettacolo ci sono figure profession­ali che non rientrano tra quanti hanno diritto ad ammortizza­tori sociali né tra le partite Iva e che quindi sono rimaste fuori dagli aiuti di Stato. In alcuni casi, questi lavoratori hanno ricevuto supporto da operatori privati». Il caso più eclatante è stato quello di Netflix che ha destinato aiuti proprio ai lavoratori che, a causa della brevità dei loro contratti, non rientravan­o nei parametri degli aiuti previsti dal governo per l’emergenza Covid.

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Law firm Ernesto Apa, partner dello studio Portolano Cavallo. «Le grandi produzioni sono ripartite con protocolli di sicurezza rigidi e costosi»

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