Ambrosi, una forma da finanziare
Per l’ambrosi di Brescia un finanziamento innovativo con Banco Bpm da 27,5 milioni. Per esportare di più
Un mutuo sul formaggio per disegnare una nuova fase di espansione. Così, con un finanziamento da 27,5 milioni, il cavalier Giuseppe Ambrosi da Castenedolo in provincia di Brescia getta le basi per il futuro. Un programma che per la sua azienda passerà attraverso 120 mila forme di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in più per conquistare altre quote di mercato, soprattutto all’estero. Un aumento della produzione reso ora possibile dal sostegno bancario.
Per Ambrosi, presidente dell’omonima azienda casearia lombarda con 400 milioni di ricavi consolidati, per vent’anni al vertice della Assolatte, la sfida è vitale per fare strada ai suoi prodotti in Europa.
Così, seppure in un momento delicato per l’economia e per i consumi, ha deciso di investire nella costruzione di un nuovo centro nel bresciano, destinato appunto alla stagionatura dei suoi nuovi formaggi, che si aggiungeranno alle 700 mila forme che già produce ogni anno.
È un piano che l’imprenditore aveva in cantiere da tempo e che ora prende il via grazie a un finanziamento dal profilo nuovo, organizzato da Banco Bpm, che in qualità di capofila ha raccolto attorno a sé Cassa depositi e prestiti, Mediocredito Centrale e Deutsche Bank. È un’operazione innovativa perché a garanzia delle linee di credito ci saranno proprio i nuovi formaggi della Ambrosi. Sul mercato per esempio le forme classiche di Grana e Parmigiano sono valorizzate tra i 550 e i 740 euro.
Ma lo è anche per le dimensioni e il profilo che vede assieme un pool di istituti. Il prestito — un inventory loan — avrà una scadenza a cinque anni e un tasso variabile. «Le banche saranno garantite dalle forme di Grana e di Parmigiano, un asset più liquido di un immobile. È un’operazione di carattere assolutamente ordinario — tiene a sottolineare Ambrosi — senza cioè nessuna garanzia statale. Il finanziamento serve a incrementare l’attività di stagionatura a sostegno di una continua crescita del gruppo, in un settore la cui caratteristica sono i lunghi tempi di maturazione dei prodotti nei magazzini di stagionatura. Perché una forma di grana si fa in un giorno ma poi bisogna aspettare quasi due anni per venderla. Poi i clienl’espansione ti sono sempre più attenti alla qualità del prodotto e bisogna essere capaci di anticipare le esigenze mutevoli del mercato. Insomma, le banche hanno creduto nel nostro progetto».
La filiera
Il nuovo centro di stagionatura — che per Parmigiano e Grana Padano dura circa due anni — servirà ad assicurare sui mercati internazionali della società che ha in Germania il mercato più forte dopo l’italia e ha posizioni di rilievo negli Usa, in Francia e in Gran Bretagna dove ha tre filiali dirette. La Ambrosi già raccoglie infatti quasi la metà dei ricavi in 60 Paesi.
In un momento critico per i consumi in bar e ristoranti, Ambrosi cresce con le vendite sugli scaffali dei supermercati che stanno tirando la crescita del fatturato che sta salendo del 10% malgrado i mesi più duri dell’emergenza. Ma non solo. «La nostra azienda porta anche le eccellenze nel mondo perché svolge il ruolo di capo filiera per quelle più piccole — una ventina e tutte italiane — che producono per noi formaggi che noi non realizziamo, dalle bufale al gorgonzola», dice Ambrosi, figlio del fondatore Ottorino, alla guida di uno dei maggiori gruppi in Italia nella produzione e stagionatura del Grana e del Parmigiano.
Il partner di Lucerna
Ma innovativa nel gruppo Ambrosi è anche la struttura del capitale. A fianco della famiglia, azionista con il 75%, c’è anche un azionista svizzero che ha il 25%. Si tratta del gruppo Emi, colosso lattiero-caseario elvetico con 1,8 miliardi di ricavi e 4,8 miliardi di franchi svizzeri di capitalizzazione, noto per il marchio Tigre e Kaltbach. Fondata nel 1907 a Lucerna attraverso
Questo tipo di formaggio è un asset più liquido di un immobile. Sul mercato una forma vale fra i 550 e i 740 euro
Socia della famiglia è la svizzera Emi, che produce il Tigre: «L’intesa ha assicurato il futuro dell’azienda», dice il presidente
l’unione di 62 cooperative, Emi ha supportato la crescita di Ambrosi sui mercati internazionali.
Ma come funziona la partnership tra una media azienda italiana e un big dei latticini? «Può sembrare sorprendente avere un socio così grande, ma l’accordo ci ha consentito in un momento non facile di crescere più in fretta, spiega l’imprenditore —. Era il 2007, mio padre e mio fratello erano mancati e mi sono trovato da solo alla guida dell’azienda che aveva bisogno di individuare una nuova strada. L’accordo con Emi ha assicurato il futuro dell’azienda. Avevamo già lavorato assieme al gruppo cooperativo che ci ha aiutato a portare i nostri prodotti all’estero. Il sodalizio, che ha forti basi commerciali, ha funzionato. I partner rimarranno in minoranza. Mio figlio Luigi ha 25 anni e muove i primi passi in azienda». Ora si apre una nuova fase di crescita con la spinta degli istituti di credito, con Banco Bpm, storica banca di riferimento di Ambrosi.