Gli autonomi, dimenticati di Agosto
Il Colap scrive a Conte per protestare contro le esclusioni dalle misure di agosto. «Il governo pensa solo a grandi imprese e dipendenti»
Come una retrocessione in serie B. Vivono così il Decreto Agosto i lavoratori autonomi a partita Iva. Si tratta di una platea di 3 milioni di lavoratori che produce il 4% del Pil e rappresenta il 14% degli occupati italiani che si sentono dimenticati dal governo, trattati proprio come lavoratori e cittadini di serie B. Un passo indietro rispetto ai precedenti decreti che avevano previsto misure straordinarie per i lavoratori autonomi.
«E invece il Decreto Agosto ha desertificato tutto — afferma Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap, associazione che raccoglie ad oggi oltre 200 libere associazioni, con più di 300 mila professionisti iscritti per un universo di riferimento di 3 milioni di persone —. Nessun sostegno al reddito, come se le nostre attività fossero ripartite senza problemi. E invece molti nostri associati non possono ancora lavorare. Nessuno sgravio fiscale, nessun posticipo. Nessun prestito a fondo perduto: ci avevano escluso da questi fondi dicendo che tanto avevamo i bonus da mille euro.
Adesso siamo senza i bonus e rimaniamo fuori dai finanziamenti a fondo perduto concessi ai lavoratori autonomi del commercio e dell’artigianato. Infine, non è previsto nemmeno nessun supporto alla genitorialità nella gestione complessa dei figli (equilibrio scuola, lavoro, salute) in questo straordinario momento. neppure lo smart working».
Il peso delle tasse
I punti dolenti sono tanti. «Acconti fiscali su fatturati totalmente incerti. Pagamento Iva su fatture incassate che perlopiù appartengono ad attività svolte in periodi precedenti e che in questo momento sono la sola fonte di liquidità. La ripresa delle attività senza alcun sostegno e con confuse, tardive, disomogenee indicazioni. Contributi previdenziali che restano cari avendo in cambio una pensione inadeguata».
Nasce così l’idea di una lettera aperta al governo e in particolare al premier Conte. «Abbiamo scritto per denunciare — continua Alessandrucci — che il decreto di agosto ci fa tornare indietro di 20 anni annullando tutto il nostro prezioso lavoro sulla dignità del lavoratore autonomo e del piccolo imprenditore. Infatti si continua a legiferare pensando esclusivamente ad un mondo del lavoro dipendente. Il rinnovo della Cassa integrazione ne è l’esempio. E si trascura la parte più produttiva e dinamica del paese che è anche la più colpita dalla crisi e che può essere, al contempo, la vera leva della ripresa economica e che, se supportata e incentivata, potrebbe aprire anche nuovi e diversi spazi di occupabilità. Non vederlo ci fa pensare a una miopia politica o ad un inspiegabile intento di parte per dividere il paese contrapponendo i lavoratori. Non vogliamo desiderare il contratto a tempo indeterminato, non ci faccia pentire del lavoro che abbiamo fatto per promuovere autonomia, autoimprenditorialità, creatività e competitività. Vogliamo continuare a credere che in questo paese ci sia posto anche per i professionisti e non solo per grandi imprenditori e dipendenti».