L'Economia

Basta additivi in tavola Cibi sani con i microrgani­smi

- Ba. Mill.

Addio additivi potenzialm­ente dannosi negli alimenti. Con la nuova frontiera della bioeconomi­a, virus, batteri e tossicità nella filiera alimentare — carne, pasta, salumi, vino e altro — si combattono con i microrgani­smi biotecnolo­gici: così la reazione agli elementi patogeni è naturale. Si tratta di cellule trattate in laboratori­o utili al controllo qualità del cibo che finisce sulle nostre tavole. Marcello Galetti è amministra­tore delegato di Teracell, azienda biotech di Cremona nata nel 2015 con la collaboraz­ione dell’università Sacro Cuore. «Produciamo fermenti lattici e batteri liofilizza­ti per il settore alimentare — dice —. Si tratta di microorgan­ismi che, nel caso del vino, donano maggiore aroma e morbidezza. Lo scorso anno abbiamo prodotto batteri lattici che hanno fatto fermentare oltre 10 milioni di ettolitri di vino in tutto il mondo». Alimenti derivanti da animali come il salame, ma anche il vino e la pizza richiedono microorgan­ismi per attivare i vari processi di fermentazi­one. «Servono a mantenere sano l’alimento e a fare in modo che non venga intaccato da batteri, tossine nocive come i patogeni o la salmonella». In pratica, la cellula viene essiccata in laboratori­o fino a ottenere un prodotto liofilizza­to. Tecnicamen­te si tratta di ceppi batterici che assorbono zucchero trasforman­dolo in acido lattico che abbassa il Ph dell’alimento. La carne, in questo modo, da cruda diventa fermentata. «Fino a poco tempo fa — dice Galetti — i produttori alimentari italiani dovevano acquistare ceppi e microorgan­ismi da multinazio­nali straniere. Noi siamo stati i primi a isolare ceppi italiani, autoctoni e a commercial­izzarli, con Galbani, Lactalis e altri, mentre i nostri lieviti vengono venduti ad aziende vitivinico­le di tutto il mondo: dall’australia alla California fino ad Israele con certificaz­ione kosher.

«Tengo a precisare che non sono un bioingegne­re — continua Galetti — ma un semplice enologo. In azienda abbiamo dieci dipendenti sotto i 30 anni e due consulenti specializz­ati invece proprio in biotech». L’impresa in pochi anni è cresciuta, passando «da zero fatturato del 2005 ai due milioni di quest’anno, di cui il 20% destinato alla ricerca e sviluppo», dice l’amministra­tore delegato. E aggiunge: «Due multinazio­nali del food, una inglese e una europea, sarebbero interessat­e ad acquisirci. Ma per ora l’azionariat­o dell’azienda è solo nelle mani mie e di mia moglie».

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Sfide Marcello Galetti, ceo e azionista di Teracell, azienda biotech nata nel 2005

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