IL GREEN DEAL DELL’EUROPA NON SPRECHIAMOLO, SIAMO LEADER
Vanno costruite filiere che colleghino tutti gli operatori dall’agricoltura all’industria, dice Catia Bastioli, ceo di Novamont
C’è «un’opportunità storica», l’italia «dovrà approfittare di quest’occasione» perché «è one shot», arriva una volta sola. Catia Bastioli parla della ripartenza del Paese attraverso la bioeconomia e le biotecnologie. Amministratrice delegata della Novamont che ha inventato ed esporta i sacchetti biodegradabili, presiede il Kyoto Club e il Cluster Spring, l’associazione non profit per lo sviluppo tecnologico sostenibile che con Assobiotec ha organizzato il 24 settembre la seconda giornata nazionale della bioeconomia.
Che anno sarà per il biotech?
«Di grande complessità, ma ci sono opportunità enormi. Anche rischi, ovviamente. Molto dipenderà anche da come verranno usati i fondi Ue. Fondamentale è ripartire dalla generazione del suolo, tutto ciò che ha effetto positivo sul terreno va sollecitato».
A inizio ottobre c’è l’ifib, il forum internazionale sulle biotecnologie industriali e la bioeconomia. Novità?
« Mi aspetto che emerga un ponte fra i diversi settori applicativi della bioeconomia, in particolare della bioeconomia circolare. Tecnologie che supportano un modello sostenibile per i territori, nuovi prodotti industriali da scarti, biomasse, terreni poco sfruttati. La bioeconomia circolare vale 345 miliardi, valorizzando gli scarti può progredire. Ma vanno costruite filiere che colleghino tutti gli attori».
Quanti iscritti ha il Cluster Spring? Erano 118 a giugno. «Sono saliti a 123, ma l’importante è la qualità della rappresentanza. Ecco, questo è lo specchio perfetto di che cosa intendo come ponte: Spring raduna tutti gli operatori, da Confagricoltura e Coldiretti per l’agricoltura a Utilitalia per i rifiuti, e poi tutto il mondo della ricerca con Enea e Cnr, e l’industria naturalmente. Copre 14 regioni italiane, il 24 settembre è arrivata anche la Sicilia, annunciata dal presidente Nello Musumeci. Il cluster ha una funzione riconosciuta dal ministero della Ricerca, il supporto dell’agenzia di coesione territoriale, contribuisce alla strategia nazionale per la bioeconomia». Che cosa state facendo in concreto? «Abbiamo presentato una road map per l’uso del Recovery Fund. È un progetto sul miglioramento e l’estensione degli impianti di compostaggio e trattamento delle acque, per la conversione sia in humus per il terreno sia in biomateriali. L’italia del resto è già all’avanguardia con il 43% del rifiuto organico riciclato, contro il 16% dell’ue».
Già con gli Stati generali dell’economia, il 21 giugno, avevate chiesto di accelerare sulla bioeconomia. Che cosa è cambiato da allora?
«Sta cambiando l’europa. È stata approvata la legge sul riutilizzo dell’acqua per l’irrigazione, ora si discute la direttiva sulla plastica monouso, partirà la Politica agricola comune 20212027. E la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha detto che il 37% del Recovery fund va al Green deal. Vedremo se la bioeconomia è una strada per i decisori».
E Novamont?
«Ci siamo certificati Bicorp, abbiamo cambiato lo statuto per diventare benefit company. Dopo il packaging compostabile Colussi abbiamo lanciato quelli per il pollo Fileni e l’insalata Dimmidisì, tutto a filiera integrata».
La plastica deve sparire?
«No, va utilizzata quando e dove serve. Attenti agli slogan».
Le mascherine inquinano?
«Meglio le riutilizzabili».
43 per cento La quota di rifiuto organico riciclato, contro il 16% dell’unione Europea