CHE FINE HANNO FATTO LE PROPOSTE DI COLAO?
Inubifragi spaventano quanto la siccità. È in arrivo una pioggia di soldi europei, gli oltre 200 miliardi di euro del Recovery Fund, e abbiamo ragione di temere che possano essere spesi male. A quanto pare, centinaia di vecchi progetti sono già pronti per essere presentati a Bruxelles, tirati fuori dai cassetti dei ministeri, spolverati e imbellettati con il make-up di sostantivi come sostenibilità ma soprattutto con il fondotinta dell’aggettivo-principe di questo secolo greve: l’aggettivo digitale. Nel dibattito in corso manca invece il concetto della riallocazione. Cioè dove è bene destinare le risorse perché siano utili al nostro futuro. Il rischio, come ha detto l’economista Francesco Giavazzi in una bella lezione sul mondo post-covid, è infatti che il governo non favorisca lo spostamento dei capitali in nuove attività e invece difenda, ad alto prezzo, quelle vecchie. In questo senso, un osservatorio interessante a cui guardare è la Borsa americana: dall’8 marzo a oggi, Wall Street, centro della finanza mondiale, è cresciuta del 3% (quella italiana è calata del 20%). Ma soprattutto sono balzati i titoli di aziende come Apple, Amazon, Zoom (regina delle riunioni in lockdown), Netflix, Paypal e la catena globale Domino’s Pizza, attiva anche in Italia. Tutte società che hanno capito i tempi nuovi: come trarre vantaggio dal distanziamento sociale, oggi e domani. Invece sono andati male hotel, compagnie aeree, società di crociere. Quanti, tra i politici, hanno una visione del futuro? Quanti capiscono che non tutto sarà più come prima? Tra i manager, uno che sicuramente l’ha capito è Giuseppe Bono di Fincantieri, che ha diversificato con successo le sue attività: la controllata Infrastructure ha partecipato alla costruzione del ponte Genova San Giorgio sul Polcevera e ora è impegnata nella gara internazionale per la manutenzione del Mose di Venezia. A proposito di manager che hanno una visione del futuro, che fine hanno fatto le proposte della task-force di Vittorio Colao? E quante diventeranno progetti per l’europa?