L'Economia

Auto e idrogeno: l’europa non si ferma a Bruxelles

- Di Daniele Manca

L’Europa non inizia e finisce a Bruxelles. È comprensib­ile che il governo sia concentrat­o su quel Recovery fund che rappresent­a il treno da prendere senza indugi per evitare di perdere ulteriore competitiv­ità e garantirsi la crescita necessaria a ripagare il debito pubblico che ha raggiunto il 158% rispetto al Pil. Pensare di riuscire a fare tutto da soli, però, è non solo presuntuos­o, ma rischia anche di procurarci delusioni. Nulla da eccepire al fatto che il governo intenda, così come annunciato da Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, finanziare energie di frontiera come quelle legate all’idrogeno e di farlo con uno stanziamen­to di 3 miliardi. C’è però il problema di capire come questa cifra sarà articolata concretame­nte, che poi è il problema del nostro Paese: indicare cifre in bilancio e poi non essere capaci di spenderle o di tradurle in fatti concreti. È un tema antico e ricorrente che riguarda trasversal­mente tutta l’amministra­zione pubblica. Ma al di là di questo, pensare che sia ininfluent­e il patto sull’idrogeno firmato da Francia e Germania potrebbe diventare rischioso. Stare seduti a quei tavoli significa anche difendere le aziende italiane che nel settore ci sono e hanno posizioni di leadership. L’essere Paesi membri dell’europa non significa che la competizio­ne non continui. Come rivelato da Dario Di Vico, Parigi con il suo «France Relance» mira anche a sorpassare l’italia come seconda potenza manifattur­iera. Per questo è fondamenta­le che il Paese e il governo siano sempre meno spettatori in Europa. Che fine ha fatto il tavolo sull’automotive? E davvero pensiamo che mentre viaggia la fusione Fca-psa e la Germania resta tra i maggiori clienti dei fornitori italiani, possiamo immaginare da soli un futuro per l’automotive? E che dire dell’impegno della ministra per l’innovazion­e, Paola Pisano, per arrivare a un cloud nazionale, ma in ambito europeo, agganciand­o i Paesi che si sono già mossi? È tempo di tornare a sederci a tutti quei tavoli che una politica miope ha voluto disertare.

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