Auto e idrogeno: l’europa non si ferma a Bruxelles
L’Europa non inizia e finisce a Bruxelles. È comprensibile che il governo sia concentrato su quel Recovery fund che rappresenta il treno da prendere senza indugi per evitare di perdere ulteriore competitività e garantirsi la crescita necessaria a ripagare il debito pubblico che ha raggiunto il 158% rispetto al Pil. Pensare di riuscire a fare tutto da soli, però, è non solo presuntuoso, ma rischia anche di procurarci delusioni. Nulla da eccepire al fatto che il governo intenda, così come annunciato da Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, finanziare energie di frontiera come quelle legate all’idrogeno e di farlo con uno stanziamento di 3 miliardi. C’è però il problema di capire come questa cifra sarà articolata concretamente, che poi è il problema del nostro Paese: indicare cifre in bilancio e poi non essere capaci di spenderle o di tradurle in fatti concreti. È un tema antico e ricorrente che riguarda trasversalmente tutta l’amministrazione pubblica. Ma al di là di questo, pensare che sia ininfluente il patto sull’idrogeno firmato da Francia e Germania potrebbe diventare rischioso. Stare seduti a quei tavoli significa anche difendere le aziende italiane che nel settore ci sono e hanno posizioni di leadership. L’essere Paesi membri dell’europa non significa che la competizione non continui. Come rivelato da Dario Di Vico, Parigi con il suo «France Relance» mira anche a sorpassare l’italia come seconda potenza manifatturiera. Per questo è fondamentale che il Paese e il governo siano sempre meno spettatori in Europa. Che fine ha fatto il tavolo sull’automotive? E davvero pensiamo che mentre viaggia la fusione Fca-psa e la Germania resta tra i maggiori clienti dei fornitori italiani, possiamo immaginare da soli un futuro per l’automotive? E che dire dell’impegno della ministra per l’innovazione, Paola Pisano, per arrivare a un cloud nazionale, ma in ambito europeo, agganciando i Paesi che si sono già mossi? È tempo di tornare a sederci a tutti quei tavoli che una politica miope ha voluto disertare.