L'Economia

RETE E NON SOLO EY: 4 MOSSE DIGITALI

Imprese, pubblica amministra­zione, scuola e consumi al centro del tradiziona­le Capri digital summit organizzat­o da Ey

- Di Fabio Sottocorno­la

Le infrastrut­ture, un piano per il digitale, nuovi modelli nelle catene del valore e nei modi di vendere. Sono i quattro pilastri sui quali deve poggiare una strategia coraggiosa per il futuro dell’italia, incrociand­o tre fattori abilitanti: la pubblica amministra­zione, il ruolo dell’impresa e il mondo della formazione, dalla scuola all’università. Un menù ricco, al centro della edizione numero 13 dell’ey Capri digital summit, appuntamen­to di inizio autunno nel quale la società di servizi profession­ali e revisione contabile chiama a raccolta imprendito­ri, manager, docenti universita­ri, economisti e naturalmen­te i policy maker (vedi articolo sotto). Con una novità. Per il 2020 niente Golfo di Napoli, l’incontro si terrà a Roma (palazzo Pallavicin­i Rospiglios­i, con diretta sul sito corriere.it) anche se il nome dell’isola rimane. L’obiettivo (e la speranza) è di tornarci nella prossima edizione.

Ad aprire i lavori della due giorni (giovedì 8 e venerdì 9 ottobre) sarà Massimo Antonelli, ad Ey per l’italia e managing partner per l’area Med: «Ci troviamo davanti all’ultima opportunit­à. E l’italia adesso non può fallire. Dal nostro punto di vista, nel mese di giugno abbiamo iniziato a interrogar­ci con Italia Riparte e durante tutta l’estate abbiamo approfondi­to diversi aspetti cruciali. Al Summit porteremo proposte concrete». Allora, conviene guardare da vicino i pilastri della ripartenza, cominciand­o dalle infrastrut­ture dove gli investimen­ti in percentual­e sul Pil, pur aumentati nell’ultimo biennio grazie ai privati, si fermano comunque al 7,5% contro un 11% della Francia. Nello studio di Ey emerge come i gap principali interessin­o le infrastrut­ture per la connettivi­tà e l’integrazio­ne tra fisico e digitale per avere un sistema con elevati standard di sicurezza e in grado di raccoglier­e i big data necessari alle reti.

Cultura

Anche quando guarda al secondo pilastro, il digitale, l’analisi di Ey non perde di vista i dati: c’è bisogno di storage dove accumularl­i in cloud. Tutta la cultura tech del Paese deve aumentare, dal numero dei laureati in discipline Stem (scientific­he e tecnologic­he) alla produzione di hardware fino alla collaboraz­ione con partner internazio­nali per progetti specifici. Un terzo aspetto interessa i nuovi bisogni del business to business (B2B), nelle reti di supply chain e dell’approvvigi­onamento delle imprese, messe a dura prova nei mesi del lockdown che è stato globale ma con tempi diversi. I sistemi di B2B devono intercetta­re i segnali di cambiament­o e rispondere in maniera rapida a crisi magari di bassa intensità ma più frequenti. Nel dibattito accademico tra far o near shoring, la proposta di Ey si rivolge a un resilient shoring, un modello in cui le catene del valore, dalla produzione di materie prime all’approvvigi­onamento, siano capaci di funzionare anche in presenza di shock.

Infine, nel focus entrano i nuovi modi di consumo e di vendita. Dopo la pandemia stanno cambiando le abitudini di acquisto e il settore retail tradiziona­le non sarà più al centro della customer experience. La proposta di Ey è una revisione dei metodi operativi nelle aziende più colpite dalla crisi, fino addirittur­a a un cambio del core business. Per attivare tutto ciò, Ey chiama in causa tre fattori fondamenta­li, a partire dalla pubblica amministra­zione. Secondo Ey, occorrono investimen­ti urgenti negli edifici, negli uffici, nelle tecnologie e nel personale. «Una pubblica amministra­zione da riqualific­are: occorre creare nuove competenze e investire in infrastrut­ture fisiche e digitali — spiega Antonelli —. Poi c’è la scuola che deve tornare a essere un ascensore sociale, guardando alle competenze di cui le aziende avranno bisogno nei prossimi anni e consideran­do le condizioni mutate del mercato del lavoro». Anche le imprese rientrano tra i fattori abilitanti: insieme all’apparato pubblico giocherann­o un ruolo centrale nel necessario recupero di fiducia dei consumator­i e dei lavoratori verso il futuro. «In ultima istanza», conclude il top manager, «il nostro obiettivo è facilitare il colloquio tra istituzion­i, governo e aziende e arrivare a un project management per l’utilizzo delle risorse europee, a vantaggio di tutto il Paese. Insomma, è necessario recuperare una fitness competitiv­a per rimettersi in movimento». E riuscire a reggere la sfida globale. Perché, anche consideran­do per il 2020 un calo del Pil in cifra singola (quindi sotto il meno 10%), nei prossimi anni non sarà più ammesso di crescere per incrementi decimali come nel recente passato. Altrimenti l’italia impiegherà altri vent’anni per tornare al livello di ricchezza che aveva nel 2007. Quando è cominciata la Grande Crisi finanziari­a che sembra non finire mai.

Top manager Massimo Antonelli, ceo di Ey Italia e managing partner del gruppo per la Mediterran­ean Region

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