LA CURA LOCALE? PUNTARE SULL’EXPORT
Tra Latina, Pomezia e Anagni l’industria farmaceutica è ormai strategica. Qui c’è il primato nazionale delle esportazioni. Con molecole vendute in tutto il mondo
La Regione Lazio è diventata un hub strategico per il farmaceutico. «Latina è la via Pontina, dove la Cassa del Mezzogiorno favorì negli anni ’60 la nascita di costruzioni e stabilimenti di molte imprese — dice Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria —. Questo negli anni ha consentito alla regione di diventare la prima sia per incidenza sul totale dell’export manifatturiero, che pesa il 49% del totale, che per valore dell’export con 12,4 miliardi. Lo segue la Lombardia con 8,4 miliardi, il 26% del totale». Al terzo posto la classifica di Farmindustria (Indicatori farmaceutici 2020) c’è la Toscana con 2,9 miliardi di euro di esportazioni, pari al 9% del totale di 32,6 miliardi di euro.
Il Lazio ha visto crescere parecchio l’export farmaceutico: +30,6% nel 2019, al pari della Lombardia (+29,3% dal 2018). È un incremento che supera la media nazionale (+25,6% ). Anche i dati sulla ricerca e sviluppo sono positivi: nel Lazio l’investimento vale 309 miliardi, al terzo posto dopo Lombardia (427) ed Emilia Romagna (395), ma soprattutto incide per un quarto, il 25%, sugli investimenti in ricerca di tutte le imprese nella regione.
«Lo sviluppo si deve anche a un ecosistema che negli anni ha investito nel digitale, maturato tecnologie innovative e impiantistica all’avanguardia — dice Angelo Camilli, neopresidente di
Unindustria —. C’è stata un’attenzione alle risorse umane che ha attratto i giovani del territorio, grazie anche alle università pubbliche e private, oltre ai centri di ricerca all’avanguardia».
Le istituzioni
In più c’è la vicinanza di enti e istituzioni, che hanno sede nella capitale: dalla Fao che svolge un ruolo di controllo delle epidemie virali a centri di eccellenza mondiale come lo Spallanzani ed il Campus Bio-medico. «Con un fatturato legato alle esportazioni di 6,4 miliardi di euro, in crescita dai 4,9 miliardi del 2017, Latina è la prima provincia in Italia per export farmaceutico, seguita da Milano e Frosinone», dice Camilli.
Nel Lazio, la produzione farmaceutica è in mano perlopiù ad aziende che realizzano medicinali e altri preparati farmaceutici: sieri immuni e vaccini, preparati omeopatici e farmaci diagnostici, anticoncezionali, bende, garze, ovatte e cerotti medicati. Inoltre ci sono imprese che realizzano prodotti farmaceutici a base di vitamine e antibiotici. Alfasigma produce a Pomezia antidolorifici, farmaci per disturbi respiratori e malattie della pelle; e in più «la Rifaximina, la molecola italiana più venduta al mondo —, dice Pier Vincenzo Colli, amministratore delegato di Alfasigma —. È l’antibiotico intestinale che cura, tra le altre cose, la cirrosi epatica. È prodotto ed esportato da noi in tutto il mondo e genera ricavi per 1,8 miliardi»: di questi, 1,4 miliardi grazie alle royalty. Il gruppo farmaceutico dell’hinterland laziale «investe 100 milioni l’anno in ricerca», dice il ceo, e sta completando «un secondo stabilimento che inaugura a marzo» per ospitare un centro di tecnologia farmaceutico, con un investimento di 20 milioni di euro ed 80 ricercatori. «Non faremo ricerca di base, lavoreremo sulla tecnologia farmaceutica con cui sviluppare le molecole che poi trasformiamo in pastiglie, gel, farmaci».
Gli accordi
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria: «Nell’export il Lazio batte tutti gli altri poli»
Miliardi di euro Il valore delle esportazioni farmaceutiche del Lazio nel 2019
L’export farmaceutico della Regione Lazio nel 2019 rispetto al 2018
L’industria farmaceutica del Lazio è in prima linea nella lotta contro il coronavirus. Delle tre aziende che stanno mettendo a punto il vaccino — Reithera, Takis e Irbm — le prime due si trovano nel parco scientifico di Castel Romano, la terza a Pomezia. Quest’ultima con lo Jenner Institute della Oxord University è al lavoro per «arrivare a distribuire il vaccino anti Covid19 entro novembre», dichiara Piero Di Lorenzo, amministratore delegato. Parliamo delle prime 2-3 milioni di dosi. Nell’operazione è coinvolta Catalent, multinazionale americana con sede nel Lazio specializzata in farmaci di sintesi, biologici, terapie geniche e prodotti da banco: ad Anagni ha uno stabilimento con 700 dipendenti. In virtù di un accordo con Astrazeneca, confezionerà (infialare) il vaccino anti Covid. L’accordo globale prevede la consegna di 300 milioni di dosi entro marzo.