EFFETTO LOCKDOWN NUOVO CINEMA WEB
S’impenna il consumo dei video online, specie con il cellulare. Tutti a inseguire Netflix
Lo usiamo ogni giorno per comunicare con gli amici, informarci, lavorare o studiare, scegliere gli acquisti, seguire avvenimenti ed è diventato essenziale per divertirci. Il consumo di video online, con la pandemia, arriva a occupare quattro ore nella giornata. È la media mondiale emersa dalla ricerca «How video is changing the World» condotta nei primi sei mesi di quest’anno su 5 mila consumatori in dieci Paesi e diffusa da Limelight Networks, società americana di distribuzione di contenuti multimediali. La media italiana risulta leggermente inferiore a quella di Paesi come la Cina, la Corea o gli Usa: tre ore e mezzo al giorno. Ma la fascia dai 18 ai 34 anni supera le quattro ore.
I dati
Il fenomeno favorisce la crescita di nuovi business: dal decollo di Zoom, la società americana di videoconferenze (picco del titolo a Wall Street in settembre) al boom dello Svod (Subscription video on demand), gli abbonamenti ai servizi di streaming video di intrattenimento. In Italia il video on demand è cresciuto del 60% nel lockdown, indica un’indagine di Sensemakers, società di marketing digitale. E secondo Auditel/comscore le visualizzazione di video online sono continuate anche nell’estate, raddoppiando sui siti dei brodcaster tv : +101% in giugno e + 110% in luglio rispetto agli stessi mesi del 2019. Il 59% degli italiani nei primi mesi di quest’anno ha sottoscritto almeno un servizio di video on demand a pagamento e il 20% ha usato più di due o tre abbonamenti Svod. Lo conferma l’osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano che ha presentato a fine giugno i dati 2020. La crescita non è trainata solo dai Millennial: il 55% degli utenti Svod è fra i 18 e i 44 anni. E il 63% afferma di usare abitualmente un secondo o terzo schermo, oltre la tv, naturalmente smartphone e tablet. «Lo smartphone, sempre connesso, è diventato lo strumento preferito per accedere ai contenuti da Internet, grazie alla facilità d’uso e immediatezza — dice Giuliano Noci, responsabile scientifico dell’osservatorio Internet e Media, docente di Marketing e strategie al Polimi —. Con il Covid-19 si è allargata la base: anche in casa molti si sono accorti che tablet e smartphone erano più comodi del televisore per accedere ai video online, perché facilitano il processo di scelta». Chi ci guadagna ? «L’offerta ormai è molto ricca. Ma non è il portafoglio di contenuti che fa la differenza tra le piattaforme — dice Noci —. È piuttosto la modalità di presentazione dei contenuti. Vince chi ha la macchina di marketing migliore, chi riesce a conoscere e profilare meglio i gusti del cliente per presentargli ciò che potrebbe gradire di più». Non a caso in testa alle preferenze ci sono i noti big dello streaming, capaci di attrarre e fidelizzare : Netflix, con un’indice di gradimento pari a 8,16; Amazon Prime Video con del 7,92 e Youtube con un gradimento del 7,87, secondo un rilevamento su una scala di dieci condotto da Sensemakers. «Poiché il budget di ogni famiglia è limitato, la tendenza agli abbonamenti Svod multipli rischia di non tenere sul lungo periodo. La soluzione che vediamo affermarsi da noi è piuttosto il bundle di contenuti — spiega Noci
—. È il caso di Sky che si è alleata con Netflix per offrire le sue serie originali, o di Timvision che propone i contenuti di Disney+».
Il mercato italiano degli Internet media a pagamento oggi vale 400 milioni e il 67% è rappresentato dagli acquisti di video on demand e dallo Svod. Inoltre gli Ott, i grandi fornitori di contenuti da Internet (da Amazon a Google, da Apple a Disney) catturano anche il 76% della pubblicità online, una torta da 13,3 miliardi in Italia. L’arrivo della pandemia però ha invertito la tendenza : se nel 2019 era la pubblicità online a crescere (+ 10%), ora gli investimenti in advertising sono in calo. Ma aumenta, a due cifre, la spesa dei consumatori per lo streaming video di qualità. Digital Tv Research prevede che al 2025 gli abbonamenti Svod nel mondo saranno 1.161 miliardi. Erano 642 milioni a fine 2019. In cinque anni saranno raddoppiati.