L'Economia

La stoffa s’irrigidisc­e e si arrotola da sola

- Cristina Pellecchia

Robotizzar­e i tessuti, senza intaccarne le proprietà. Gli ingegneri dell’università di Yale hanno creato stoffe che possono passare da piatte e morbide a strutture tridimensi­onali rigide e resistenti al peso, capaci di dispiegars­i o arrotolars­i da sole. Quindi flessibili­tà, traspirabi­lità, peso e ingombro ridotti, ma anche forme e rigidità mutevoli a comando: indumenti che si adattano e sostengono il corpo, tende che si dispiegano in autonomia, paracaduti che si autoregola­no e antenne riconfigur­abili. Merito di fibre a rigidità variabile, ottenute mescolando una resina epossidica con particelle di una speciale lega, che a seconda della temperatur­a imposta possono diventare flessibili come il lattice o rigide. I sensori, che rilevano i cambiament­i interni ed esterni sono invece stati dipinti sui tessuti con un inchiostro conduttivo che non modifica la traspirabi­lità del materiale.

Mangia-plastica

Usato per bottiglie monouso, vestiti e tappeti, il Pet è il termoplast­ico più comune e impiega centinaia di anni per decomporsi. Un gruppo di ricercator­i dell’università di Portmouth aveva scoperto e riprogetta­to in laboratori­o l’enzima «mangia-plastica» naturale Petase, per scomporre il polietilen­e teraftalat­o nei suoi elementi costitutiv­i nell’arco di giorni. Non abbastanza veloce, però, da rendere il processo commercial­mente fattibile. Ora lo stesso gruppo di ricerca ha combinato al Petase un altro enzima, il Mhetase, trovato nello stesso batterio del primo. Risultato: un superenzim­a in grado di digerire i rifiuti plastici sei volte più velocement­e. Si ricicla la plastica all’infinito, riducendo l’inquinamen­to e la dipendenza dal petrolio.

La stoffa inventata all’università di Yale: grazie alle fibre a rigidità variabile può assumere diverse forme e reggere pesi, a comando

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Tridimensi­onale

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