Anche la durata non va dimenticata
Si può puntare solo sulla data di scadenza
Per valutare la convenienza della surroga di un mutuo il confronto tra un finanziamento in corso e quello nuovo, come nelle tabelle della pagina accanto, va fatto ipotizzando durata e cifra uguali a quelle residue. Ma non è detto che questa sia la scelta ideale per il debitore.
Innanzitutto perché non sempre per cambiare tipo di mutuo è necessario cambiare banca: il tipo di tasso (fisso o variabile) e la sua entità possono essere modificati senza particolari formalità e in teoria anche senza spese presso l’istituto presso cui si ha il finanziamento; stesso discorso per la durata, che può essere variata in più o in meno. Però è necessario il benestare della banca, che non è affatto obbligata a darlo. Se si vuole ridurre il debito non c’è nemmeno il problema del consenso della banca: l’estinzione parziale è sempre possibile e a costo zero.
La strada della trattativa con la propria banca andrebbe sempre percorsa per prima; se non si ottiene nulla e si intende surrogare è però opportuno valutare se possa valere la pena cambiare almeno la durata del finanziamento con la banca con cui si surroga. Tornando alle tabelle di confronto, esaminiamo il caso del mutuo stipulato a tasso fisso nel 2017 a 25 anni e che ha di fronte a sé ancora 22 anni di vita e un debito residuo di 136.770, che comporterà pagamenti futuri al netto delle detrazioni Irpef per 172.320 euro. Se si cambia a parità di durata, la rata mensile scenderà di 100 euro rispetto alle attuali 684 e il totale di spesa di 21.555. Se però non si hanno problemi a sostenere la rata attuale, si può per esempio ridurre la durata a 18 anni, la rata sarà di 692 euro, che si pagheranno per quattro anni meno e la spesa totale scenderà a poco più di 147mila euro. Al contrario, se si vuole ridurre sostanzialmente la rata si può allungare il debito di qualche anno. Ad esempio portandola a 25 anni la spesa mensile scende a 525 euro ma il totale passa a 153.561 euro.