L'Economia

Grandi portafogli, più fondi e azioni

- Di Patrizia Puliafito

Nei mesi più critici la liquidità dei clienti facoltosi è salita del 5%, ma poi è tornata a livelli fisiologic­i L’incertezza ha accelerato l’acquisto di polizze. Resta molto elevato l’interesse per il mattone

Il Covid ha dato un forte scossone al patrimonio in gestione nel private banking sceso da 884 miliardi di euro a 810 miliardi a fine marzo, per poi risalire a 862 a fine giugno. Uno dei primi effetti della pandemia sui portafogli private è stato l’aumento della liquidità che, però, è durato poco tempo. Nel primo trimestre, di fronte alla grande incertezza del futuro che si respirava, anche il risparmio delle famiglie più ricche si è fermato sui depositi bancari, facendo crescere del 5% la componente liquidità che, però, tra aprile e giugno, è tornata sui livelli pre-covid, intorno al 15,8% (poca cosa se si pensa che nei portafogli retail la liquidità rappresent­a più della metà del capitale).

È dunque evidente che i titolari di sostanzios­i patrimoni preferisco­no essere investiti, tant’è che non hanno dismesso asset nemmeno nei mesi più neri della pandemia.

Le abitudini

Il merito di questo comportame­nto, secondo Aipb (Associazio­ne italiana private banking), va ai private banker. «L’osservazio­ne dei portafogli nei primi sei mesi dell’anno ha proprio evidenziat­o il valore della consulenza finanziari­a — commenta Antonella Massari, segretario generale di Aipb —. Nel secondo trimestre, non solo la liquidità è subito tornata ai livelli fisiologic­i, ma abbiamo osservato anche che le parti più dinamiche sono stati gli investimen­ti diretti in azioni e fondi azionari, saliti rispettiva­mente del 18,2% e del 23,6%, a fronte di una crescita media del patrimonio del 6,5%».

Per Aipb, infatti, la perdita di valore (-22%) dei patrimoni private nei primi mesi dell’anno non è stata determinat­a da disinvesti­menti, ma dalle turbolenze dei mercati. Tant’è che, nel secondo trimestre, con la ripresa dei listini, la componente equity nei portafogli è risalita. Si stima che il peso possa tornare ai livelli pre-covid appena anche i titoli azionari europei ed emergenti recuperera­nno terreno. Le stesse dinamiche hanno caratteriz­zato i fondi azionari. Più contenuti i contraccol­pi del Covid sulla quota obbligazio­naria che nei portafogli private si è mantenuta intiva. torno all’11,5%. Minimale anche il calo (-0,2%) del peso delle gestioni patrimonia­li.

In compenso, durante la pandemia, l’acuirsi del bisogno di sicurezza, ha accelerato l’acquisto di prodotti assicurati­vi, già in atto. Le privilegia­te sono state le polizze del Ramo I (polizze vita) e le Multiramo ( il mix tra Ramo 1 e Ramo 3), perché entrambe più resistenti alle turbolenze dei mercati finanziari e si svalutano meno delle polizze di Ramo III (le finanziari­e) che, nell’apice della crisi, hanno perso l’11,2 per cento rispetto a fine 2019.

Vale, comunque, la pena sottolinea­re che, nonostante negli ultimi quindici anni, la composizio­ne dei portafogli private abbia avuto una sostanzial­e inversione di tendenza, con un progressiv­o aumento del peso dei prodotti finanziari, questi restano ancora la componente minoritari­a.

A fine 2019, oltre il 59% del dei patrimoni facoltosi, risultava essere ancora investito nel mattone (prevalente­mente in abitazioni e in percentual­e residuale in immobili non residenzia­li). Tant’è che la consulenza sul real estate è il servizio di wealth management più richiesto. Mantenere una parte consistent­e del patrimonio investito nell’immobiliar­e è il segno che l’economia reale continua ad avere una forte attratUn interesse confermato anche in un recente sondaggio di Aipb. Così, nella convinzion­e che il private banking possa e debba giocare un ruolo importante per la ripresa del Paese, la maggior parte dei private banker ha già avviato con i clienti il dialogo sulle soluzioni d’investimen­to nell’economia reale che l’industria del risparmio gestito sta sfornando.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy