Bond, il rischio vale il 4,5%
Le emissioni europee meno affidabili rendono tre punti in più di quelle solide. Le idee dei gestori
Irendimenti azionari globali si erano spinti ben oltre le medie a lungo termine a fine agosto e una correzione era prevedibile. Un movimento che, nelle ultime settimane ha interessato anche i segmenti obbligazionari più rischiosi quali l’high yield e il debito dei Paesi emergenti.
Proprio questi due segmenti, secondo Chris Iggo, cio core investments di Axa im, sono tra i più interessanti. In particolare l’high yield europeo, che è ancora lontano dai valori di inizio anno e attualmente offre un rendimento, in base all’indice di settore, del 4,5%, tre punti percentuali in più dell’investment grade (Ig), e anche per questo sembra poter fare meglio della media nei prossimi mesi. «Dei 12 indici obbligazionari che tengo sotto controllo, l’high yield europeo è il fanalino di coda in termini di performance da inizio anno. Ci sono diversi motivi per essere più ottimisti sull’euro e sulle prospettive macroeconomiche, considerato l’approccio della Bce e l’intesa sul Fondo per la ripresa, e personalmente sono anche ottimista sul credito high yield europeo», dichiara il manager di Axa im. Nel frattempo, come fa notare Angelina
Chueh, gestore di portafoglio clienti senior di Columbia Threadneedle Investment, la composizione e l’entità del mercato dell’alto rendimento è cambiata in ragione del numero di «angeli caduti», società consolidate e di grandi dimensioni che sono stati declassati. Allo stesso tempo, dato che queste retrocessioni contano una forte rappresentanza del comparto automobilistico, sono cambiate anche le ripartizioni settoriali e le aziende con rating BB rivestono ora un peso maggiore. «Con spread di valutazione a circa 450 (cioè il 4,50% in più di rendimento rispetto ai titoli di Stato dei paesi core ndr) riteniamo che gli investitori siano adeguatamente compensati a fronte di un rischio di default del 4%. Anche le società cicliche stanno compiendo buoni progressi in termini di risparmio dei costi, il che significa che le aspettative sui flussi di cassa attesi sono incoraggianti», afferma Chueh che, tuttavia, ammette che alcuni settori, come quello automobilistico, non ci sarà ripresa a «V».
Anche il team global fixed income, currency and commodities di J.P. Morgan am ha un approccio moderatamente costruttivo sull’high yield. Il team sulla base dei differenziali di rendimento aumentati, quelli Usa di 40 punti base a 453 punti base, e quelli europei a 462 punti base, non esclude che si possa trattare di un’opportunità in un contesto di tassi a zero. «La volatilità ha subìto un’altra impennata. Tuttavia, nonostante i recenti deflussi, riteniamo che l’attuale debolezza degli attivi ad alto rendimento sia di breve durata e molto meno grave rispetto al primo trimestre in quanto le politiche delle banche centrali continuano a fornire un forte sostegno ai mercati del credito, spiega il team di Jp Morgan am, secondo il quale un eventuale ulteriore aumento degli spread potrebbe offrire agli investitori una buona opportunità.
Le differenze
Walter Edelmann, chief global strategist di Credit Suisse, dal canto suo, pur valutando attraenti i segmenti obbligazionari societari preferisce fare alcuni distinguo. In particolare opta per mantenere un sovrappeso sui titoli investment grade e sul debito emergente in valuta forte. Secondo lo strategist, il segmento investment grade offre il migliore compromesso tra rischio e rendimento atteso, essendo sostenuto dalle agevolazioni di credito della Fed e dalla Bce. Edelmann continua a reputare il dollaro poco attraente sebbene sia riuscito a recuperare un po’ di stabilità durante l’ultima battuta d’arresto del mercato. Tuttavia, sottolinea lo strategist di Cs, l’annuncio della Fed sulla volontà di tollerare un inflazione extra la soglia del 2%, l’erosione del vantaggio del tasso di interesse del dollaro rispetto all’euro e i deficit gemelli Usa (commerciale e di bilancio) suggeriscono che la debolezza del biglietto verde sia destinata a riprendere.