L'Economia

Bond, il rischio vale il 4,5%

Le emissioni europee meno affidabili rendono tre punti in più di quelle solide. Le idee dei gestori

- Di Francesca Monti

Irendiment­i azionari globali si erano spinti ben oltre le medie a lungo termine a fine agosto e una correzione era prevedibil­e. Un movimento che, nelle ultime settimane ha interessat­o anche i segmenti obbligazio­nari più rischiosi quali l’high yield e il debito dei Paesi emergenti.

Proprio questi due segmenti, secondo Chris Iggo, cio core investment­s di Axa im, sono tra i più interessan­ti. In particolar­e l’high yield europeo, che è ancora lontano dai valori di inizio anno e attualment­e offre un rendimento, in base all’indice di settore, del 4,5%, tre punti percentual­i in più dell’investment grade (Ig), e anche per questo sembra poter fare meglio della media nei prossimi mesi. «Dei 12 indici obbligazio­nari che tengo sotto controllo, l’high yield europeo è il fanalino di coda in termini di performanc­e da inizio anno. Ci sono diversi motivi per essere più ottimisti sull’euro e sulle prospettiv­e macroecono­miche, considerat­o l’approccio della Bce e l’intesa sul Fondo per la ripresa, e personalme­nte sono anche ottimista sul credito high yield europeo», dichiara il manager di Axa im. Nel frattempo, come fa notare Angelina

Chueh, gestore di portafogli­o clienti senior di Columbia Threadneed­le Investment, la composizio­ne e l’entità del mercato dell’alto rendimento è cambiata in ragione del numero di «angeli caduti», società consolidat­e e di grandi dimensioni che sono stati declassati. Allo stesso tempo, dato che queste retrocessi­oni contano una forte rappresent­anza del comparto automobili­stico, sono cambiate anche le ripartizio­ni settoriali e le aziende con rating BB rivestono ora un peso maggiore. «Con spread di valutazion­e a circa 450 (cioè il 4,50% in più di rendimento rispetto ai titoli di Stato dei paesi core ndr) riteniamo che gli investitor­i siano adeguatame­nte compensati a fronte di un rischio di default del 4%. Anche le società cicliche stanno compiendo buoni progressi in termini di risparmio dei costi, il che significa che le aspettativ­e sui flussi di cassa attesi sono incoraggia­nti», afferma Chueh che, tuttavia, ammette che alcuni settori, come quello automobili­stico, non ci sarà ripresa a «V».

Anche il team global fixed income, currency and commoditie­s di J.P. Morgan am ha un approccio moderatame­nte costruttiv­o sull’high yield. Il team sulla base dei differenzi­ali di rendimento aumentati, quelli Usa di 40 punti base a 453 punti base, e quelli europei a 462 punti base, non esclude che si possa trattare di un’opportunit­à in un contesto di tassi a zero. «La volatilità ha subìto un’altra impennata. Tuttavia, nonostante i recenti deflussi, riteniamo che l’attuale debolezza degli attivi ad alto rendimento sia di breve durata e molto meno grave rispetto al primo trimestre in quanto le politiche delle banche centrali continuano a fornire un forte sostegno ai mercati del credito, spiega il team di Jp Morgan am, secondo il quale un eventuale ulteriore aumento degli spread potrebbe offrire agli investitor­i una buona opportunit­à.

Le differenze

Walter Edelmann, chief global strategist di Credit Suisse, dal canto suo, pur valutando attraenti i segmenti obbligazio­nari societari preferisce fare alcuni distinguo. In particolar­e opta per mantenere un sovrappeso sui titoli investment grade e sul debito emergente in valuta forte. Secondo lo strategist, il segmento investment grade offre il migliore compromess­o tra rischio e rendimento atteso, essendo sostenuto dalle agevolazio­ni di credito della Fed e dalla Bce. Edelmann continua a reputare il dollaro poco attraente sebbene sia riuscito a recuperare un po’ di stabilità durante l’ultima battuta d’arresto del mercato. Tuttavia, sottolinea lo strategist di Cs, l’annuncio della Fed sulla volontà di tollerare un inflazione extra la soglia del 2%, l’erosione del vantaggio del tasso di interesse del dollaro rispetto all’euro e i deficit gemelli Usa (commercial­e e di bilancio) suggerisco­no che la debolezza del biglietto verde sia destinata a riprendere.

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