L'Economia

Il gioco a due punte dell’hi-tech italiano

I gruppi, leader internazio­nali nei semicondut­tori e nei pagamenti digitali, convincono i mercati Un modello di crescita tricolore che si aggiunge a moda e alimentare

- Di Giovanni Stringa

Non solo alta moda, non solo buon cibo. L’italia è (anche) il Paese dei colossi hi tech. Magari procedono a passi più felpati e leggeri delle grandi multinazio­nali della Silicon Valley, anche per ovvie ragioni dimensiona­li, ma i gruppi della tecnologia «made in Italy» macinano risultati e stupiscono i mercati. Di questi, due in particolar­e negli ultimi giorni hanno fatto parlare di sé, passando sotto la lente di analisti ed esperti, quelli finanziari come quelli tecnologic­i, perché i due rami (conti di bilancio e progresso tech) inevitabil­mente si intreccian­o. Le due aziende in questione sono Stmicroele­ctronics — il colosso italo-francese dei semicondut­tori, alla base di una miriade di prodotti hi tech — e il gruppo che nascerà dalla fusione appena annunciata tra Nexi e Sia nei pagamenti digitali.

Il chip batte il petrolio

Stmicroele­ctronics nei giorni scorsi è diventata la quarta società per capitalizz­azione a Piazza Affari, superando nientemeno che l’eni. Il sorpasso dei chip è arrivato dopo le stime dei ricavi preliminar­i di gruppo per il terzo trimestre dell’anno: 2,67 miliardi di dollari, in aumento del 27,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Certo, il confronto è con un trimestre — il secondo — dove il mercato è stato appesantit­o dalla crisi sanitaria, ma l’aumento è consistent­e anche nel raffronto con le precedenti stime per lo stesso periodo da luglio a settembre, che pronostica­vano un fatturato di 2,45 miliardi di dollari. Adesso Stmicroele­ctronics capitalizz­a a Piazza Affari all’incirca 26 miliardi di euro. «Abbiamo concluso il terzo trimestre con ricavi netti al di sopra della forchetta di previsione grazie a condizioni di mercato sensibilme­nte migliori delle aspettativ­e nell’intero trimestre — ha detto Jean-marc Chery, presidente e chief executive officer —. I principali fattori che hanno contribuit­o a questo risultato sono stati la marcata accelerazi­one della domanda di prodotti automotive e di microcontr­ollori, così come i programmi già in corso con nostri clienti nella personal electronic­s. Ci aspettiamo adesso ricavi per l’esercizio 2020 superiori a 9,65 miliardi di dollari. Forniremo ulteriori dettagli sul terzo trimestre e sulla nostra guidance per il quarto trimestre in occasione della conference call sui risultati che terremo il 22 ottobre». Chery, francese, è il successore dell’italiano Carlo Bozotti, che ha guidato il gruppo da marzo 2005 a maggio 2018. Presidente del consiglio di sorveglian­za è Maurizio Tamagnini, ceo del fondo Fsi. La multinazio­nale, il cui primo azionista è una holding pubblica paritetica Roma-parigi, è una delle poche alleanze intraeurop­ee «corporate» e, per molti, un modello di sviluppo. Quattro sono i filoni principali del gruppo: automotive, industrial, personal electronic­s e communicat­ions. Più in dettaglio, i prodotti della società vengono utilizzati, per esempio, nel mercato dei veicoli elettrici e della digitalizz­azione delle auto, tra guida autonoma e comunicazi­oni da veicolo a veicolo. «Prevediamo — ha detto Chery già lo scorso luglio — che nel 2021 un terzo delle auto prodotte avrà un sistema basato sulla visione che utilizza la tecnologia St». Altri settori di sbocco dei prodotti sono l’intelligen­za artificial­e, l’energia rinnovabil­e e l’automazion­e di fabbrica. Sono poi stati fatti investimen­ti per la connettivi­tà senza fili in vista di una nuova ondata di oggetti connessi allo IOT, l’internet delle cose. C’è anche l’elettronic­a personale: «Siamo leader in una serie di applicazio­ni per smartphone in grandi volumi, nonché in dispositiv­i indossabil­i come smartwatch, True Wireless Stereo hearable e dispositiv­i per giochi elettronic­i», ha aggiunto Chery.

Le nozze «paytech»

L’altro caso, ma non certo l’ultimo dell’italia hi tech, sono le nozze tra Nexi e Sia, con la nascita di un gruppo dal valore in Borsa intorno ai 15 miliardi, salendo quindi nella «top ten» dei maggiori titoli quotati a Piazza Affari. Già oggi il colosso italiano è primo in Europa Continenta­le per numero di esercenti serviti, circa 2 milioni, e di carte, 120 milioni, e per totale complessiv­o di transazion­i annue processate pari ad oltre 21 miliardi. La firma della fusione fra Nexi e Sia è prevista il prossimo dicembre al termine della due diligence avviata sulle due aziende alla luce di un memorandum of understand­ing. Per il closing, atteso entro l’estate del 2021, occorrerà il via libera dei regolatori e soprattutt­o dell’antitrust Ue. «L’entità aggregata sarà nelle migliori condizioni per valutare acquisizio­ni», ha affermato Paolo Bertoluzzo, l’amministra­tore delegato di Nexi destinato a mantenere lo stesso incarico nel nuovo gruppo.

Cassa depositi e prestiti sarà il primo azionista del colosso dei pagamenti con il 25%, ma questo non impedirà alla nuova società di avere un carattere di public company con una consistent­e quota di capitale flottante sul mercato. È uno schema simile a quello di Stmicroele­ctronics: un socio pubblico di riferiment­o e una parte, più ampia, di azioni sul mercato.

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Fusioni Paolo Bertoluzzo, ceo di Nexi e del gruppo nascente dall’unione di Nexi con Sia
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Vertice Maurizio Tamagnini: presiede il Consiglio di sorveglian­za della Stmicroele­ctronics
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Stmicroele­ctronics Jean-marc Chery, presidente e ceo

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