Il gioco a due punte dell’hi-tech italiano
I gruppi, leader internazionali nei semiconduttori e nei pagamenti digitali, convincono i mercati Un modello di crescita tricolore che si aggiunge a moda e alimentare
Non solo alta moda, non solo buon cibo. L’italia è (anche) il Paese dei colossi hi tech. Magari procedono a passi più felpati e leggeri delle grandi multinazionali della Silicon Valley, anche per ovvie ragioni dimensionali, ma i gruppi della tecnologia «made in Italy» macinano risultati e stupiscono i mercati. Di questi, due in particolare negli ultimi giorni hanno fatto parlare di sé, passando sotto la lente di analisti ed esperti, quelli finanziari come quelli tecnologici, perché i due rami (conti di bilancio e progresso tech) inevitabilmente si intrecciano. Le due aziende in questione sono Stmicroelectronics — il colosso italo-francese dei semiconduttori, alla base di una miriade di prodotti hi tech — e il gruppo che nascerà dalla fusione appena annunciata tra Nexi e Sia nei pagamenti digitali.
Il chip batte il petrolio
Stmicroelectronics nei giorni scorsi è diventata la quarta società per capitalizzazione a Piazza Affari, superando nientemeno che l’eni. Il sorpasso dei chip è arrivato dopo le stime dei ricavi preliminari di gruppo per il terzo trimestre dell’anno: 2,67 miliardi di dollari, in aumento del 27,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Certo, il confronto è con un trimestre — il secondo — dove il mercato è stato appesantito dalla crisi sanitaria, ma l’aumento è consistente anche nel raffronto con le precedenti stime per lo stesso periodo da luglio a settembre, che pronosticavano un fatturato di 2,45 miliardi di dollari. Adesso Stmicroelectronics capitalizza a Piazza Affari all’incirca 26 miliardi di euro. «Abbiamo concluso il terzo trimestre con ricavi netti al di sopra della forchetta di previsione grazie a condizioni di mercato sensibilmente migliori delle aspettative nell’intero trimestre — ha detto Jean-marc Chery, presidente e chief executive officer —. I principali fattori che hanno contribuito a questo risultato sono stati la marcata accelerazione della domanda di prodotti automotive e di microcontrollori, così come i programmi già in corso con nostri clienti nella personal electronics. Ci aspettiamo adesso ricavi per l’esercizio 2020 superiori a 9,65 miliardi di dollari. Forniremo ulteriori dettagli sul terzo trimestre e sulla nostra guidance per il quarto trimestre in occasione della conference call sui risultati che terremo il 22 ottobre». Chery, francese, è il successore dell’italiano Carlo Bozotti, che ha guidato il gruppo da marzo 2005 a maggio 2018. Presidente del consiglio di sorveglianza è Maurizio Tamagnini, ceo del fondo Fsi. La multinazionale, il cui primo azionista è una holding pubblica paritetica Roma-parigi, è una delle poche alleanze intraeuropee «corporate» e, per molti, un modello di sviluppo. Quattro sono i filoni principali del gruppo: automotive, industrial, personal electronics e communications. Più in dettaglio, i prodotti della società vengono utilizzati, per esempio, nel mercato dei veicoli elettrici e della digitalizzazione delle auto, tra guida autonoma e comunicazioni da veicolo a veicolo. «Prevediamo — ha detto Chery già lo scorso luglio — che nel 2021 un terzo delle auto prodotte avrà un sistema basato sulla visione che utilizza la tecnologia St». Altri settori di sbocco dei prodotti sono l’intelligenza artificiale, l’energia rinnovabile e l’automazione di fabbrica. Sono poi stati fatti investimenti per la connettività senza fili in vista di una nuova ondata di oggetti connessi allo IOT, l’internet delle cose. C’è anche l’elettronica personale: «Siamo leader in una serie di applicazioni per smartphone in grandi volumi, nonché in dispositivi indossabili come smartwatch, True Wireless Stereo hearable e dispositivi per giochi elettronici», ha aggiunto Chery.
Le nozze «paytech»
L’altro caso, ma non certo l’ultimo dell’italia hi tech, sono le nozze tra Nexi e Sia, con la nascita di un gruppo dal valore in Borsa intorno ai 15 miliardi, salendo quindi nella «top ten» dei maggiori titoli quotati a Piazza Affari. Già oggi il colosso italiano è primo in Europa Continentale per numero di esercenti serviti, circa 2 milioni, e di carte, 120 milioni, e per totale complessivo di transazioni annue processate pari ad oltre 21 miliardi. La firma della fusione fra Nexi e Sia è prevista il prossimo dicembre al termine della due diligence avviata sulle due aziende alla luce di un memorandum of understanding. Per il closing, atteso entro l’estate del 2021, occorrerà il via libera dei regolatori e soprattutto dell’antitrust Ue. «L’entità aggregata sarà nelle migliori condizioni per valutare acquisizioni», ha affermato Paolo Bertoluzzo, l’amministratore delegato di Nexi destinato a mantenere lo stesso incarico nel nuovo gruppo.
Cassa depositi e prestiti sarà il primo azionista del colosso dei pagamenti con il 25%, ma questo non impedirà alla nuova società di avere un carattere di public company con una consistente quota di capitale flottante sul mercato. È uno schema simile a quello di Stmicroelectronics: un socio pubblico di riferimento e una parte, più ampia, di azioni sul mercato.