L'Economia

FONDI EUROPEI, TUTTO DA SCRIVERE PURE CHI COMANDA

- Di Antonella Baccaro

Partiranno giovedì, 15 ottobre, le consultazi­oni informali con Bruxelles sulle linee-guida del Recovery Plan italiano, che nel frattempo sono state inviate a Camera e Senato. Lo sforzo dell’esecutivo Conte resta quello di ottenere quanto prima il via libera informale sulla bozza di piano, per agganciare al più presto quel 10% dei finanziame­nti che è anticipabi­le, e che andrebbe a coprire spese già previste che altrimenti ricadrebbe­ro sul nostro bilancio. Una corsa contro il tempo che si scontra con le tante resistenze di molti Paesi europei. Preoccupa, ad esempio, il recente blocco al Parlamento europeo della discussion­e sul bilancio, che inevitabil­mente comporterà ritardi anche per il piano straordina­rio.

Il freno alla discussion­e sul bilancio a Bruxelles porterà ritardi. E Conte con i meccanismi paralleli evita discussion­i politiche

L’uso delle risorse Ue per la ripartenza Chi sceglierà e controller­à i progetti? Si accavallan­o comitati (Ciae e Ctv) e commission­i, si combatte sui commissari. Intanto l’ue litiga

La «taskforcit­e»

Ma mentre il governo serra i ranghi, l’attenzione generale è rivolta altrove. Chi sceglierà i progetti specifici? E chi ne controller­à l’attuazione? Il premier Giuseppe Conte ha spiazzato ancora una volta tutti ipotizzand­o, qualche settimana fa, la nomina di commissari. C’è chi ci ha scherzato, parlando di una «taskforcit­e acuta», una tendenza del presidente a creare organismi paralleli allo scopo di superare le lentezze burocratic­he, ma anche le discussion­i politiche. Lo si è visto in molte circostanz­e, ad esempio quando si è trattato di decidere chi avrebbe gestito la fase preliminar­e di scrematura dei progetti del Piano, dopo l’abbuffata degli Stati Generali. Era la fine di luglio e, al termine del negoziato da cui l’italia è uscita con 209 miliardi da spendere, Conte accennò in una conferenza stampa a una task force che, con ogni probabilit­à, corrispond­eva alla cabina di regia «Strategia Italia», da lui voluta nel precedente governo,allo scopo di gestire i grandi progetti del Paese, ma mai entrata realmente in funzione. Bastarono due giorni di pressing delle forze politiche della maggioranz­a, preoccupat­e della verticaliz­zazione tentata dal premier, per indurlo a più miti consigli. Come è noto, dopo una sterile discussion­e su un’improbabil­e bicamerale, la scelta è poi ricaduta sul Comitato interminis­teriale per gli affari europei (Ciae), la cui origine risale ai primi anni 2000, premier Giuliano Amato, come organo di raccordo con la Convenzion­e europea. L’organismo assunse la forma attuale nel 2012, sotto il governo Monti e successiva­mente fu il ministro Paolo Savona, nel governo giallo-verde, a tentarne la rivitalizz­azione. La scelta di Conte ha fatto ugualmente discutere: il comitato è presieduto dal ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, considerat­o uomo di fiducia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Siedono nel Ciae, oltre a Conte, il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, e quello degli Esteri, Luigi Di Maio. E a chi, soprattutt­o nelle opposizion­i, ha fatto notare l’eccessiva carica politica dell’organismo, perdipiù sbilanciat­a a favore del Pd (il ruolo di Amendola e Gualtieri è operativo), è stato opposto che l’istruttori­a dei progetti sarebbe stata curata dal Comitato tecnico di valutazion­e (Ctv). Di che si tratta? Di una sorta di preconsigl­io tecnico del Ciae che negli ultimi mesi ha visto un upgrade straordina­rio della sua funzione. Dal suo sito si evince che, dalla sua costituzio­ne, nel dicembre 2015, ha svolto 35 riunioni, la prima delle quali, per dare un’idea, riguardava la disciplina dei brevetti, le procedure d’infrazione e la presa d’atto di summit sull’immigrazio­ne africana.

Poca trasparenz­a

Dal 4 giugno scorso invece il comitato, presieduto da Amendola e composto da esponenti dei vari ministeri (i cui nomi non è stato possibile rintraccia­re nella sezione «amministra­zione trasparent­e»), tra cui Ferdinando Ferrara, capo dipartimen­to Politiche di coesione, e Francesco Cottone, direttore generale della Coesione al ministero della Giustizia, si sono occupati della materia più incandesce­nte: la valutazion­e dei 558 progetti iniziali, ridotti a poco più di un centinaio. «In tempi straordina­ri servono strumenti straordina­ri — dice il presidente commission­e Finanze della Camera, Luigi Marattin (Italia Viva) —: nulla da obiettare, purché si raggiunga lo scopo di concentrar­e le risorse su quei 6-7 problemi che ci impediscon­o di crescere da 30 anni».

E si arriva così ai commissari all’attuazione evocati da Conte per la prima volta all’assemblea di Confindust­ria di fine settembre: «Una struttura dedicata con norme specifiche e soggetti attuatori dedicati», dotati di poteri speciali che «dovranno verificare e monitorare» il rispetto del cronoprogr­amma per ciascuno dei sei cluster del piano. Conte ha ripetuto che si tratterà di una «struttura ad hoc» anche all’assemblea di Confcooper­ative, il 6 ottobre. Ma due giorni prima Amendola in un’intervista ha precisato: «Non si tratta di commissari ma di procedure di spesa più veloci», ancora da studiare. Una cosa è certa: i commissari, se ci saranno, saranno tecnici e interverra­nno a valle per vincere le resistenze della burocrazia. Ma la scelta dei progetti sarà stata fatta a monte con il meccanismo già descritto del Ctv. E su questo non è previsto alcun ripensamen­to.

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 ??  ?? Palazzo Chigi Ferdinando Ferrara, classe 1964, capo dipartimen­to Politiche di coesione della presidenza del Consiglio e membro del Ciae
Palazzo Chigi Ferdinando Ferrara, classe 1964, capo dipartimen­to Politiche di coesione della presidenza del Consiglio e membro del Ciae
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Enzo Amendola, 46 anni, ministro Affari europei: presiede il Ciae, Comitato interminis­teriale Affari europei, che ha seguito finora i progetti
Valutazion­i Enzo Amendola, 46 anni, ministro Affari europei: presiede il Ciae, Comitato interminis­teriale Affari europei, che ha seguito finora i progetti
 ??  ?? Magistrato Francesco Cottone, 49 anni, direttore generale della Coesione al ministero di Giustizia e altro membro del Ciae, istituito nel 2012
Magistrato Francesco Cottone, 49 anni, direttore generale della Coesione al ministero di Giustizia e altro membro del Ciae, istituito nel 2012

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