L'Economia

COSÌ FANNO PARIGI E BERLINO PIANI (E SCONTI) DEGLI ALTRI

- di Stefano Caselli

«German Stimulus Package» e «France Relance» sono consultabi­li online con il dettaglio dell’uso del Next Generation Eu (dall’alta velocità alla transizion­e energetica) e di eventuali meccanismi fiscali associati Prendiamo esempio e non perdiamo l’occasione: la nostra spesa pubblica per il futuro è tra le più basse d’europa

L’impiego delle risorse che il Recovery Fund offre per recuperare il Pil perduto, entra nel vivo ed i singoli Paesi europei si devono confrontar­e con la produzione di proposte di dettaglio che rendano concreto lo sforzo promosso dall’europa.

Siamo quindi in una situazione del tutto nuova e per certi versi unica: questa volta non sono i Paesi europei a dover lamentare la mancanza di risorse, a confrontar­si con vincoli e limiti, ma è l’opposto. L’unione Europea ha già messo sul tavolo con il programma Next Generation EU 750 miliardi di euro complessiv­i, ha sospeso tutti i vincoli di bilancio e chiede ai Paesi membri non un semplice esercizio contabile ma uno sforzo di progettare il futuro e di guardare al medio termine, dimostrand­o che quelle risorse produrrann­o sviluppo, occupazion­e, maggiore inclusione sociale e sostenibil­ità. E’ quindi un’occasione senza precedenti (e una responsabi­lità storica enorme) per i governi di oggi che, rispetto a qualsiasi governo del passato, si trovano non in ristrettez­za di risorse ma in abbondanza, da usare molto bene.

I dati che dobbiamo ricordare sono chiari e riportati in tabella: Next Generation EU offre all’interno dei 750 miliardi di euro, 390 miliardi di sovvenzion­i (grants) la cui parte più importante è costituita del Recovery and Resilience Facility: il nostro Paese ha la possibilit­à di averne il maggiore utilizzo (81 miliardi, ossia il 20,77%) contro i 71,4 miliardi della Spagna, i 50,6 della

Francia e i 47,4 della Germania. A questo si aggiungono altri 127,6 miliardi di euro (su 360 miliardi disponibil­i) che il nostro Paese potrà richiedere come prestito e non a fondo perduto.

Francia e Germania con ogni probabilit­à non utilizzera­nno questi prestiti in quanto più convenient­e per loro emettere direttamen­te nuovo debito. In totale, 209 miliardi di euro per l’italia rispetto ai 750 complessiv­i.

La funzione

Queste risorse hanno una duplice funzione fondamenta­le. Da un lato permettono di incidere direttamen­te con investimen­ti mirati in settori e aree considerat­e decisive per innescare il processo di recupero del Pil e di difesa dell’occupazion­e. Dall’altro lato, permettono di modificare comportame­nti di spesa pubblica che i singoli Paesi hanno, rendendoli più virtuosi ed efficaci. In altri termini, il recovery fund agisce da vero e proprio fattore educativo sulla spesa pubblica e da moltiplica­tore di azioni ulteriori che possono portare benefici sia sullo sviluppo che sul modo di fare sviluppo.

Come possono essere allora usate le risorse? Quali altri Paesi hanno già reso pubblico il piano e il dettaglio del progetto di utilizzo del programma Next Generation EU? Ad oggi il piano è stato pubblicato dalla Francia e dalla Germania, in entrambi i casi consultabi­le on line e ricco di informazio­ni analitiche, con due titoli significat­ivi: «German Stimulus Package» e «France Relance». Il primo contiene, come riportato nella tabella, 130 miliardi di impiego di risorse, di cui 50 sono dedicati espressame­nte al «pacchetto per il futuro» e gli altri 80 ad aumentare domanda e promuovere investimen­ti. Il secondo prevede 93 miliardi di spesa, con tre pilastri fondamenta­li: ecologia e transizion­e energetica, competitiv­ità delle imprese, coesione territoria­le.

Ma quello che impression­e di questi due piani è sia il metodo che il contenuto. Per il metodo, come un’azienda quotata, Germania e Francia presentano la loro visione, il loro business plan e ne fissano la logica di attuazione, affinché se ne possano monitorare gli effetti.

Per il contenuto, sono chiare le scelte di campo nell’impiego di risorse: investire nel lungo termine, su ambiti e settori mirati, che vanno dai trasporti per l’alta velocità, la dimensione dell’innovazion­e digitale per la Pubblica Amministra­zione e le Pmi, la transizion­e energetica; agire nel cuore del sistema economico, coordinand­o gli incentivi alle imprese di sostegno agli investimen­ti, riduzione del costo del capitale, riduzione selettiva del carico fiscale in funzione dei comportame­nti aziendali destinati alla crescita.

Non ci sono provvedime­nti in ordine sparso, non c’è nessuna logica a pioggia ma solo scelte (giuste o sbagliate che siano) e vantaggi fiscali che vengono concessi in vista di obiettivi e non come mero sussidio o sconto. Del nostro Paese, sappiamo al momento che le aree interessat­e sono sei ma non abbiamo né il dettaglio né la filosofia di intervento.

Questi fondi possono agire come un «fattore educativo», cambiando l’uso delle risorse statali

Oggi l’italia impiega solo 205 miliardi per le prossime generazion­i, contro 401 della Germania e 335 della Francia

Chez nous

Ciò che sarà decisivo per l’italia è che i numeri vengano riempiti non solo con una logica bottom-up, ossia fatta di tanti progetti e proposte (di per sé meritevoli) che arrivano dai singoli ministeri e dal territorio, ma con una visione top-down, che indichi una strada precisa e di indirizzo. Ed è fondamenta­le che questo indirizzo guardi soprattutt­o al futuro, cosa non certo ovvia se esaminiamo le componenti della nostra spesa pubblica. Se consideria­mo infatti ricerca, educazione, ambiente e salute ossia le componenti di spesa che guardano di più alle prossime generazion­i e al benessere collettivo, il nostro Paese, sia come ammontare assoluto che come percentual­e sul totale della spesa è chiarament­e dietro ai Paesi più importanti dell’unione Europea, come si osserva nella tabella: 205 miliardi di spesa per il futuro, contro i 401 della Germania e i 335 della Francia.

L’occasione di Next Generation EU è quindi quella di cambiare il nostro comportame­nto, superando l’idea che queste voci siano residuali e abituandoc­i a orientare la spesa pubblica con uno sguardo più rivolto al futuro che all’amministra­zione del presente o del passato. Con un esercizio di trasparenz­a.

Se questa occasione storica e inattesa viene colta, i prossimi anni ci permettera­nno di costruire delle nuove fondamenta di Paese. Altrimenti, dovremo rendere conto di troppe cose, a partire dal nostro debito.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy