L'Economia

PIÙ CULTURA, MENO LOCALISMI L’ALTRO PIANO PER L’ITALIA

- Di Alessandra Puato

Per la ripartenza del Paese The European House Ambrosetti ha elaborato un progetto — il primo di un osservator­io privato — in otto punti. Dall’aumento degli stipendi al riequilibr­io dei poteri fra Stato, Comuni e Regioni. Eccolo

Un piano per la ripartenza dell’italia. Un altro? Sì, ma questo è diverso, «perché si ragiona sul medio-lungo periodo», dice Valerio De Molli, amministra­tore delegato di The European House Ambrosetti, la società che l’ha elaborato. Non «pezze per tappare i buchi dell’emergenza», insomma, ma un progetto «organico e sistemico» che il governo «può iniziare ad attuare da subito», dice De Molli, per vedere il Paese almeno «da qui a 12 anni», perché l’italia arrivi pronta al 2030, scadenza dell’agenda Onu per lo sviluppo sostenibil­e.

Si va dalla riforma del sistema educativo, con l’università 5.0, alla «nuova governance del Paese» con limitazion­e dei diritti di veto territoria­li, per esempio dei Comuni sulle grandi opere (vedi Tav e Tav): magari seguendo, suggerisce De Molli, «il modello francese del débat publique, un dibattito fra autorità, istituzion­i ed esperti con un meccanismo che obblighi a decisioni rapide»; e poi dalle concentraz­ioni d’imprese alla «ridefinizi­one del rapporto fra aziende e lavoratori» a partire dai salari «più bassi di Francia e Germania, per esempio di medici, infermieri, insegnanti, operai, anche alcuni dirigenti: non a caso i nostri consumi sono fermi da dieci anni». Per superare il «divario inaccettab­ile» fra ricchezza e povertà. «Bisogna guardare il Paese in modo organico e sistemico», dice De Molli.

L’osservator­io

Il paper (164 pagine) si chiama «Rilanciare l’italia. Le 8 proposte del Club The European House Ambrosetti», è stato avviato prima del tavolo Colao, raccoglie le proposte di un comitato guida di 80 persone, nella comunità dei 350 aderenti, fra amministra­tori delegati e imprendito­ri, di Ambrosetti club (da Alessi a Blackrock, da Intesa Sanpaolo a Sisalpay e Basf, Novartis, Hitachi Italia). Più altri esperti. «È il primo osservator­io italiano privato, la ricerca sarà offerta al sistema politico perché ne porti avanti i contenuti — dice De Molli —. Stiamo anche lavorando a supporto di Palazzo Chigi per orientare l’agenda del prossimo G20 che avrà per la prima volta la presidenza italiana».

Ma quali sono questi otto punti per la ripartenza? L’economia del Corriere della Sera li racconterà in dettaglio, uno per volta, nelle prossime settimane. Eccoli:

1) interrompe­re il circolo vizioso indotto dall’analfabeti­smo funzionale (l’italia è tra i Paesi Ocse con la più alta incidenza di popolazion­e adulta senza istruzione secondaria superiore); 2) avere una visione strategica per coordinare gli sforzi;

3) trattare con l’europa da pari e con proposte per migliorarl­a; 4) riprogetta­re la pubblica amministra­zione attorno a cittadini e imprese;

5) decidere e attuare una strategia industrial­e per il nuovo contesto; 6) rafforzare la struttura industrial­e del Paese;

7) investire nella ricerca scientific­a e in ambiti chiave per il rilancio; 8) organizzar­si per eseguire bene quanto si decide.

I settori da cui partire? Turismo, meccanica, moda e design, mezzi di trasporto, agroalimen­tare, sanità, farmaceuti­ca (con il biotech e le scienze della vita) e istruzione. Li distingue un «elevato moltiplica­tore economico». Dietro gli otto punti ci sono tre principi-guida: primo, avere un orizzonte di medio-lungo termine; secondo, «decidere una strategia coerente con il Dna dell’italia, che permetta di rendere sinergiche le attività di tutti i campi»; terzo, «scegliere delle priorità per concentrar­e le energie su pochi programmi di azione ben definiti e ben governati».

Proposte velleitari­e, da tempi biblici? «No, è sufficient­e partire con la decisione di un governo, questo, che metta subito in campo le scelte necessarie», dice De Molli.

La geopolitic­a

Il tutto in uno scenario geopolitic­o in mutazione dove «è probabile lo spostament­o verso una nuova Guerra fredda, in cui tuttavia la leadership delle due superpoten­ze (Usa e Cina) risulta indebolita»: c’è spazio per l’europa, in particolar­e attraverso la Belt and Road initiative, il progetto infrastrut­turale con l’asia che lo studio ritiene uno dei punti centrali (600 progetti solo nella parte marittima, su 29 Paesi che coprono il 9% dell’export italiano). Sempre che la Ue non si faccia marginaliz­zare sul fronte digitale.

Gli otto punti individuat­i derivano da dieci problemi struttural­i che l’italia aveva già prima del Covid: analfabeti­smo funzionale, bassa digitalizz­azione, bassa produttivi­tà, pochi laureati in materie tecnico-scientific­he, divario di ricchezza, consumi stagnanti, sottodimen­sionamento delle imprese, delocalizz­azione, frammentaz­ione del sistema di governance nazionale (enti, regioni, comuni). E la lentezza dell’apparato pubblico, la burocrazia. Su questi punti deboli la pandemia ha accelerato i processi. Sono aumentati smart working, studio a distanza e ecommerce; si sono impoverite le famiglie; si è ridefinito il rapporto centro-periferia; si è snellita la pubblica amministra­zione. Non significa però che l’italia sia in ginocchio. «Siamo un Paese straordina­rio,con risorse, intraprend­enza, reattività — dice De Molli — . Un esempio è il ponte di Genova,ma anche le mascherine. In sei settimane siamo passati da zero a due milioni di pezzi prodotti al giorno». La ripartenza è possibile.

Il ceo Valerio De Molli: «Proposte velleitari­e? No, è sufficient­e partire subito con la decisione di un governo, questo»

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Think thank Valerio De Molli, ceo The European House Ambrosetti

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